AMBIENTE 2003, BENE PREZIOSO MA…

| 1 aprile 2003
ambientedigarda

Il consumo abnorme del territorio, iniziato negli anni sessanta, sta progressivamente trasformando le sponde del Garda in un’area urbana senza soluzioni di continuità.

Sacrosante esigenze di sviluppo da un lato ma anche di enormi flussi di denaro che hanno trovato nella seconda casa un solido bene rifugio. Fenomeno quest’ultimo accentuato dalla attuale crisi dei prodotti finanziari. Circoli di cultura, associazioni ambientaliste, gruppi di cittadini hanno via via nel tempo protestato contro la dissipazione di un ambiente naturale unico. Nonostante che proposte di Parco delle colline moreniche si siano susseguite per decenni, che la Comunità del Garda abbia messo in cantiere un piano regolatore del Garda, nonostante centinaia di convegni in cui amministratori pubblici di tutti i colori professavano fede ambientalista e campagne elettorali basate sulla difesa del territorio le sponde del lago sempre più vengono espugnate dal cemento. A Desenzano le selve che si espanderanno nei prossimi anni saranno quelle delle gru dei cantieri edili: 800 nuovi appartamenti su un territorio che ha già migliaia di case non utilizzate. Tutti ambientalisti a parole, ma poi come si finanziano le opere pubbliche, gli abbellimenti, i lungolaghi, le manifestazioni se si taglia il 30 per cento degli introiti del Comune derivanti dagli oneri di urbanizzazione delle costruzioni? La spinta enorme del mercato finanziario e gli amministratori comunali che temono di non poter realizzare opere che portano consenso formano un cocktail micidiale per il territorio. È come una famiglia che vive al di sopra del proprio reddito e vende l’argenteria. Nel nostro paese poca fortuna ha sempre avuto chi si è seriamente cimentato per conservare un patrimonio anche per le future generazioni. Ci provò l’onorevole Sullo negli anni sessanta proponendo una legge urbanistica simile a quella inglese, i primi governi di centro sinistra, alcuni amministratori locali furono rapidamenrte trombati. Esiste davvero nella popolazione la volontà di salvare le bellezze naturali anche a costo di sacrifici?

Di: Giorgio Fezzardi

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