Chi ha paura del Presnitz?

| 1 dicembre 2005


Esiste una diabolica tentazione che, ironia della sorte, fa la sua apparizione in tempo natalizio per aumentare in modo pericolosamente esponenziale i nostri valori, non certo morali.

La gola è un peccato capitale, ma per noi, poveri epicurei, è un gran peccato non fare della gola la capitale del piacere, perché, di fatto, in questa valle di lacrime, la buona tavola è una fonte di gioia e di consolazione.La leggenda narra che fu l’amata Sissi d’Austria a portare questa leccornia a Trieste, in visita a Carlotta, consorte di Massimiliano d’Asburgo. Un dono molto gradito per la granduchessa, un po’ meno per le sarte della nobildonna, che di sicuro dovettero riadattare l’intero prezioso guardaroba.
Di origine ungherese per alcuni, slovena per altri, il presnitz è una sorta di strudel mostruosamente calorico, incredibilmente gustoso (chissà perché, da che panza è panza, le due cose coincidono alla perfezione), che richiede alla brava massaia, ma brava assai, grande abilità e preparazione.La pasta, che languidamente avviluppa in un lascivo abbraccio il ripieno, è una sfoglia che non deve sfaldarsi, il cuore è una miscela bombarola di noci, mandorle spellate, pinoli, frutta candita a pezzetti, cioccolato fondente, rhum e varianti annesse. C’è, infatti, chi aggiunge altra frutta secca (fichi, albicocche, prugne), chi ama seguire l’antica ricetta ed enfatizzare il tutto doverosamente con cannella, chiodi di garofano e noce moscata …insomma…ad ognuno il suo presntiz.
Errore grossolano per ogni goloso che si rispetti è confondere questo popò di attentato al nostro pigro intestino con un’altra straordinaria protagonista del Natale Asburgico, ovvero la putizza. Quest’ultima, infatti, è un dolce dalla pasta lievitata e dal ripieno simile a quello della «gubana» friulana (che, dimenticarlo è un crimine, va “corretta” sempre con lo sligovitz), salvo qualche variante dovuta alla personale interpretazione del pasticcere. La forma dei due dolci è simile: il rotolo di pasta farcita viene disposto a spirale in una tortiera e cotto al forno. La differenza sostanziale fra i due è data da qualche piccola variante nella farcitura che, nel primo caso, è arricchita da rhum e vino di Cipro e dalle spezie sopra citate. Orde di fanatici del saccarosio, manica di sostenitori dell’operosa attività di carie e dietisti, unitevi e date il via ad un movimento migliore del samba e del tango: la sublime masticazione, accompagnata da massimo tripudio di salivazione e grande produzione di serotonina.
Alla prossima…

Di: Elena Pellegrini

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