Verona: VINITALY FRATELLI D’ENOTRIA

| 28 marzo 2011
Bottiglia dell’Unità d’Italia

Dal 7 all’11 aprile 2011 torna Vinitaly con la “Bottiglia dell’Unità d’Italia”

Partiamo dall’Enotria – la terra del vino – che i parenti colti di Grecia assimilavano al mezzogiorno, risaliamo la dorsale appenninica e alziamo i talloni in cerca delle vette alpine. L’Italia del vino segue un percorso a ritroso rispetto alle cronache risorgimentali, inquadrando a sud i prodromi della produzione enologica d’avanti Cristo che andò poi propagandosi sull’intero suolo italico. L’antico oînos prestò il nome non solo agli Enotri abili coltivatori di Greco e di Aglianico. Ma si fece radice di una sequela di locuzioni che dona tutt’ora forma e linguaggio al mondo del vino. Il greco eolico woinos, il licio oino, l’ittita wiyana, il latino vinum sono mutazioni genetiche del verbo sanscrito vena che battezzò la dea Venere del suo suono immortale. Scopriamo così che l’origine prima del vinificare è l’Amore, motore e sintesi dell’intero creato. Declinato in passione civica, ispirò e poi mosse gli interpreti di quella controversa stagione che fu l’unificazione italiana. A ragione il 45° Vinitaly ne celebra quindi l’epopea con la “Bottiglia dell’Unità d’Italia”, un blend di quaranta vini in purezza – equamente distribuiti fra bianchi e rossi – da consegnare al Presidente Giorgio Napolitano per esprimere quella coesione nella diversità che caratterizza il sistema Italia. Un insegnamento prezioso che anche la regione gardesana dovrebbe fare proprio. Ettore Riello, presidente di Veronafiere, sottolinea come il vinorappresenti “uno straordinario veicolo promozionale per il made in Italy“, prodotto di punta di un paese “conosciuto e apprezzato nel mondo in particolare per la cultura, l’eccellenza, la capacità di creare prodotti unici e inimitabili“. Competenze che si stanno sfaldando sotto la pioggia acida della banalizzazione, dell’incuria, della crisi economica, della mala gestione delle risorse. Infartuati che si ostinano a fumare, diabetici che non rinunciano al dessert, questo siamo, nella colpevole reiterazione dei nostri guasti. A Vinitaly va in vetrina un settore che vale 13,5 miliardi di euro di fatturato e 2 miliardi d’indotto, esporta un terzo del consumo USA, guadagna costante terreno in Germania, Russia, Canada, Svizzera, Cina e occupa 1,2 milioni di addetti nelle 770 mila aziende sparse sul territorio nazionale. Il Garda sfocia nell’oceano della globalizzazione senza un progetto strategico di territorio. Apprezzabili gli sforzi delle singole realtà regionali, con i relativi enti, consorzi e Strade dei Vini. I numeri lombardi, ad esempio, sono di tutto rispetto: 5 DOCG, 22 DOC – tra cui la neonata bergamasca Terre del Colleoni – 15 IGT, 59% della produzione lombarda a Denominazione di Origine (terzo piazzamento dopo Piemonte e Toscana), 240 partecipanti al Vinitaly 2011, di cui 226 aziende e 14 tra associati e consorzi di tutela. Non si discute l’impegno quotidiano di privati, istituzioni, associazioni, aggregazioni d’imprese. A latitare è la regia, l’approccio unitario, la concentrazione delle diverse applicazioni. “In teoria potrebbe essere giusto che ci siano tanti player nella promozione del vino italiano, perché si parte da una polverizzazione che è quella della proprietà, dal Piemonte alla Sicilia. Ma in realtà è un problema, perché ci confrontiamo con nazioni che si muovono insieme e in maniera agguerrita, come Cile, Australia e Argentina, o grandi territori come la California. Noi invece, spesso, ci muoviamo come l’armata Brancaleone, con una serie di iniziative che si accavallano, e sempre con gli stessi clienti, disperdendo il 70-80% delle risorse“. L’analisi è di Gianni Zonin. Se l’invocazione unitaria trova terreno fertile in un grande gruppo vinicolo, quanto più si fa valore irrinunciabile per le microrealtà produttive del bacino benacense? La risposta è di Aristofane, da “I Cavalieri”: “Tu ardisci dir che il vino ottunde l’intelligenza? E dove trovi cosa piú efficace del vino? Vedi un po’ gli uomini: quando cioncano, son ricchi, sfondano in tutto, vincono le cause, sono beati, aiutano gli amici! Su’, entra, svelto, e recamene un gotto, che annaffi il mio cervello, e dica poi qualche cosa di buono!“. Si metta mano al bicchiere. E che le soluzioni migliori trovino finalmente udienza.

Di: Anna Dolci

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