Brescia – Riparte il corso SVI: SERVIZIO VOLONTARIO INTERNAZIONALE
RIPARTE IL CORSO SVI…
Il 6 ottobre 2012, presso la sede del Servizio Volontario Internazionale, in Viale Venezia 116, a Brescia avrà inizio il tradizionale percorso formativo rivolto a chi vuole conoscere meglio l’organismo o è interessato a una possibile partenza per uno dei progetto SVI nel sud del mondo. L’appuntamento è dalle ore 15:00 alle ore 18:00, per la “Presentazione dell’organismo e del corso”. Gli incontri successivi saranno il 13 ottobre (“Contratto formativo”), il 27 ottobre (“Sviluppo, sottosviluppo e malsviluppo”) e il 10 novembre (“Introduzione al volontariato”), con inizio alle ore 15:00. Il programma completo, con temi, date e orari, è consultabile sul sito dello SVI [www.svibrescia.it]. Per esigenze organizzative, è possibile iscriversi solo fino all’incontro del 10 novembre. Info al sito www.svibrescia.it o in Segreteria SVI – Referente Stefano Savardi tel 030 33 67 915 – email: info@svibrescia.it.
UNO SVILUPPO RISPETTOSO DELLE CULTURE
Il volontario SVI riconosce tra i principi fondanti della propria azione l’apertura al dialogo, la solidarietà verso chi è più debole, il rispetto dei diritti umani per tutti. Il corso di preparazione per volontari internazionali, la cui edizione 2012-2013 avrà inizio il 6 ottobre 2012, promuove da sempre l’adesione personale e quotidiana a tali principi. L’attualità pone al centro dell’attenzione la crisi economica, le catastrofi naturali, le migrazioni umane e il conseguente impegnativo confronto fra culture diverse. Tutti problemi che evidenziano fragilità e rigidità del nostro sistema economico e politico nel fronteggiare cambiamenti repentini. Molte certezze circa il futuro stanno per essere incrinate a causa della crisi economica ed ecologica. I sogni di sviluppo illimitato nati nel dopoguerra, insieme alle speranze di democratizzazione del pianeta rinfocolate dalla fine della guerra fredda, sono ora in crisi. Nel momento in cui ci accorgiamo che le mete raggiunte finora non risolvono il divario fra ricchi e poveri, vengono messe in discussione le spinte all’aiuto internazionale e le nascoste presunzioni di superiorità culturale, economica e militare. Per questo motivo è legittimo interrogarsi se aiutare il terzo mondo sia diffondere un modello di sviluppo che sta mostrando i suoi limiti. Gli interventi emergenziali, rifiutando di porsi questioni di questo livello, non le risolvono. La concezione di uno sviluppo attento e rispettoso delle culture locali è quanto lo SVI da decenni si propone. Lo SVI promuove interventi di aiuto:
– tesi a favorire la partecipazione;
– che puntano alla nascita o allo sviluppo di piccole organizzazioni locali di auto aiuto e
solidarietà;
– orientati a valorizzare competenze e tradizioni che ben si adattano ai mutamenti sociali e
naturali così come si manifestano nei luoghi in cui interveniamo.
Si tratta di interventi che poco hanno a che fare con l’emergenza e molto con l’incontro interculturale rispettoso delle diversità, pronto a comprendere ma anche a proporre il confronto su ciò che della nostra cultura di origine riteniamo importante: i diritti umani, l’apertura al dialogo e alla solidarietà con chi è più debole e vulnerabile. L’ispirazione di
riferimento è quella al messaggio di Cristo, annunciatore di un Regno di Dio che è in mezzo a noi, a partire dai più poveri. Negli ultimi quarant’anni i volontari dello SVI hanno lavorato in Africa, fra i contadini del Burundi e del Rwanda; fra le popolazioni seminomadi del Karamoja (Uganda); alla periferia di Dakar (Senegal); nelle comunità azande della foresta a nord del Congo (ex Alto Zaire); nelle aree a nord dello Zambia fra i profughi transfughi delle guerre civili burundesi e rwandesi e poi recentemente con gli zambiani; a Korogocho, in una fra le più miserabili periferie di Nairobi (Kenya). Inoltre lo SVI è stato ed è tuttora in America Latina, fra i poveri del Minas Gerais del Brasile e poi fra i “senza terra” colonizzatori di aree dell’Amazzonia, fra gli indios quechua della zona di Cusco del Perù, e nei barrios alla periferia di una grande città del Venezuela. È un lavoro fra i più poveri e marginali del pianeta, presenti in Paesi che magari appaiono in grande crescita economica, ma che di fatto si lasciano indietro comunità povere, escluse e dimenticate. I volontari prestano un servizio triennale per poter realizzare un contatto profondo e significativo con le comunità locali. Un contatto fatto di ascolto rispettoso, di analisi comunitaria dei problemi, delle risorse, delle priorità, per poi realizzare insieme agli interlocutori del posto, progetti in grado di usufruire degli aiuti internazionali, ma a partire dalla valorizzazione delle competenze e della volontà di autopromozione presenti in loco. La durata dei programmi di intervento è di solito superiore ai dieci anni. Ciò che rimane alla partenza dello SVI non sono grandi infrastrutture o moderni apparati tecnologici con la loro coda di costose manutenzioni e infinita dipendenza dall’estero. Rimangono le persone con cui abbiamo lavorato, i gruppi, le piccole organizzazioni, associazioni o cooperative, che insieme a noi hanno sperimentato possibili percorsi di uscita da problemi e al tempo stesso hanno riconosciuto al proprio interno leadership, hanno guadagnato fiducia in sé e nelle proprie possibilità di farcela, hanno imparato a interagire con le autorità amministrative locali senza sensi di inferiorità, coscienti dei propri diritti e delle proprie potenzialità. Nei volontari rimane la ricchezza dell’incontro col diverso, la capacità di meravigliarsi e di ascoltare scoprendo copiosità di attributi umani in chi appare povero di linguaggio o di cultura, la dimestichezza a ragionare uscendo dalle cornici dei luoghi comuni che ci imprigionano agli stereotipi e ai pregiudizi, la disponibilità a vivere secondo una scala di valori che pone l’essere al posto che gli compete e l’avere alla sua funzione ancillare. Lo SVI attinge ad un volontariato popolare, non specialistico, che si attua nell’incontro personale piuttosto che nella prestazione di consulenze tecniche. In preparazione a questo servizio lo SVI propone un percorso formativo che aiuti a riflettere su di sé e sulla propria disponibilità agli altri, a partire dalla propria vita quotidiana, negli impegni lavorativi e sociali. I temi su cui i corsisti riflettono sono tratti dai problemi che i volontari incontrano sul campo. Si tratta di un’opportunità per tutti coloro che desiderano fare il punto sulla propria vita, acquisire elasticità mentale, sapienza e fiducia in sé nell’affrontare le sfide che la modernità ci pone innanzi, nella prospettiva di un servizio interculturale.
Mario Piazza
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