Covid: i limiti dei tamponi rapidi

| 13 novembre 2020
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L’unione Medici Italiani invia un comunicato che pubblichiamo integralmente. La domanda che pone l’associazione è la seguente:

l’obbligo di eseguire i “tamponi rapidi” è poi così utile?

In merito all’ACN che ha reso obbligatorio per i MMG e PLS l’esecuzione dei tamponi rapidi l’UMIesprime alcune perplessità sia sulle modalità esecutive sia sull’utilità.

Va subito ricordata l’inadeguatezza strutturale della maggioranza degli studi medici  a svolgere tali attività che prevedono un flusso di assistiti sospetti e/o positivi con alto rischio  di diffusione dei contagi.

Contagi per i medici, ma anche per gli assistiti anche solo per l’occasione di dover sostare nelle “sale” di attesa,  spesso locali di modeste metrature, che non consentono il distanziamento se non per poche (a volte solo due) persone e che necessiterebbero di continue sanificazioni per consentire l’accesso in sicurezza ad altri soggetti.

Come se non bastasse al momento non sono stati distribuiti ai MMG e PLS i dispositivi di sicurezza (DPI) per i medici, personale di studio e assistiti (quando si presentano sprovvisti).

Queste condizioni sono essenziali per poter procedere in sicurezza onde evitare che, per diagnosticare nuovi positivi, si finisca per aumentare i contagi.

Per le sedi alternative, esterne allo studio come per le vaccinazioni antinfluenzali (prestazione assolutamente indifferibili), queste sono da individuare, ma tale opportunità dovrà essere attivata dall’ATS.

L’esecuzione dei tamponi resta subordinato ad un accordo tra Sindacati dei Medici e Regione Lombardia ed alla distribuzione dei DPI.

Un altro problema sono gli aspetti organizzativi demandati al MMG/PLS tra cui la prenotazione degli accessi che devono realizzarsi preventivamente per  telefono non essendo possibile un libero accesso per evitare assembramenti e cadenzare i tempi visto che la risposta del tampone necessità di 20/30 minuti oltre poi ai tempi di segnalazione dei casi positivi ad ATS e l’attestazione di quelli negativi.

I tempi organizzativi, diagnostici e di messa in sicurezza sono tali che anche per eseguire pochi tamponi giornalieri (4-5 come si prevede in Veneto) si comprometterebbe una piena disponibilità del medico per le attività ordinarie negli orario di studio.

Per meglio comprendere la complessità organizzativa si deve considerare che le attività dei MMG/PLS durante l’emergenza richiedono la creazione almeno di  tre liste di prenotazione: una negli orari di studio per le attività ordinarie (visite, ecc…), l’altra per i tamponi rapidi e l’altra ancora per le vaccinazioni entrambe quest’ultime fuori dagli orari di studio.

Il tutto è appesantito dall’obbligo di rispondere al telefono (esigenza molto sentita dagli assistiti e non sempre realizzabile dal medico) per garantire la richiesta di “contattabilità” (prevista per legge e dagli accordi regionali) sempre fuori dagli orari di studio.

Tali articolazioni dell’attività evidentemente risultanoingestibili e troppo gravose per i medici singoli, maanche per quei medici che sono aiutati da infermieri e/o collaboratori di studio e per coloro che operano in gruppo (ci vorrebbe un “centralino telefonico” per ogni singolo medico).

Per rispondere al telefono per l’esecuzione dei “tamponi rapidi” è però necessario il contattomedico perché non vanno solo definiti i tempi per le prenotazioni, ma si devono selezionare le richieste perché non tutti hanno diritto e possono eseguire il test solo i soggetti previsti dall’accordo (contatti stretti asintomatici individuati dal MMG/PLS ma anche dal Dipartimento,  casi sospetti da contatto e contatti stretti asintomatici allo scadere dei 10 gg d’isolamento comunicato da ATS) a cui si aggiungono quelli che devono essere chiamati direttamente dal medico in quanto segnalati dall’ATS. Come se non bastasse il medico deve comunque raccogliere il consenso dell’assistito.

Anche un osservatore esterno comprende che tutto ciò è di difficile se non impossibile realizzazione e che “tamponi rapidi” e vaccinazioni (con diverse popolazioni) assommano ad un carico di lavoro rilevante tale da compromettere oltre alle attività ordinarie, come già ricordato, anche le eventuali visite a domicilio che restano difficili per i tempi di esecuzione (specie in città) e per il rischio elevatissimo di contagio se non in condizioni di completa protezione (attività demandata alle USCA che però sono poche).

Come se non bastasse sul MMG/PLS pesa il carico burocratico ed il sistema informatico che  in Lombardia continua ad avere un cattivo e discontinuo funzionamento nel contesto di ATS/ASST che non offrono ai medici un minimo supporto amministrativo che, al contrario, sarebbe necessario.

Infine UMI dubita sull’utilità assoluta dei “tamponi rapidi” perché in questa fase di alta circolazione virale (specie in Lombardia) non si riesce più ad effettuare un efficace tracciamento dei casi e quindi il riconoscimento di nuovi soggetti positivi asintomatici non risulta più tanto utile al contenimento dei contagi.

Il coinvolgimento del MMG/PLS resta quindi limitato ad alcune situazioni che  si potrebberolasciare all’iniziativa volontaria del medico con il consenso dell’assistito.

Brescia il 6 novembre 2020

Il Presidente UMI

Cav. dott. Francesco Falsetti

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