Calvisano (BS) Poesia del tempo che scorre Calvisano per Cottini

| 1 novembre 2005

“Sento come una grande vampata che mi brucia dentro,
quando penso agli anni della fanciullezza trascorsi in campagna.” 
                                                                  Luciano Cottini

Là, dove negli ultimi lembi della bassa bresciana sono ospitati – baldanzosi d’estate – eleganti girasoli, ad ottenere per bellezza clamorosa rivincita nei confronti del ‘furmentù’(come l’idioma locale descrive il granoturco) che li domina in altezza…..Là dove l’autunno ricopre, come in tanti similari altrove, il suolo brullo di foglie gialle e già la coltre nebbiosa circonda case, uomini, alberi e chiesette…..Là dove la galaverna ricama, scontorna rami ed erbetta, creando effetti impossibili ai più evoluti programmi odierni di computer: arte da natura che, al pari di quella esposta nei musei – ‘delitto’ altrimenti’- occorrebbe guardare e non toccare, e future nevicate la trasformeranno in fresco candore o duro e scivoloso ghiacciato. Là dove la vita umana, animale e vegetale riprenderà felice il suo cammino, spesso in relazione – chissà se casuale – con un certo Terzo Sacro Giorno….
Là si notano contrade, cascinali, paeselli dove tutti si conoscono e discorrono di sport, di politica, di donne….Tra i tanti si fa notare Calvisano, luogo dove un tempo l’esistenza è stata dura (ma anche l’attuale certo non fa invidia); da questo simpatico paesello proviene un testimone, che tramite la pittura, il disegno e l’incisione descrive da anni, con l’anima più che con pennello,
situazioni, emozioni, volti, siano essi trasparenti oppur celati, quasi maschere, talvolta, indefinite….
Luciano Cottini, artista vero e diretto, è nativo di Brescia, ma gran parte dell’infanzia e giovinezza la trascorre proprio qui, in questo segmento di territorio, i cui ricordi sono in lui sempre vivi anche dopo tanto tempo: “Giornate di sole, giornate di speranze folli, di progetti impossibili e immensi.”. E’ precoce la sua passione per il tratto disegnato. Per imparare, migliorarsi e carpirne i molteplici segreti, si trasferisce nelle più popolate e dispersive città di Lombardia e nelle Accademie: prima la Carrara, dove apprende da Trento Longaretti, quindi la più vasta Milano e Brera, il ‘non plus ultra’, e un altro Maestro, Domenico Cantatore, lo dirige al ‘figurativo’. (Anni dopo, nel 1977, l’ormai vecchio docente gli regalò una copia della propria monografia con la bellissima e ‘sentita’ dedica: “A Luciano Cottini, l’orgoglio della mia scuola).L’ambiente locale, il Giamaica, locale frequentato da artisti, poeti, scrittori…..altre importanti frequentazioni.
Poi a Brera Cottini insegnerà quanto avrà imparato, sempre con passione, dividendosi tra qui e l’amata Calvisano, specie nei fine settimana. E qui conosce Giuseppe Tonna, insegnante di materie classiche a Brescia e affermato editore; la sua ammirazione per l’arte di Cottini è, si può dire, immediata, e l’artista illustrerà diversi suoi scritti, raccolti poi in ‘cartelle’. ‘Uomini, Bestie, Prodigi’, è uno dei punti più alti e riusciti della loro collaborazione.
Oreste Marini, pittore chiarista e critico d’arte, dalla vicina Castiglione delle Siviere, l’apprezza anch’egli e lo valorizza, e si sviluppa tra loro grande amicizia. Il discorso compositivo di Cottini si evolve, a Milano e in altre sedi si tengono collettive e personali, e accresce l’interesse di privati a collezionare sue opere. E veniamo all’attualità, con questa mostra che lo celebra finalmente in modo completo nella ‘sua’ Calvisano, nella sconsacrata Chiesa di Santa Maria della Rosa, ricca di affreschi che spaziano dal Quattrocento al Settecento.
“Una domenica pomeriggio di gennaio, nella galleria Arte Amici di Calvisano, il professor Virginio Grandini mi rivolse una proposta interessante. Cercava sostegno per l’organizzazione di una mostra a Luciano Cottini. Stringemmo subito un’alleanza…….”
Cosi inizia il suo commento al catalogo Vanda Sabotino, giovane appassionata studiosa d’arte, da poco laureata in materia, e il discorso si dipana percorrendo sentieri emozionali, come tali risultano le scene raffigurate dall’autore. “(….)Un’esperienza straordinaria, per noi partecipare a questa peregrinazione e avere il privilegio di scorgere le espressioni di Cottini all’incontro con le proprie opere.(……)Siamo stati abituati a pensare a lui come al cantore della vita di campagna ricca di stenti e miserie in cui i protagonisti mostrano evidenti le ferite, impresse sulla pelle incerta e sul fondo degli occhi spalancati, assenti.(……)Ma non potevo immaginare che accanto a questa produzione vene fosse un’altra: la delicatezza di certi paesaggi, la dolcezza di alcuni volti,
la profonda umanità che traspare dai personaggi anche nei momenti di maggiore dolore. E poi l’uso del colore. Tonalità cariche di magia che enfatizzano il tema e il soggetto.(……)
Luciano Cottini, delicato e sensibile nell’approccio e nel confronto con i modelli del passato è un generoso interprete e interlocutore del presente.(……)Anche la trattazione di temi sociali nell’arte è testimonianza del suo valore di uomo in grado di prescindere dagli schieramenti e dalle ideologie politiche.”
Una bella mostra da vedere e un artista da approfondire.

Chiesa di Santa Maria della Rosa  
 
















Di: Fabio Giuliani

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