Brescia – TIZIANO E LA PITTURA DEL CINQUECENTO TRA VENEZIA E BRESCIA

| 5 giugno 2018
Tiziano e pittura 500 a Brescia 2

Fra tradizione coloristica e naturalismo lombardo

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Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1488/1490-Venezia, 1576), italiano, cittadino della Repubblica di Venezia, uno dei più grandi di sempre nella storia dell’arte. Artista innovatore e poliedrico, maestro con Giorgione del “colore tonale”, fu uno dei pochi pittori italiani titolari di una vera e propria azienda, accorto imprenditore della bottega oltre che della sua personale produzione, direttamente a contatto con i potenti dell’epoca, suoi maggiori committenti. Nel corso della sua carriera lavorativa egli usò la forza espressiva del colore materico e poi, entrando nella piena maturità, abbandonò la spazialità bilanciata, il carattere solare e fastoso del colore del Rinascimento, assumendo il dinamismo proprio del manierismo e giocando con libertà nelle variazioni cromatiche in cui il colore era reso “più duttile, più sensibile agli effetti della luce.” Nel corso del suo peregrinare tra l’allora città “Serenissima”, Roma ed altri contesti italiani, Tiziano passò anche da Brescia, dove ha lasciato due importanti imprese: nella sua giovinezza lo spettacolare “Polittico” commissionato dal vescovo Altobello Averoldi, tutt’ora conservato nella collegiata dei Santi Nazaro e Celso e, nella maturità, tre grandi tele con le “Allegoria di Brescia” destinate al Salone del Palazzo della Loggia, andate distrutte in un incendio nel 1575. A loro ricordo oggi ci rimangono un disegno del Seicento attribuito a Pieter Paul Rubens o ad Anton Van Dyck (derivante forse da un modello perduto oltre che ad una stampa. Di Tiziano), oltre che una stampa. Narrano le cronache che, informato del disastro, il grande architetto Andrea Palladio non riuscì a trattenere “l’infinito dispiacere che così bella opera (di fabrica) fosse rovinata perché in tutta Europa non vi era altra più bella.” Il “Polittico “Averoldi” rappresentò uno spartiacque nella storia della pittura bresciana del Cinquecento, in quanto il suo arrivo in città provocò reazioni a catena negli esponenti più ricettivi dell’arte locale, che non poterono fare a meno di confrontarsi con quel modello. Ad esempio la formazione di Romanino, collocabile a partire dalla fine del primo decennio del secolo, così come quella di Moretto, di poco successiva, si svolgono in un dialogo costante con gli esemplari di Tiziano, conseguenza anche della giovanile frequentazione del contesto lagunare da parte dei due artisti. Caso in parte diverso fu quello di Savoldo, per il quale il rapporto con Tiziano si stabilì solo in coincidenza con il definitivo trasferimento dell’artista a Venezia, avvenuto intorno al 1515. Dal confronto tra la tradizione coloristica veneziana e il naturalismo lombardo scaturì un capitolo fra i più affascinanti della cultura figurativa in Italia settentrionale, tanto amato e valorizzato dal grande critico Roberto Longhi, che considerò questo “Rinascimento” non inferiore al famoso “Tosco-romano”. Ora, su questa vicenda è nato un evento espositivo ai Musei di Santa Giulia, curato da Francesco Frangi, dove possiamo ammirare oltre 50 opere provenienti da istituzioni museali italiane e internazionali – dalla Pinacoteca di Brera alla Galleria Borghese, dal Museo del Prado alla National Gallery di Washington – che ricostruiscono l’influenza dei capolavori di Tiziano sulla pittura dei bresciani Giovanni Girolamo Savoldo, di Girolamo Romani detto il Romanino e di Alessandro Bonvicino detto il Moretto. Ma vediamo innanzitutto il famoso “Polittico” inaugurato nel 1522: cinque tavole in una grande ancona lignea dorata (dal XIX secolo in marmo). La parte centrale rappresenta il Cristo risorto secondo la Scrittura dell’evangelista Luca: “Gesù in persona stette in mezzo ai suoi discepoli e disse: ‘Pace a voi. Perché siete turbati? Sono proprio io! Guardate le mie mani e i miei piedi. Poi li condusse fuori verso Betania e, mentre li benediceva, si staccò da loro e veniva portato su i cielo. Ed essi si prostrarono davanti a lui.” Nei due riquadri in alto a sinistra e a destra sono l’arcangelo Gabriele e la Madonna. Nello scomparto laterale a sinistra è il ritratto di profilo del committente vescovo Averoldi, appartenente all’antica nobiltà bresciana, che, nel 1516, fu inviato dal Pontefice come nunzio presso la Repubblica di San Marco dove conobbe Tiziano, l’artista più acclamato della città. Averoldi ha rappresentati alle sue spalle i due Santi titolari della Collegiata. Nello scomparto di destra è rappresentato il martirio di San Sebastiano, potente in una torsione “michelangiolesca”, e a lui accostato, in basso a destra, un San Rocco medicato da un angelo, Protettori contro le pestilenze. Alla sua morte, il vescovo volle essere sepolto nella Collegiata accanto al “Polittico” che lasciò alla Parrocchia insieme al “Pastorale”. Oltre alle opere dei tre fondamentali artisti bresciani, in mostra in Santa Giulia vediamo dipinti di Giovanni Bellini, Calisto Piazza, Giovan Battista Moroni, Giovanni Cariani, Bernardino Licinio, Giulio Campi e i veneti contemporanei Veronese e Tintoretto. Le opere giungono in città per ricongiungersi – protagoniste di un confronto, talvolta inedito – con le testimonianze d’arte che ancora abitano musei, chiese, palazzi. “Siamo particolarmente fieri di aver realizzato e condiviso con il Comune di Brescia questa mostra che coincide con la restituzione alla città della Pinacoteca Tosio Martinengo, dopo nove anni di chiusura al pubblico” hanno affermato il giorno dell’inaugurazione il Presidente della Fondazione Brescia Musei, Massimo Minini, e il Direttore, Luigi Di Corato. Infatti chi volesse apprezzare anche le collezioni della Pinacoteca – che vanta straordinari esempi della cultura artistica di Brescia e Venezia nel Cinquecento – o il Museo Diocesano, può utilizzare, fino a tutta la durata della mostra al Museo di Santa Giulia, un unico biglietto di ingresso. Per completare l’offerta culturale legata alla mostra è stato predisposto un nutrito programma didattico per coinvolgere gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado, attraverso visite guidate, laboratori e percorsi tematici condotti dagli operatori dei Servizi educativi di Fondazione Brescia Musei. Per il pubblico extra-scolastico sono invece previste per gli adulti visite guidate che uniscono alla mostra approfondimenti in città e sul territorio. Un’audioguida inclusa nel biglietto di ingresso in Santa Giulia è a disposizione di tutti i visitatori per arricchire il percorso di visita mentre un ricco catalogo è pubblicato da Silvana Editoriale.

Musei di Santa Giulia – Via dei Musei 81/b Brescia; Orari: fino al 15 Giugno: mart, merc, ven, sab, dome 9-18; giov 9-22;  Dal 16 Giugno al 1° Luglio: mart, merc, ven, sab, dome 10.30-19; giov 10.30-22 (La biglietteria chiude un’ora prima);                               Sito Internet ufficiale: www.mostratizianobrescia.it

Fabio Giuliani

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