Desenzano DALLE PALUDOSE ACQUE LACUSTRI…

| 1 dicembre 2006

Don Alberto Margoni, desenzanese doc, classe 1970 si è da poco insediato come direttore del settimanale cattolico di informazione “Verona Fedele”. Dalla sua scrivania, a pochi metri dal Duomo veronese ci parla della sua Desenzano, di religione e di laicismo. 

Don Margoni, lei è piuttosto giovane. Come ha deciso di intraprendere questa carriera?
Un grande incentivo alla mia vocazione mi è stato dato da don Giancarlo Agnolini, sacerdote nella parrocchia del Duomo a Desenzano ed ex seminarista, che smuovendo le paludose acque lacustri negli anni attorno al ’77 ha raccolto ben tre vocazioni nella sola parrocchia del Duomo.
Paludose acque lacustri? Perché?
Perché il territorio gardesano che rientra sotto la diocesi veronese (tra cui anche Desenzano, ndr) è sempre stato notoriamente una “terra di perdizione” (sorride). Lo status economico prospero e il turismo hanno avuto effetti discordanti. Da una parte l’allontanamento di certa gente dalla religione, mentre per altri una maggiore consapevolezza delle proprie radici cattoliche, dovuta al distacco dalla tradizione contadina e a una precisa possibilità di scelta. Quello che papa Benedetto XVI intende per “laicità”, in poche parole. Una distinzione ben netta dall’ateismo.
Lei vive e lavora a Verona, ma ogni weekend torna sul lago. Ha uno sguardo più obiettivo sulla nostra cittadina. Come descriverebbe Desenzano oggi?
Rovinata. Sta quasi esplodendo. Ogni volta che torno, mi sento sempre più stretto dalle costruzioni che continuano a spuntare. È sempre meno vivibile. Purtroppo i sindaci che più promettono di frenare l’edilizia, si rivelano poi i peggiori e i più interessati nello sfruttarla. Desenzano si è sempre caratterizzata per una certa signorilità, che la elevava al di sopra dei paesi limitrofi. E questa nuova tendenza rischia solo di farci perdere le nostre peculiarità.
Lei si è diplomato al Bagatta. Che ricordi ha dell’Istituto?
Belli. Ho sempre avuto un buon rapporto con i professori. Il Sindaco Pienazza è stato mio insegnante, e di lui ho ottimi ricordi.
Il suo lavoro è qualcosa a metà tra il giornalista e il parroco. Quale tra i due sognava di fare quando era piccolo?
Credo il giornalista. Iniziai molto piccolo a leggere giornali. Era una cosa abbastanza originale, perché a casa mia non arrivavano tutti i giorni. Solo dopo aver conosciuto don Giancarlo, mi avvicinai alla Chiesa. Prima semplicemente come chierichetto, poi, dopo la maturità classica che presi nell’89, entrai in seminario. Iniziai subito a scrivere per i periodici diocesani dalla parrocchia di Pescantina, dove lavoravo. Fino all’anno scorso, quando mi venne offerto il posto che ora occupo.
Un’ultima domanda. Recentemente nella parrocchia di Rivoltella si è verificato un fatto che ha suscitato molto clamore: il trasferimento apparentemente ingiustificato di don Agostino, nuovo curato dello Zaire.
Non sono direttamente a conoscenza del fatto. Ma credo che don Agostino sia stato trasferito di diocesi. Ma ripeto, le mie sono solo opinioni.

Di: Matteo Todesco

Commenti

Salvato in: ATTUALITA'
×