BODONI – Principe dei tipografi nell’Europa dei Lumi e di Napoleone –

| 11 gennaio 2014
Bodoni 3

Giambattista (Giovanni Battista) Bodoni (Saluzzo, 1740, Parma, 30 novembre 1813 è stato un incisore, tipografo e stampatore italiano, ancora oggi noto per i caratteri tipografici da lui creati e che da lui presero la denominazione. Suo padre, stampatore, gli insegnò la professione fin dalla tenera età. Durante la sua adolescenza si recò abitualmente a Roma per lavorare nella tipografia della Congregazione per la Propagazione della Fede (fondata nell’anno 1622 dal papa Gregorio XV per diffondere la dottrina della chiesa cattolica nel mondo), tipografia che abbandonò quando il direttore della stessa, che fu inoltre suo maestro, si suicidò. Come Direttore della Tipografia Reale di Parma, farà da supervisore per una moltitudine di eleganti edizioni di classici. Qui ebbe inoltre l’incarico di formare degli allievi nell’arte tipografica, tra i quali si distinsero i fratelli Amoretti di San Pancrazio Parmense. Le sue edizioni ebbero un enorme successo dovuto soprattutto alla qualità delle stesse, per le quali utilizzava ricche illustrazioni. Membri dell’aristocrazia europea, collezionisti, eruditi usufruivano dei suoi libri in quanto lui stesso mescolava gli inchiostri, usava carta della miglior qualità, disegnava eleganti pagine e li stampava e rilegava premurosamente. Tra le edizioni più conosciute risaltano i lavori di Orazio (1791) e Poliziano (1795), La “Gerusalemme Liberata”, la famosa “Iliade” di Omero. Ricevette onori dal Papa, da vari sovrani europei e la città di Parma creò una medaglia in suo onore. Un fatto curioso racconta addirittura di una sua corrispondenza con Benjamin Franklin (lo scienziato americano “inventore” del Parafulmine) su temi tipografici. Intorno al 1798 Bodoni disegnò un carattere con un gran contrasto nelle sue linee ed un’estremità definita che significò una rivoluzione per la comunità tipografica e costituì il punto di partenza dei caratteri “moderni”. La moglie Margherita, rimasta vedova, pubblicò alcuni anni dopo la morte di Bodoni (1813), la sua opera forse più importante: Il “Manuale Tipografico”(1818). Persino Napoleone Bonaparte volle personalmente recarsi a Parma per rendere omaggio a colui che non riteneva solo il più sublime dei tipografi ma un artista assoluto. La presenza in questa città del tipografo ha comportato nel tempo una identificazione del suo carattere tipografico con la città ducale: un abbinamento che dura tutt’ora dopo due secoli, e che possiamo individuare nelle opere del Comune e della Provincia di Parma (pubblicazioni a stampa, cartelloni pubblicitari, targhe stradali), ma anche nelle insegne dei negozi e in generale in molti testi stampati al di fuori dell’amministrazione pubblica. L’editore parmense di nascita Franco Maria Ricci ha curato la ristampa del Manuale Tipografico bodoniano ed utilizza il carattere Bodoni nei suoi libri e riviste (FMR, KOS ecc.) Sempre a Parma è presente il Museo Bodoni dove si conservano ancora le opere stampate dal grande tipografo e più di 25.000 punzoni originali. Il carattere “Bodoni” è stato usato da varie multinazionali, come la IBM, per definire meglio il loro “Marchio di Fabbrica”.                                                                                                                                                                                                                                                                 La sua città di adozione gli rende quindi giusto omaggio per i duecento anni dalla morte dedicandogli una grande mostra allestita presso il Palazzo della Pilotta, complesso che comprende la Biblioteca Palatina, il Teatro Farnese e la Galleria Nazionale, ambienti che da soli valgono una visita. Si possono ammirare le raffinate ed eleganti edizioni bodoniane e, con esse, le testimonianze dell’intero processo di realizzazione e poi di commercializzazione di capolavori che erano contesi da corti, accademie, biblioteche ed intellettuali dell’Europa a cavallo tra Sette e Ottocento. L’intento di questa iniziativa è quello di ricreare, far rivivere proprio il mondo culturale, economico e istituzionale, le corti italiane ed europee, appunto, che in Bodoni trovarono l’artigiano-artista in grado di dar forma di libro alle loro istanze, idee ed ideali. Nella scenografia suggestiva di ambienti meno noti del Teatro Farnese rivivono idealmente i suoi primi passi nella tipografia paterna della natia Saluzzo, quindi il trasferimento a Roma e il lavoro alla stamperia di Propaganda Fide. Successivamente l’approdo alla corte di Parma, tra le più illuminate ed internazionali nell’Italia frammentata dei suoi tempi. Questo magnifico affresco di un’epoca della storia italiana vive in mostra, all’interno del monumentale salone neoclassico della Galleria Nazionale, grazie alle vedute e ai ritratti dei personaggi che animarono la vita politica ed economica dell’epoca realizzati da grandi artisti, Goya innanzitutto, ma anche, Anton Raphael Mengs, Angelica Kauffmann, Pompeo Batoni, Francois Gerard e i molti altri già presenti nelle collezioni ducali tra cui Andrea Appiani, Antonio Canova, Bernardo Bellotto, Robert Hubert.

Palazzo della Pilotta, Galleria Nazionale, Biblioteca Palatina, Teatro Farnese Fino al 12 Gennaio 2014; Orari: da martedì a domenica 9-18; domenica ultimo ingresso dalla Biblioteca Palatina alle 16.30  Visite guidate: servizio prenotazioni attivo da lunedì a venerdì dalle 9 alle 14; Tel. +39 370 3262016

Fabio Giuliani

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