Como – PRIMA DI COMO. Nuove scoperte archeologiche dal territorio

| 4 novembre 2017
Como - Archeologia 1

La città di Como, con le sue ville storiche circostanti, il lago con diversi punti ameni, è rinomata meta turistica nota a livello internazionale. Ma qualche migliaio di anni fa da queste parti non era proprio così… L’articolata mostra dal titolo “Prima di Como. Nuove scoperte archeologiche dal territorio” organizzata congiuntamente dalla Soprintendenza Archeologica e dai Musei Civici di Como, accanto alla panoramica sugli ultimi ritrovamenti, illustra le novità scientifiche sulle più antiche fasi di popolamento, sviluppatosi nel corso del primo millennio avanti Cristo, e mette in risalto il valore e il significato del ricco patrimonio archeologico comasco precedente alla fondazione della colonia romana. Vediamo reperti archeologici di grande importanza storica, esito della ricerca condotta sul territorio negli ultimi dieci anni, esposti nella suggestiva Chiesa di San Pietro in Atrio, a poca distanza dalla Cattedrale cittadina. Il percorso espositivo è costituito da urne cinerarie e vasi per offerte dalle forme inconsuete, ornamenti in bronzo, ferro, ambra, pasta vitrea, elementi dell’abbigliamento, amuleti, simboli di status delle antiche popolazioni e preziosissime armi riferibili alla cultura protostorica detta “di Golasecca”; inoltre fotografie e disegni ricostruttivi, video ed immagini 3D, forniscono, grazie alle nuove tecnologie, informazioni approfondite finalizzate a coinvolgere un vasto pubblico. I temi principali della mostra sono i corredi funerari della prima Età del Ferro provenienti dagli scavi di San Fermo della Battaglia, via per Mornago (2006) e di Grandate, emersi nel 2011 durante la costruzione della nuova Pedemontana; l’enigmatica area religiosa/monumentale del Nuovo Ospedale Sant’Anna (scavi 2007), risalente al VI secolo a.C., costituita da un grande circolo del diametro di 70 m, delimitato da un doppio recinto di pietre con piattaforma centrale ad emiciclo e setti radiali in materiali litici e terre diverse, di difficile interpretazione funzionale; un ripostiglio sacro di quei periodo rinvenuto sul Monte San Zeno in Val d’Intelvi; i più recenti dati archeobiologici sul clima, la vegetazione, l’alimentazione umana in età protostorica; particolarmente interessanti, dal punto di vista archeologico nonché storico, sono i risultati della nuova ricerca condotta sul “Carro” cerimoniale del V secolo a.C. della Ca’ Morta dal prof. Bruno Chaume dell’Università della Borgogna, Direttore del programma “Vix et son Environnement”, che ha messo in evidenza una stretta parentela con i coevi carri di ambito culturale hallstattiano, rinvenuti nel Centro Europa. Nei secoli successivi, in particolare il VI e il V a.C., l’abitato raggiunge la sua massima espansione e ricchezza, concentrandosi soprattutto lungo il versante meridionale della “Spina Verde”, il parco regionale che si estende sulla fascia collinare a nord-ovest di Como. Fondamentale per il suo sviluppo è il suo ruolo di centro di contatto e scambi tra la Pianura Padana, stabilmente occupata dagli Etruschi, e il mondo celtico e quello hallstattiano (dalla cittadina di Hallstatt, nei pressi di Salisburgo) del Centro Europa. La ricerca scientifica – che di recente si è avvalsa della collaborazione con importanti centri di studio internazionali, quali il CNRS (Centre National de la Recherche Scientifique) e le Università di Berlino e di Mainz – permette ora di porre in risalto il ruolo della civiltà di Golasecca (cultura preromana che si sviluppa nel I millennio a.C. nel territorio della Lombardia occidentale, Piemonte Orientale, Canton Ticino, che deriva dall’omonima località sulla sponda varesina del fiume Ticino) nel quadro delle relazioni con le coeve civiltà mediterranee e mitteleuropee. I referenti scientifici, autori dei testi del catalogo che accompagna la mostra, sono funzionari archeologi e professionisti con ampio curriculum di studi in materia. Alcuni cenni sulla sede espositiva. Sono poche le notizie riguardanti la storia e l’edificazione della chiesa di San Pietro in Atrio. Le prime risalgono al 1181. Se ne trova traccia qualche secolo più tardi, verso la fine del ‘500, quando Feliciano Niguarda (Morbegno, 1524-Como, 1595), religioso domenicano, visitò Como, città nella quale fu Vescovo dal 1588 al 1595. La chiesa è stata restaurata dal Comune di Como negli anni ’80 ed adibita a spazio espositivo. Sul soffitto in alcuni punti è possibile vedere alcuni affreschi interessanti.

Chiesa di San Pietro in Atrio – Via Odescalchi 3, Como; fino al 10 Novembre 2017; Orari: da martedì a domenica 10-18; ingresso libero; informazioni: Tel. 031 252550; www.visitcomo.eu

Fabio Giuliani

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