Benessere e Bellezza MOE KUSA

| 1 aprile 2006

L’erba che brucia
Vi abbiamo già presentato l’Artemisia o erba di San Lorenzo, illustrandovi tutte le sue proprietà benefiche, ma è piuttosto interessante approfondire una tecnica, conosciuta come MOXA, dal giapponese moe kusa=erba che brucia, in cui la protagonista è ancora l’erba scacciadiavoli. 

Si tratta di una metodologia antichissima. Il medico Zhang Zhong Jing, parliamo del II secolo d.C., raccomandava di bruciare dei bastoncini, in questo caso di cannella, per scaldare dei punti specifici, al fine di eliminare il freddo patogeno dall’organismo, proprio attraverso la sudorazione.
Nei secoli a venire l’erba prescelta per questa tecnica divenne per l’appunto l’artemisia.
Spesso abbiamo sentito parlare di prodigiosi cambi di postura da parte di bebè podalici che, dopo l’esperienza di mammà con la moxa, si sono convinti ad affrontare questo brutto mondo nella posizione corretta, risparmiando alla genitrice spiacevoli complicanze ed interventi invasivi.
Ma che cos’è precisamente e a cosa serve?
Partiamo dalle foglie della nostra erbettina officinale: vanno raccolte in pieno solstizio, seccate, triturate fino ad ottenere un impasto che viene lavorato per assumere diverse forme: palline, coni o bastoncini.
Trattasi di materia buona per l’agopuntore, poiché è proprio sui punti corrispondenti dell’agopuntura che vengono posizionati questi involtini medicamentosi, per poi essere bruciati.
Visto che non sempre la seduta è del tutto innocua ed oltre agli aromi può capitare di avvertire una certa puzza di pelle abbrustolita, saggezza vuole che gli stessi bastoncini vengano posti sulle estremità degli aghi in modo da trasmettere al paziente una piacevole sensazione di calore, evitando scottature tanto indesiderate quanto dolorose.
La moxa è l’alter ego dell’agopuntura. La si utilizza quando siamo in presenza di patologie dovute al freddo, metabolismo lento, ciclo mestruale irregolare. E’ quindi un’importante sistema di tonificazione nelle sindromi caratterizzate da astenia e freddolosità, nei prolassi, nelle dispepsie.. Nella situazione opposta, dove il calore del nostro organismo risulta eccessivo, è l’agopuntura ad essere chiamata in causa.



Di: Elena Pellegrini

Commenti

×