Desenzano del Garda: CURIOSITA’ dalla stanza dei BOTTONI

| 30 ottobre 2006
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L’Amministrazione Comunale presenta Desenzano “agricola”. 24 pagine a colori per raccontare 24 ore a Desenzano. Una immagine inedita di Desenzano per promuovere il turismo e il commercio?

Non bastano le feste del latte come attrazione, ora anche la proposta a fiere ed operatori turistici mostra la cittadina in veste lussuosa (e costosa) ma con contenuti quantomeno poco reali.10.000 dépliant (no, non manca uno zero, proprio solo diecimila) per promuovere il commercio ed il turismo di Desenzano. Testi poetici e fotografie. Campagna, torre di S.Martino (3 volte), cavalli (?), mazze da golf (?), canneti. Assenti o ridotte “a francobollo” le classiche immagini del paese: castello, villa romana, centri storici di Desenzano e Rivoltella, negozi, locali, spiagge, porti e passeggiate a lago (compare invece, chissà perché, un’immagine di Sirmione. Boh?) Motivo: “si è voluto promuovere il volto sconosciuto della cittadina”, il volto agricolo (sic!). Sconosciuto davvero purtroppo. Sono secoli infatti che Desenzano sviluppa una spiccata tendenza commerciale. Il Solitro nel 1897 in “BENACUS” scrive: “La posizione e l’importanza del mercato avevano in breve siffattamente ingrandito Desenzano, che ben si potea dire uno dei borghi più cospicui del lago. Nessun altro porto delle due riviere per quantità di navigli da carico poteva competere col suo…” Ricordiamo i barconi che, fino al secolo scorso, da Riva (ancora austriaca) trasportavano i legnami fino al nostro grande porto utilizzando i venti portanti. E ancora lo scalo ferroviario della Maratona, da cui partivano centinaia di vagoni per centinaia di destinazioni. Marinai, commercianti, mediatori si fermavano poi nelle osterie del paese ad aspettare il vento favorevole per tornare verso nord. Già allora non mancava la compagnia di procaci ragazze per rallegrare la sosta di mercanti e marinai. Corsi e ricorsi storici insomma. Forse questa eccessiva valorizzazione agricola, di noi, da sempre “magna aole”, serve a nascondere le nostre radici di “ostér” e “boteghér” che tanto successo economico hanno portato ai nostri nonni? Ora senza nulla togliere all’importanza dell’agricoltura, delle sue radici culturali e delle sue problematiche (ricordiamo a tutti, anche a coloro che ne parlano molto diffusamente, senza magari essere mai entrati un una stalla, che “la tera l’è basa”) di cui abbiamo il massimo rispetto, pensiamo che Desenzano debba essere inserita in un contesto diverso e un po’ corrispondente alle sue caratteristiche che arrivano dalla tradizione. Una realtà moderna fatta da imprenditori, commercianti, liberi professionisti e dipendenti, senza troppi cliché populisti all’insegna dell’evanescente ambientalismo agricolo alla moda.

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