Alba (Cuneo) – FUTURBALLA

| 6 febbraio 2017
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“….affermando la necessità lirico-pittorica di esprimere il movimento, i futuristi si avviano solidamente per la strada maestra dell’Arte della Pittura.” (Roberto Longhi)

Dopo il successo, davvero clamoroso, dell’esposizione dedicata nel 2015 a Felice Casorati,  in linea con la storia ventennale delle proprie esposizioni d’arte, legate allo sviluppo della cultura del territorio, il protagonista dell’attuale rassegna presso la Fondazione Ferrero (emanazione culturale della storica azienda dolciaria italiana celebre nel mondo) è Giacomo Balla (Torino, 1871-Roma, 1958), uno dei più importanti interpreti dell’arte italiana nella prima metà del Novecento. Conosciuto soprattutto per avere condiviso l’avventura del movimento futurista insieme ad altri colleghi “storici”, quali, Boccioni, Depero, Prampolini, occorre altresì riconoscergli, prima e dopo quella particolare stagione, una dimensione diversa ma non per questo meno importante nel suo percorso lavorativo. Allo scopo ci ha pensato Ester Coen, storica dell’arte, con una qualificata scelta di capolavori (in tutto oltre cento opere) e con un allestimento che permette al meglio di approfondire la sua lunga e diversificata attività, suddiviso in sezioni tematiche: il realismo sociale e la tecnica divisionista; le compenetrazioni iridescenti e gli studi sulla percezione della luce; l’analisi del movimento e il futurismo. Nelle opere che seguono il primo apprendistato torinese, lo sguardo penetra la realtà dolorosa e crudele delle classi ai bordi della società, fase ben documenta, questa – a cavallo tra Otto e Novecento – durante la quale, in parallelo a temi tra sofferenza e alienazione, l’artista sviluppa un’altissima sensibilità tecnica, le cui origini affondano nel divisionismo piemontese. La pennellata ricca di filamenti luminosi, il forte contrasto tra chiari e scuri, la scelta di tagli prospettici audaci ed estremi rappresenterà per i futuri aderenti al “Manifesto” futurista un modello unico e straordinario da seguire. In un progressivo avvicinamento ai segni matematici puri, verticale, diagonale, spirale, il linguaggio di Balla scopre nuove categorie della rappresentazione nei suoi parametri primari, nell’amplificazione del fenomeno fisico, isolato, sezionato e inquadrato in tutta la sua verità di materia in movimento. Le opere esposte appartengono a prestigiose collezioni pubbliche e private, italiane ed estere, alcune ddelle quali raramente concesse in prestito: citiamo il “Polittico dei viventi”, nella sua completezza (Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma e dall’Accademia di San Luca di Roma), “La mano del violinista” (Estorick Collection di Londra), “Bambina che corre sul balcone” (Museo del Novecento di Milano) “Dinamismo di un cane al guinzaglio” (Albright-Knox Art Gallery di Buffalo, USA), “Volo di rondini” (Museum of Modern Art di New York), “Velocità astratta + rumore” (Peggy Guggenheim Collection di Venezia) accostata a “Velocità astratta. L’auto è passata” (Tate Modern di Londra) e “Automobile in corsa” (The Israel Museum of Gerusalemme). Il livello dei prestiti ottenuti offre la certezza che questa è una mostra imperdibile tra quelle sino ad oggi dedicate all’artista, aperta anche ad aspetti meno indagati dell’artista, come, ad esempio, il suo particolare interesse per l’astronomia, per cui sono celebri le sue opere dedicate a Mercurio che transita davanti al sole. Egli dal suo telescopio, osservò il fenomeno il 7 novembre 1914: il passaggio del pianeta del nostro Sistema Solare più vicino alla stella che per noi terrestri significa vita, ebbe inizio pochissimi minuti dopo lo scoccare del mezzogiorno. La figlia Elica ricorda ciò che avvenne quel giorno: “Con tutta calma, si prepara il vetro affumicato per osservare col suo cannocchiale il transito di Mercurio davanti il sole…E traccia disegni e bozzetti in cui si sente l’artista che cerca di rendere gli oggetti con tecnica quasi aerea non compatta poi due tempere grandi, l’una più complicata dell’altra, più sintetica con linee che danno la sensazione del movimento dell’osservatore al cannocchiale, il quale si sposta guardando fuori e dentro di esso. Queste linee si compenetrano con lo strumento e il sole. Il sole bianco, che fuori dall’oculare viene a ferire l’occhio, contrasta con il colore arancione del globo infuocato attraverso il vetro nero. Forme e colori costituiscono un complesso pittorico nuovo…non è più il piccolo misero strumento ma è l’occhio più potente di quello dell’uomo che carpisce nel suo cerchio visivo il piccolissimo pianeta, mentre passa davanti al disco giallo del sole.” Il raro evento celeste ammirato dall’artista nel lontano 1914, per la cronaca, è tornato a ripetersi il 9 Maggio 2016. In mostra si possono vedere le proiezioni “Giacomo Balla 1871-1958”, regia di Priscilla Benedetti, 2016 e “Balla et le Futurisme”, regia di Jack Clemente, 1972, “Leone d’argento” al miglior documentario della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. Catalogo: Skira Editore. Oltre che dalla Fondazione Ferrero questo evento espositivo è promosso dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio del Piemonte e GAM di Torino; proprio in questa sede, in contemporanea con Alba, è possibile visitare la mostra “PROTOBALLA. La Torino del giovane Balla” che illustra il legame del pittore con Torino, dove visse fino al 1895. A partire dalla documentazione del poverissimo Borgo del Rubatto, dove nacque nel 1871, si seguono le amicizie e la complessa formazione dell’artista. Un dialogo con la pittura piemontese che giunge fino al 1907, anno in cui Balla realizza lo straordinario Ritratto di Clelia Ghedini Marani, conservato alla GAM, e anno in cui si tolse la vita Giuseppe Pellizza da Volpedo, le cui ricerche sul fronte divisionista e simbolista furono un punto di riferimento cruciale per la ricerca giovanile di Balla. Realizzata con il generoso contributo della Fondazione Ferrero, la mostra, curata dal Conservatore capo della GAM Virginia Bertone e da Filippo Bosco, (allievo della Normale di Pisa) questa esposizione offre un ritratto della scena artistica torinese “fin de siècle” in relazione alla formazione e alle amicizie di Balla, che sotto il profilo professionale si affermerà poi a Roma all’inizio del Novecento. Vediamo, esposte per la prima volta, le rare fotografie di Mario Gabinio che documentano la realtà povera dei sobborghi torinesi, e in particolare del quartiere Rubatto, accanto al grande dipinto di Giacomo Grosso “Ritratto di Olimpia Oytana Barucchi” e allo studio di Balla per il “Ritratto di Clelia Ghedini Marani”, oltre ad opere di Federico Boccardo, Giuseppe Pellizza da Volpedo, Pilade Bertieri, Felice Carena e Antonio Maria Mucchi. In mostra anche diverse riproduzioni di documenti di Giacomo Balla conservati all’Accademia Albertina. (Fino al 27 Febbraio, orari: da martedì a domenica 10-18, la biglietteria chiude un’ora prima)

Fondazione Piera Pietro e Giovanni Ferrero – Via Vivaro 49, Alba (Cuneo); fino al 27 Febbraio 2017; Orari: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì ore 15-19; sabato, domenica e festivi ore 10-19. Info: Fondazione Ferrero: ufficio stampa 346 3325466 0173 295094; www.fondazioneferrero.it

Fabio Giuliani

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