Desenzano del Garda (Bs) – ASILO NIDO IN MOSTRA

| 30 maggio 2012
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Una mostra per i 36 anni dell’Asilo Nido. Sarà inaugurata al Museo Rambotti il 6 luglio. Nato nel 1976 “Il Cucciolo” ha raccordato generazioni modificando approcci e metodi nel tempo dimensionate finalisticamente “all’entrata della donna nel mondo del lavoro, con la conseguente trasformazione delle persone, della famiglia, della società”. Quello che è stato visto, raccontato, ma soprattutto vissuto all’Asilo Nido “Il Cucciolo” di Desenzano del Garda. Trentasei anni (1976-2012)per un’istituzione, dove “..tanti piccoli passi hanno costruito la sua strada e tante mani scritto la sua storia”, come scrivono gli organizzatori della mostra che verrà ufficialmente inaugurata il 6 luglio a Museo Rambotti. All’interno della stessa, l’anima generazionale di un’idea propositiva di assistenza concreta, evoluta in propedeutica dimensione delle diversità d’ambiente ed esigenza. “Bambini in tenera età, oggi uomini e donne testimoni degli anni che furono, ma anche collaboratori, educatori, pedagogisti, esperti – racconta con appassionata emozione la coordinatrice del Nido Fiorella Richelli – tutti hanno lasciato un segno e tutti, di questo asilo, trattengono almeno un ricordo. Per ricostruire il passato, così carico di significati e d’esperienze condivise si è ritenuto di documentare il percorso con una mostra fotografica. L’intento è quello di riconsegnare alla comunità questi ricordi esperti. Di renderne visibili i passi compiuti: incerti dei primi anni e pian piano più sicuri, sino ad arrivare a quelli veloci dell’attualità. Le fotografie mostrano come il nido si è mosso, sia con il rinnovo di spazi e arredi che nel fare e nell’essere con il bambino”. In pratica, dal 1976 ad oggi si è passati dai 20 bambini accolti inizialmente, allo spazio capace di ospitarne oggi fino a 50. Anche le finalità istituzionali hanno subito qualche modifica. “Negli anni Settanta – prosegue Fiorella Richelli – i nidi erano orientati ad una finalità prevalentemente assistenziale. Agli inizi degli ‘80, sulla base delle riforme che riguardano la prima infanzia, le prerogative del servizio si modificano. Emerge l’esigenza da più fronti di creare, non solo una struttura che accudisca i/le bambini/e, ma un ambiente educativo e didattico che stimoli il bambino nel suo processo di crescita. Negli anni ’90 il progetto Nido si amplia ulteriormente e diviene anche luogo di sostegno alla genitorialità e promotore dei diritti dell’infanzia. Pur nella complessità del cambiamento epocale – aggiunge la coordinatrice – i servizi pensati fin dalle origini sono le colonne portanti su cui si è basato il cambiamento sociale fondamentale per la vita di oggi: l’entrata della donna nel mondo del lavoro, con la conseguente trasformazione delle persone, della famiglia, della società.” Che oggi rileggiamo nel taglio d’abito a calzone lungo di chi osserva e ricorda. Nella bella mostra accorciata di stoffa e memoria. Fra trasformazioni, ricambi e realizzazioni. Fino alla maestria organizzata e propedeutica di maturità strutturate e connesse disciplinarmente all’indimenticabile scuola cambio/ abbandono storico del pannolino.

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