AOLE: ‘NDO SIF?

La produzione annuale di alborelle nel Benaco si è sempre mantenuta sopra i mille quintali come riferiscono le tabelle storiche fino agli anni cinquanta.
Da tempo il loro numero è andato progressivamente assottigliandoli fino alla situazione attuale che fa temere la loro scomparsa. Quali le cause? Una fisiologica, ciclica diminuzione dovuta ad epidemie che periodicamente colpiscono le varie specie,oppure una alterazione dell’ambiente naturale che ne impedisce la riproduzione e la crescita? L’alborella depone le uova dalla fine di maggio ad agosto, dalla sera al mattino, su fondo ghiaioso a profondità da 0 a 1 metro. Si raggruppa all’inizio della primavera in grossi branchi della consistenza fino ad alcuni quintali, le uova si legano a catena e formano uno strato giallognolo aderente ai sassi ed alla ghiaia a poca profondità. La temperatura ideale per la schiusa è di 24 – 28 gradi, il periodo di circa tre giorni. La fase riproduttiva è la più critica, per cui va studiata attentamente per capire se le alterazioni dell’equilibrio naturale agiscano a questo livello. Parassiti, divoratori di uova quali gamberi, cigni, anatre, svassi, cormorani oppure eccessiva presenza di alghe microscopiche ricoprenti le ghiaie? Interrogativi a cui andrebbe data una risposta scientifica attraverso uno studio mirato a trovare i rimedi per ripopolare il nostro lago di questa specie, anello fondamentale del ciclo alimentare della nostra fauna ittica. Non solo quindi un mero interesse conoscitivo ma anche economico, per gli influssi sulla pesca sportiva e professionale. Da tempo andiamo ripetendo che è necessario un preciso impegno della comunità del Garda nel settore della pesca con interventi di monitoraggio, studio, ripopolamento. Dare una risposta certa agli interrogativi sulla diminuzione delle aole è il primo passo per risolvere il problema . Meno convegni di studio generici e più progetti finalizzati a capire come funziona il nostro lago anche per la sua fauna.

Di: Giorgio Fezzardi

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