Benessere Il sale della vita

| 1 marzo 2006

Rimanere di sale: restare attoniti, sbalorditi. Acconciarla senza sale: sparlare di qualcuno senza riguardo. Zucca senza sale: persona sciocca. Mangiare un altro po’ di sale: imparare a mettere giudizio con l’esperienza. Discorso con sale e pepe: parlare concettoso e pungente. Capire con un grano di sale: comprendere con discernimento ed avvedutezza. Ed ancora: i discepoli di Gesù erano definiti il sale della terra, mentre per Biagio (Antonacci) buona parte del genere femminile, quello vivace ed imprevedibile, lo è per antonomasia. Dante definisce il mare, in una delle sue sublimi metafore, semplicemente come sale (Paradiso, II 13-14).

Noi, invece, lontani da ogni licenza poetica e schiavi del costante ampliamento delle soglie delle patologie, lo additiamo come il nemico numero uno dell’ipertensione. Ma se l’atto, sempre più azzardato e pericoloso, dell’insaporire le nostre magre pietanze ci fa dimenticare tutto il fascino e il pregio di questo gioiello marino, è il caso di approfondire la conoscenza di due inediti (o quasi) parenti nobili del cloruro di sodio: i Sali dell’Himalaya ed i Sali del Mar Morto, autentici toccasana per i nostri organismi provati e privati di ogni letizia.

I primi, naturali al 100% come ormai rarissime cose al mondo, tipo i seni della Loren, sono similmente di colore rosa, di forma perfetta e regolare, vengono estratti direttamente dalle rocce dell’Himalaya, dove per milioni di anni sono stati pressati dalle montagne della catena. Essi non contengono semplicemente cloruro di sodio, come il nostro sale da cucina, ma ben 84 sali minerali diversi, tutti purissimi perché non contaminati da nessun agente esterno. Come si impiegano? In ambito alimentare, come cura idrosalina orale per uso interno, o più ampiamente per uso esterno. Si possono fare svariati gesti d’amore per il nostro corpo attraverso il loro utilizzo: strofinandoli vigorosamente sulla pelle, esercitano una profonda azione di peeling; sciogliendoli nell’acqua della vasca, sgonfiano letteralmente i simpatici cuscinetti adiposi, secondo un semplice processo naturale (l’osmosi…!). Sono benefici in presenza di problemi reumatici, artrite ed artrosi, nonché per i disturbi femminili e le affezioni renali.

Parlando invece dei Sali del Mar Morto, è interessante approfondire innanzi tutto la loro complessa formazione. Il Mar di Lot, collocato al confine fra lo Stato di Israele e la Giordania, è il bacino più basso al mondo e, in virtù della sua depressione, per secula seculorum ha ricevuto le acque del Giordano e di altri corsi minori. Il clima di quelle zone è estremamente arido e quindi l’evaporazione costante ha favorito l’accumulo dei sali presenti nell’acqua.
Ci sono qualcosa come 280 grammi di sale per ogni kg d’acqua (calcolando che mediamente il rapporto è 35/kg).
La salinità è per lo più costituita dal già citato cloruro di sodio, ma le acque del Mar Morto sono anche ricche di calcio, magnesio, potassio, bromo, mentre sono povere di sodio, carbonati e solfati.
Fanno bene? Anche qui si riparla del processo di interscambio osmotico che consente a chi si immerge laggiù o nella propria gagliardissima vasca da bagno, il rilascio dei liquidi carichi di tossine, di cui siamo ripieni come abbacchi, ottenendo per contro una buona remineralizzazione cutanea ed un effetto drenante e quindi purificante. Acne, dermatiti, cellulite, psoriasi possono essere validamente combattute, aggiungendo inoltre che un bel bagno con i sali rilassa sempre e riduce le contratture muscolari ed articolari.
Allora, avete o no meno paura dell’acerrimo nemico dello sfigmomanometro? Se il vostro crudelissimo dutùr vi costringe ad una dieta misera di sodio, condannandovi all’insipido più assoluto, vendicatevi tuffandovi in acque follemente salmastre, galleggiando con piacere su rinunce e privazioni.

In breve, per entrambi i sali presentati:
* Modalità d’uso: versare il sale in vasca con acqua calda ed immergersi per almeno 25 min.
* Indicazioni: garantisce il drenaggio linfatico ossigenando così i tessuti. Stimola la riduzione dell’accumulo di grassi e combatte la ritenzione idrica.

Di: Elena Pellegrini

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