Brescia Festival della brescianità

| 5 ottobre 2005

In città fino al 16 ottobre
 
Abbiamo incontrato Paolo Peli, il “padre e padrone” del Festival della brescianità, come lui stesso scherzosamente ama definirsi.
Il fortunatissimo festival giunto quest’anno con successo alla sesta edizione: “Tutto è nato nel 1999” spiega Peli “quando il sindaco Paolo Corsini mi ha proposto di creare un festival che raccogliesse tutte le migliori realtà del teatro dialettale cittadino”. Paolo Peli è un vero esperto del settore: in quegli anni infatti stava ultimando per la Fondazione Civiltà Bresciana, il grande archivio di tutte le commedie dialettali dal 1300 (anno della Passio Cristi, il primo testo in volgare bresciano recuperato) ai primi anni del XXI secolo, un opera monumentale! Di fronte alla proposta del sindaco Paolo Peli rilancia però subito un’altra proposta, dato che, a suo parere, non si sentiva la necessità di un ennesimo circuito di teatro dialettale di cui la provincia e la città erano già piene, ma di un festival più grande, che potesse raccogliere il meglio della cultura bresciana, intesa non soltanto come recupero e valorizzazione delle tradizione, ma anche come insieme delle proposte che i bresciani offrono da sempre in tutti i campi della cultura, compresa quella giovanile. Ecco perché, anche quest’anno, il festival si articola in tre sezioni: Nuove Vibrazioni Bresciane (sezione curata in collaborazione dall’Associazione Culturale Anticiclone), dedicata all’espressione artistica giovanile nei campi della musica, della pittura, del cortometraggio; Brescianamente a teatro, che presenta un cartellone composto da una commedia in dialetto bresciano, una commedia di Ruzante in dialetto padovano (tradizionale finestra del festival su un altro dialetto italiano), e due drammi che omaggiano due figure di bresciani illustri del passato come Arnaldo da Brescia e Tito Speri. L’ultima sezione è Parole scritte, parole narrate: gli spettacoli di questa sezione riportano sulla scena racconti o romanzi che hanno attinenza con la storia di Brescia o con imprese di alcuni bresciani. E’ il caso delle vicende che ruotano attorno alle celeberrime dieci giornate di Brescia, la scalata della parete nord dell’Adamello di Tita Secchi, la vita di Padre Ottorino Marcolini o il sacco di Brescia del 1512. Evento straordinario del Festival è una grande produzione, quella di Più di mille, musical sulle mille miglia, con testi e musiche originali, da cui verrà tratto anche un cd. La poetica del Festival della brescianità è tutt’altro che provincialistica, Paolo Peli sa bene che brescianità significa proprio apertura, disponibilità. Ne è una prova per esempio la presenza di giovani artisti immigrati, o l’evidente respiro nazionale che ha ed avrà il musical prodotto dallo staff che ruota attorno a Peli. Con Peli abbiamo riflettuto sulla difficoltà di “fare cultura” a Brescia: nonostante le difficoltà finanziarie (alcuni privati che potrebbero sostenere attività culturali sono difficilmente stimolabili, forse non si vogliono esporre troppo finanziando la cultura, e preferiscono forme di beneficenza o attività sportive -soltanto per abitudine o per una mancanza di interesse che purtroppo si tramanda-) fare cultura nella nostra città non è difficile perché, soprattutto fra i giovani è evidente la voglia di stare insieme con e per la cultura, la voglia di “contaminare” e di “essere contaminati”, di riflettere e capire il mondo, attraverso l’arte, la musica, il teatro. Lo dimostra anche il fatto che oggi le valide iniziative culturali sono numerose. E in fondo l’orgoglio di essere bresciani (vero presupposto dell’opera di Peli) e di fare cultura a Brescia è anche testimoniare lo sforzo e la caparbietà di chi lotta, in modo costruttivo e tenace, fra le difficoltà e le contraddizioni di questa ricca, caotica, affascinante, città.

Di: Giovanni Peli

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