CAMERE CON VISTA DI FRANCESCO RENGA

| 1 maggio 2004

Due anni fa gli è riuscito quel salto di qualità che stava cercando fin da quando ha deciso di mettersi da solo, abbandonando quella band con la quale aveva cantato per dieci anni, ma nella quale si sentiva sempre di più un estraneo.


 

Oggi, con la pubblicazione di “Camere con vista”, Francesco Renga è arrivato alla soglia del terzo album solista con la consapevolezza che l’occasione è importante, che in ballo c’è il consolidamento di quanto faticosamente conquistato fin qui, con decine di concerti e di apparizioni promozionali in ogni angolo d’Italia. Eppure l’umiltà è quella degli inizi, come la filosofia dei piccoli passi che ha segnato fin dall’inizio la sua avventura post-Timoria.


“Credo di aver ancora una volta dato il meglio di quello che potevo dare in questo momento  – racconta -. Ovvero un disco pensato con passione e curato in ogni minimo particolare, con la convinzione che in tempi di vacche magre per la discografia come quelli attuali sia doveroso cercare di dare sempre qualcosa in più. I tempi dei dischi fatti in casa ed in economia sono tramontati, ne sono convinto ed ho cercato di adeguarmi anche se questo mi è costato fatica, chilometri infiniti e notti in bianco… Ma ne valeva la pena”.


Francesco del resto ha cominciato proprio così, con l’attitudine di chi vuol rimettersi in gioco con la consapevolezza di ricominciare da zero. Nel 2001 ha addirittura partecipato a Sanremo fra le nuove promesse, lui che aveva sulle spalle dieci anni di dischi e di concerti con una delle più importanti rock band italiane di sempre, amatissima a Brescia come in tutta Italia. Poi, l’anno successivo, qualcosa si è mosso, sempre sul palcoscenico di Sanremo: Francesco si è ripresentato con “Tracce di te”, un brano dedicato alla madre, ed è riuscito a far vibrare una corda nei sentimenti della grande platea. Quell’anno il vero vincitore del festival è stato senz’altro lui. E il secondo album, “Tracce”, è arrivato fino alla soglia delle 150 mila copie vendute.


“Non ho problemi ad ammettere che dopo i buoni risultati dell’album ho sentito un po’ di pressione. Ma ho cercato di restare con i piedi per terra. Mi piace definirmi un buon operaio della musica, quasi provinciale sotto un certo punto di vista, ed orgoglioso di esserlo. E come tale ho continuato, circondandomi degli stessi collaboratori del disco precedente senza cedere alla tentazione di duetti o di comparsate illustri, di quelle che nascono più per calcolo che per reale sensibilità comune. Ho preferito continuare a raccontarmi con sincerità e semplicità”.


In effetti il disco trasmette pienamente questa sensazione di semplicità, rispecchiando la voglia di Francesco di raccontare la sua nuova maturità segnata tra l’altro dalla recente paternità.


“Credo che questo album sia segnato da un carattere che riconduce immediatamente a quello che è il mio attuale modo di sentire, che in qualche modo si risolve sempre in una specie di malinconia trasparente e positiva. Le nuove canzoni appartengono tutte ad uno stesso ceppo, in qualche modo sono figlie di una poesia del ricordo che è diventata l’espressione ideale di questa delicata fase di passaggio. La nascita di mia figlia è stato un evento magico, con il quale devo ancora completamente fare i conti”.


“Camere con Vista” è stato anticipato nelle radio dal singolo “Ci sarai”, subito divenuto uno dei brani più trasmessi delle ultime settimane. Quasi una canzone sottovoce, con un attacco molto simile alla lontana e mitica “Purple rain” di Prince.


“E’ stata una scelta controcorrente e coraggiosa per un singolo che sento come il brano più rappresentativo di un disco dalle tante sfaccettature, nel quale ho cercato di perfezionare la mia personale idea di canzone rock italiana, ma caratterizzata da una forte attenzione alle sonorità internazionali. Insomma, sono soddisfatto. Sento di poter ritornare in scena con la coscienza pulita”

Di: Claudio Andrizzi

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