CHIARI, FRESCHI DOLCI ROCK 2004

| 1 ottobre 2004

Si sono dati un nome che la dice lunga sulla natura quasi didattica del loro sodalizio: Amici per la Diffusione della Musica Rock. Una specie di missione insomma, che alla fine si è progressivamente consolidata fino a trasformare un paesone della campagna bresciana in un autentico punto di riferimento musicale per gli appassionati del rock più autentico e legato alle radici.
Il paese è ovviamente Chiari, e se vogliamo la sua attuale connotazione di punto musicale nevralgico non fa che tenere fede ad una tradizione prestigiosa: in fin dei conti qui è nato colui che oggi viene definito “coscienza della musica italiana”, ovvero Mauro Pagani, il polistrumentista, autore, arrangiatore, produttore che ha attraversato la nostra storia musicale da protagonista, pur standosene spesso in secondo piano. Da Chiari è partito quindi uno dei frammenti che avrebbe dato vita al mosaico della Premiata Forneria Marconi, prima di diventare l’alter ego del più importante cantautore del 900, Fabrizio De Andrè. Non sappiamo se tutto questo abbia o meno qualcosa a che fare con il fatto che oggi Chiari sia diventata una vera e propria “rock town”, ma certo la coincidenza è affascinante. In ogni caso, quel che qui importa ricordare è che gli Amici non hanno alcuna intenzione di gettare la spugna: dopo sette anni di attività che li ha visti organizzare ben 64 concerti, hanno annunciato per ottobre un ulteriore poker di concerti di indubbio spessore, che rappresentano un’alternativa di non poco conto per i prossimi mesi. Lo stile è sempre quello: rigorosa canzone d’autore americana, roots-rock a stelle e strisce non geneticamente modificato, rock-blues della miglior razza. All’inizio del mese per esempio è tornato a Chiari Bruce Cockburn, cantautore canadese sulle scene fin dai primi anni ’70, fra gli artisti più intensi, prolifici e costanti del panorama americano della canzone d’autore. Un artista che ancora una volta ha dimostrato l’originalità straordinaria del suo recente percorso artistico, fatto di aperture alla world music e di una vena creativa decisamente ispirata, decisamente evidente in album come “The Charity of Night”, “Breakfast in New Orleans, Dinner in Timbuktu”, o il recente “You’ve never seen everything”, uscito quest’anno, nuova prova riuscita in un percorso ultimamente dominato dalla ricerca di uno stile capace di andare oltre le convenzioni e di stimolare la curiosità di nuovi ascoltatori.
Il 25 si continua con un autentico mito, ovvero Willy De Ville, grande figura di rocker “latino” nato artisticamente con l’ondata wave newyorchese della seconda metà dei seventies, e da allora ancora sulle scene sull’onda di un’ortodossia rock estremamente particolare, segnata da un romantico “taglio” di speziato sapore “latin”. Come detto, De Ville ha mosso i primi passi nel cuore della movimentata e fermentosa scena newyorchese di fine anni ’70 come leader dei Mink De Ville, con i quali ha prodotto una serie di dischi di grande fascino come “Return to Magenta” o “Le chat bleu”, ed in seguito ha raffinato la sua produzione, arricchendo le sue romantiche ballate urbane con massicce dosi di innesti soul e rhythm ‘n blues, oltre che di radici latine. Fra i suoi ultimi successi, una versione “salsa” del classico hendrixiano “Hey Joe”. E’ un grande performer, assolutamente da vedere in azione dal vivo.  Due appuntamenti anche per novembre: il 22 ci sarà John Mayall, una colonna portante fin dagli anni ’60 della storia del british blues, che ha segnato con l’epopea dei suoi Bluesbreakers, una vera e propria palestra per decine di talenti che in seguito hanno preso il largo da soli; il 27 infine, serata con Stan Webb & Chicken Shack.

Di: Claudio Andrizzi

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