ARCIMBOLDO

| 12 aprile 2011
arcimboldo

Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Al di fuori dal coro, al di fuori della storia “Così procede Arcimboldo, dal gioco alla grande retorica, dalla retorica alla magia, dalla magia alla Sapienza.” (Roland Barthes, 1985).

Le opere di Giuseppe Arcimboldo (Milano, 1527-Milano, 1593) – capricci e bizzarrie – sono celebri in tutto il mondo perché persino la pubblicità e il Web talvolta se ne servono. Il suo nome nei secoli successivi alla sua morte fu quasi dimenticato e la sua opera etichettata come scuola di Leonardo. Non c’è dubbio che la tradizione artistica milanese e lombarda ebbe un ruolo fondamentale nella formulazione delle famosissime teste composte e delle ‘bizzarrie’ come i nostri studiosi hanno sempre sottolineato senza essere però recepiti dalla ricerca internazionale. Infatti le monografiche finora tenutesi a Venezia, Parigi e Vienna hanno celebrato l’Arcimboldo nel suo ruolo di artista di Corte al servizio degli imperatori asburgici a Vienna e a Praga, oppure come precursore dell’arte moderna. L’attuale mostra a Palazzo Reale nasce in collegamento con la National Gallery of Art di Washington, dove è in corso un’esposizione che condivide con la nostra il nucleo fondamentale delle sue ‘Teste’. L’obiettivo milanese è quello di restituire l’Arcimboldo al suo contesto d’origine precisando le radici culturali delle sue composizioni e di approfondire il suo ruolo nello sviluppo dei generi della natura morta e delle ‘pitture ridicole’. L’evento, curato da Sylvia Ferino (Direttrice del Kunstistorisches Museum di Vienna, maggior prestatore), diviso in nove sezioni, introduce il visitatore nella Milano cinquecentesca. Le prime due analizzano i poli principali intorno ai quali ruota la cultura artistica milanese del Cinquecento con le grandi officine artigiane e il genio di Leonardo, i cui disegni grotteschi sono accompagnati da quelli di Girolamo della Porta, Bernardino Luini, Depredis, Cesare da Sesto, Francesco Melzi, Paolo Lomazzo, Ambrogio Figino, con alcuni loro dipinti attestanti l’influenza del Maestro di Vinci nello studio della fisionomia caricata e della figura, della natura, dell’atmosfera, della flora e della fauna. Nelle ‘officine’ ammiriamo le arti suntuarie (cammei, vasi, armi, tessuti, codici miniati, medaglie, sculture, tutte opere di artisti e di artigiani milanesi. Nella terza le opere del giovane Arcimboldo a Milano e dei suoi Maestri, fra cui suo padre Biagio, pittore accreditato presso la Veneranda Fabbrica del Duomo e discendente da un ramo cadetto di un’aristocratica famiglia milanese. La sezione successiva è dedicata all’illustrazione naturalistica in Italia e in Lombardia in cui Arcimboldo svolge l’attività di illustratore. Ed ecco il cuore della mostra con le ‘Teste’ di Arcimboldo, ‘Stagioni’ ed Elementi’, da vari musei internazionali. Le intricate composizioni di fiori, frutti e di animali celano un complesso significato allegorico, legato alle vicende e alle aspirazioni universalistiche della dinastia asburgica. Segue la sezione sulla pittura ‘ridicola’ con disegni di figure grottesche (Vincenzo Campi, Lomazzo, Camillo Procaccini) e due dipinti di Arcimboldo (il ‘Bibliotecario’ e il ‘Giurista’). Nella settima sezione si entra nelle feste di Corte con 50 disegni di Arcimboldo (provenienti dagli Uffizi), uno ‘Studio’ di Giulio Romano e la cosiddetta ‘Armatura milanese’ forgiata da Giovanni Battista Serrabaglio per l’arciduca Ferdinando II del Tirolo. L’ottava sezione vede il ritorno di Arcimboldo a Milano nel 1587 pur rimanendo a servizio di Rodolfo II d’Asburgo, il più grande mecenate d’arte dei tempi; qui Arcimboldo rappresenta l’Imperatore nelle vesti di Vertumno, dio della vegetazione e dei cambiamenti, e se stesso in un autoritratto in cui si raffigura come testa cartacea quasi a volersi presentare in veste di letterato e poeta; esce inoltre un libretto firmato stranamente ‘G.A. da Milano’. La nona sezione considera le ‘Teste’ reversibili e la natura morta, fra cui quella con canestra di frutta da cui Caravaggio avrebbe preso ispirazione per la sua ‘Canestrina’. Sono presenti anche nature morte di Ambrogio Figino e di Fede Galizia. Chiude la mostra il dipinto di recente scoperto ‘Le quattro stagioni in una testa’, acquistato dalla National Gallery di Washington in occasione della sua esposizione. A testimonianza di quanto ancora oggi le sue invenzioni siano fonte di ispirazione, nel periodo della mostra, verrà esposta in piazzetta Reale una scultura in vetroresina alta cinque metri dedicata all’‘Inverno’ di Arcimboldo dell’artista americano Philip Haas. Per festeggiare i 150 anni della Banca e i 150 anni dell’Unità d’ Italia (al cui ambito la mostra appartiene) Cariparma-Crédit Agricole è Main Sponsor dell’evento.

Info: Palazzo Reale – Piazza Duomo, Milano, fino al 22 maggio 2011; orari: tutti i giorni 9.30-19.30; lunedì 14.30-19.30 giovedì e sabato 9.30-22.30

Di: Fabio Giuliani

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