Desenzano del Garda (Bs) Ritratto del professor Mario Marcolini

| 1 giugno 2009
Marcolini 2006

Chi era Mario Marcolini? Il ritratto di un professore del liceo Bagatta di Desenzano, del suo impegno sociale, della sua dedizione agli studenti, nel libro edito dall’associazione di studi storici Carlo Brusa: “Mario Marcolini, vita discreta di un professore di liceo” (Staged, San Zeno Naviglio, 2008, 171 pag, 18 euro). “A scuola colpiva gli studenti la sua figura alta e compassata. Attraversava il corridoio sempre con lo stesso passo; le braccia ben strette ai fianchi, non gesticolava, guardava diritto davanti a sé, gli occhi un po’bassi, pareva distaccato da quanto succedeva intorno”. Nel volume, il ricordo del professore viene rievocato attraverso le parole di ex alunni, come Antonio Sparzani, o amici, come nel caso di Don Annibale Modena, che lo ha definito “uomo di grande cultura, uomo di limpida fede”. Ma la sua personalità emerge anche attraverso i suoi scritti in prosa o poesia, le sue lezioni o gli aforismi che più amava ripetere o ricordare. Il volume rappresenta un laborioso mosaico curato da Amelia Dusi, con la collaborazione di Pia e Giancarlo Ganzerla e di molti altri studiosi o amici che hanno pazientemente ricomposto la figura carismatica e delicata di Marcolini. Il libro abbraccia tutta la sua vita: dall’ infanzia, trascorsa a Remedello, con aneddoti e memorie anche linguistiche, come l’aggettivo dialettale: “ho il dito inganfito”, usato da Mario bambino in risposta alla domanda della maestra: “perché non scrivi?”, al periodo degli studi universitari presso il rinomato collegio Borromeo di Pavia; dall’esperienza, nel 1938, di lettore di italiano all’Università di Rostock, nella Germania nazista, alla passione amorosa per Claudia, sua futura moglie, incontrata sul treno Brescia-Parma; dai comizi a sostegno della Democrazia Cristiana, agli anni di insegnamento al liceo Bagatta, fino alle poesie della vecchiaia e all’infermità. Se la prima parte del volume è costituita da testimonianze sulla vita di Marcolini, da parte delle persone che lo hanno conosciuto e la seconda sezione è un ben riuscito tentativo di biografia del professore, una terza parte offre all’occhio curioso dei lettori preziose fotografie di famiglia, che lo ritraggono in compagnia delle figlie Giuliana e Mariella, o dei colleghi e degli alunni, durante una gita scolastica. Completano questa porzione del libro, alcune poesie scritte nel 1984, uno scritto, “Essere remedellesi”, del 1943, composto in occasione dell’incontro, in Germania, con alcuni suoi compaesani, l’introduzione alla Germania di Tacito, scritta da Marcolini come prefazione di un testo pubblicato nel 1955 dalla casa editrice La Scuola e 32 aforismi, alcuni dei quali sono citazioni, altre rielaborazioni del pensiero di autori a lui cari. L’ultima parte del libro, spiccatamente linguistica e filologica, ripercorre gli studi letterari del professore che pubblicava i suoi interventi anche su riviste specializzate, come quelle dell’Accademia della Crusca o dell’Archivio Glottologico Italiano. Dopo l’introduzione esplicativa di Amelia Dusi, seguono i manoscritti di Marcolini “Dentro la parola”, “Nome e verbo”, “Parentela tipologica e parentela genetica” e infine “Lingue Munda, interludio, il Sandawe”. Questi interventi, sono sicuramente quelli più tecnici e specialistici, ma insieme agli altri contribuiscono a tratteggiare le sembianze di un uomo attratto dalla fede e insieme turbato da una visione gesuitica di un Dio autoritario e poco propenso al perdono; di un professore composto e severo, ma capace anche di una gioiosa bonomia e ironia. A due anni dalla morte, ci piace ricordarlo con i versi di una sua poesia che aveva dedicato alla madre scomparsa: “Per tutto questo tempo ti avev(amo) dimenticat(o), ma ora sei qui con (noi) e sorridi con la (nostra) bocca”.

Di: Elisa Zanola

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