80 ANNI PER LA DOC SOAVE

| 9 giugno 2011
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1931-2011 sono questi i confini temporali che racchiudono una delle storie più importanti dell’enologia italiana.

Tra le prime della penisola costituita con Regio Decreto con la denominazione di “vino tipico Soave”, vanta numerosi traguardi raggiunti nel corso degli anni tanto da arrivare ad essere, con i suoi 6.600 ettari di estensione e i suoi 500.000 ettolitri prodotti, una delle più importanti della nazione e la più grande di Verona e del Veneto. I vini prodotti sono Soave Doc, Soave Classico Doc, Soave Superiore Docg e Recioto di Soave Docg a significare la volontà di disciplinare la coltura e la conseguente qualità del prodotto. Negli ultimi anni il Consorzio di Tutela del Soave ha cercato di migliorare, prima di tutto la qualità, fornendo i propri associati di consigli tecnici sia nella coltura dei vigneti che nella lavorazione in cantina, poi la comunicazione, visto che, se fai qualcosa e nessuno o pochi, lo sanno, i risultati non ci sono: quindi, oltre all’uso dei mass media, ha organizzato e continua ad organizzare eventi e manifestazioni che mettono in risalto il grande, grandissimo prodotto qual è il Soave (tra le ultime “il mese del Soave” a New York in collaborazione con Eataly il meglio dell’enogastronomia made in Italy a Manhattan). Non solo, ma visto che, finalmente, si è arrivato a “scoprire” che il prodotto agricolo non può essere disgiunto dal terreno e anche dal territorio, La promozione si è focalizzata, oltre che sul vino, anche e soprattutto sul territorio del Soave. Territorio che ha tanta storia e tanta bellezza paesaggistica da essere, anche da solo, un motivo sufficiente per andare a visitarlo. D’altra parte il nome stesso, Soave, ha un’etimologia che richiama alla mente concetti piacevoli e suggestivi anche se, molto probabilmente, deriva dalle antiche popolazioni sveve calate in Italia al seguito di Alboino. Comunque il territorio ha avuto la vite tra le sue colture tipiche sin dall’antichità: la garganega, fondamento del Soave, è un’uva bianca che gli esperti asseriscono derivata dalla contaminazione tra le uve retiche preesistenti e quelle provenienti dall’oriente. Molto prima dell’Anno Mille, lo storico romano Cassiodoro si raccomanda Di non far mancare mai alla mensa reale vini veronesi da uve bianche “soavissimi e corposi” capaci di esprimere “chiara purità… gioviale candidezza e soavità incredibile”. Attualmente il disciplinare di produzione del Soave prevede l’impiego del 100% di Garganega o del 70% con l’ aggiunta di Trebbiano di Soave, Pinot bianco e Chardonnay ed, eventualmente, col massimo del 5%, uve da vitigni a bacca bianca, non aromatiche, autorizzate e raccomandate dalla Provincia di Verona. La zona di produzione del Soave è situata nella parte orientale dell’arco collinare della provincia di Verona. Essa comprende in tutto o in una parte i territori dei comuni di Soave, Monteforte d’Alpone, San Martino Buon Albergo, Lavagno, Mezzane di Sotto, Caldiero, Colognola ai Colli, Illasi, Cazzano di Tramigna, Roncà, Montecchia di Crosara, San Giovanni Ilarione e San Bonifacio. Ma è suddivisa in tre sotto zone che, partendo dai comuni di Soave e di Monteforte (zona classica) si estende nella zona collinare e poi in quella pianeggiante. Le caratteristiche del Soave sono determinate non solo dalle caratteristiche delle uva ma anche e soprattutto dal terreno su cui queste uve vengono coltivate e buona parte del territorio di Soave è di tipo vulcanico: questo terreno basaltico conferisce alle uve un sapore, un profumo e un colore particolari tanto da rendere il Soave un “unicum” nel vasto panorama dei vini bianchi.Per mantenere in vita, migliorare e far conoscere questa Doc ci vuole una macchina organizzativa di grande capacità, di notevole competenza e di eccezionale operatività e il Consorzio di tutela del vino Soave ha tutte queste qualità.

Di: Carlo Gheller

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