Brescia CENTRO NON VEDENTI: RICONOSCIMENTO NAZIONALE 2003

| 1 marzo 2003
non vedenti

Assessore Faustinelli:
“La Provincia sempre vicina ai più deboli”
Il “Centro per l’integrazione e la piena realizzazione dei non vedenti”, associazione di diritto privato, nasce nel 1995 da un’intesa tra Provincia e Comune di Brescia. Ma le sue origini sono ben più antiche.

Il primo supporto giuridico alla Scuola Elementare Speciale Parificata, istituita a Brescia per i bambini non vedenti, era rappresentato dal “consorzio non vedenti”, fortemente voluto dalla Provincia, dall’U.I.C. e dal Comune di Brescia. Con la chiusura delle scuole speciali, alla fine degli anni ’70, il Consorzio allargò il proprio impegno verso le scuole comuni e, di conseguenza, verso le scuole elementari e medie. Il lavoro offerto dal Consorzio si rileva indispensabile data la qualità dei lettori e la tecnologia avanzata utilizzata per fornire agli alunni una graduale autonomia: schede in rilievo e materiale sensoriale fin dalla scuola materna, trascrizione in Braille dei testi scolastici. A metà degli anni ’80 fu così siglato il protocollo d’intesa tra il Consorzio e il Provveditorato agli studi di Brescia, momento segnato dall’esigenza di ufficializzare l’operato e la validità di tale struttura. Ed è su questa linea che, nel ’95, nasce il Centro per l’integrazione dei non vedenti, logico proseguimento di questo lungo percorso. Attualmente, l’Assessorato ai Servizi Sociali e alla Pubblica Istruzione della Provincia di Brescia e il Comune di Brescia sono gli unici Enti fondatori che finanziano il Centro rispettivamente del 75% il primo e del 25% il secondo. Tre sono i compiti essenziali dell’Associazione non vedenti: innanzitutto l’assistenza diretta agli alunni in classe, con ogni diritto di intervento in sintonia col consiglio di classe; l’attività specialistica in campo tiflodidattico, con il ricorso a strumenti, metodologie ed iniziative organizzative concordate tra i docenti; infine, la predisposizione del materiale didattico specialistico, quindi la traduzione dei testi da nero in Braille e la preparazione di tutto il materiale essenziale per il supporto degli alunni ciechi e ipovedenti. La struttura del centro, vista la crescente richiesta, ha subito negli ultimi anni una graduale riorganizzazione che vede la collaborazione di 40 operatori, che si occupano dell’assistenza scolastica, della consulenza tifloinformatica e della produzione di testi.
Nella tabella riportiamo gli alunni seguiti dal Centro per l’anno scolastico 2002-2003:

MATERNA n° 11
ELEMENTARE (di cui 8 consulenze) n° 27
MEDIA INFERIORE (di cui 7 consulenze) n° 15
SUPERIORI (di cui 3 consulenze) n ° 14
UNIVERSITA’ n° 6
INTERVENTO PRECOCE n° 14
CORSI POST DIPLOMA n° 3
SEGNALAZIONI IN DEFINIZIONE n° 10
TOTALE ANNO SCOLASTICO 2002/2003 n° 100

Il Centro non vedenti di Brescia è entrato a pieno titolo nell’elenco nazionale dei 16 centri di consulenza tiflodidattica dislocati sul territorio nazionale, riconoscimento importante per il nostro territorio. “Il Centro è unico in Italia – spiega l’Ass. Roberto Faustinelli – Il nostro sostegno è segno di grande impegno anche a livello economico (più di 700 mila euro annui), ma nonostante l’onere finanziario la Provincia difende questa Associazione con orgoglio, viste le richieste e visti soprattutto i risultati”. Ma come si organizza il Centro? Innanzitutto i bambini vengono segnalati all’associazione fin dalla più tenera età: è in questo momento che si innesca un processo organico di “presa in carico”, che spesso termina soltanto con l’università. Dopo la segnalazione arriva il momento di una fase molto importante: la conoscenza del bambino, fase che, condotta dal singolo operatore, prevede mediamente un periodo di un mese di osservazione diretta dell’utente. Durante la successiva programmazione dell’intervento l’operatore stende un programma d’intervento mirato per ogni singolo caso, concordato con l’équipe e il tiflologo. Oltre all’assistenza e all’intervento agli alunni il Centro fornisce anche un supporto tiflopedagogico alla famiglia interessata. Vengono organizzati momenti di confronto caratterizzati da colloqui con l’operatore finalizzati al trasferimento delle osservazioni condotte sul bambino e quindi al diretto coinvolgimento della famiglia nel progetto educativo.

Di: Margherita Febbrari

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