Brescia: AUT-AUT. SCATTI PERTURBANTI DI UN’EUROPA CHE DEPORTA di Alessandra Cucchi e Martina Pasini

| 8 giugno 2016
locandina temp

INAUGURAZIONE: 9 giugno 2016  Wave Photo Gallery, Via Trieste 32\A Brescia Ore: 19:30 Ingresso: libero
Aut-Aut è una disgiunzione latina: significa o questo o quello. Esprime esclusività: nella danza relazionale rappresenta la contrapposizione.
L’aut-aut è una scelta imposta, una separazione, in ogni caso una privazione: è un imperativo che con tutta la sua pesantezza cade come un giudizio sulle teste e sui destini delle persone. Così è stato per lo sgombero di Idomeni, la chiusura della rotta balcanica, per gli accordi presi dai burocrati e subiti dai migranti.
Nel rapporto con l’Altro, il perturbante fa capolino quotidianamente nelle nostre vite, ci attira e ci respinge: crea in noi una dolce confusione e un vago spaesamento.
Questa mostra vuole essere una narrazione collettiva di un dramma condiviso: la regalità del gratuito della fotografia ha il potere di immergerci in un dialogo denso di interrogativi, di alterità marginalizzate da politiche conservative, restaurative e reazionarie.
E’ una preghiera di attenzione nella redenzione dei debiti di un’Europa che deporta.

“Il volto dell’Altro non è un oggetto di un pensiero per cui l’Altro è un dato; non è un oggetto catturabile da una verità concepita come adeguazione. L’Altro non è un “dato” che viene afferrato, quasi potessimo allungare le mani su di lui. L’Altro si impone con la sua irriducibile alterità: l’Altro mi guarda e mi riguarda, e si disfa dell’idea che di lui ho in mente.” E.Lévinas

Alessandra Cucchi e Martina Pasini sono due studentesse del corso di laurea magistrale di Giornalismo e Cultura editoriale dell’Università di Parma e giornaliste freelance. Nel dicembre 2015 decidono di iniziare a seguire la rotta balcanica e con altri due colleghi si dirigono verso est: Slovenia, Croazia e Serbia. Qui riportano le condizioni dei campi di transito invernali allestiti per l’arrivo dei numerosi profughi, la testimonianza di questo esodo e la gestione dell’emergenza umanitaria da parte di questi paesi segnati ancora profondamente da una guerra ormai lontana. Il frutto del loro lavoro viene pubblicato sulla rivista MicroMega nel marzo 2016.
http://temi.repubblica.it/micromega-online/micromega-22016-in-edicola-dal-10-marzo/

Ad aprile 2016 decidono di intraprendere un secondo viaggio, questa volta in Grecia. Partendo dalla capitale, percorrono tutta la nazione arrivando fino all’ex campo di Idomeni, sul confine macedone, sgomberato pochi giorni fa. Durante questa permanenza vivono in prima persona la situazione attuale del paese: la crisi economica che ha costellato le città di lunghe vie di negozi chiusi, le continue manifestazioni di greci e migranti, le tendopoli del Pireo e le stazioni di servizio trasformate in campi spontanei ai piedi dell’alto muro di filo spinato che divide la Grecia del resto dell’Europa. Si confrontano con molte storie e realtà differenti dalle quali, nonostante non siano fotografe, nascono una serie di scatti che danno vita a questa mostra: Aut- Aut Scatti perturbanti di un’Europa che deporta. Le foto, tutte in bianco e nero, vogliono essere insieme ai reportage scritti, una forma di denuncia sociale di un’Europa che ha dato vita a muri fisici e mentali.

Durante questo reportage sono inoltre state realizzate due interviste a Vassilis Vassilikos, autore del noto romanzo Z-L’orgia del potere, e a Petros Markaris, giallista internazionale padre del famoso investigatore Kostas Charitos protagonista dei sui libri.
Questi due lavori sono stati pubblicati per il Manifesto e per Alfabeta2.
http://ilmanifesto.info/la-mia-grecia-povera-e-umana/
http://www.alfabeta2.it/2016/05/08/petros-markaris-la-grecia/

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