Venezia – HENRY ROUSSEAU – “Il candore arcaico”

| 29 aprile 2015
Rousseau

Pittore poetico a lungo incompreso

L’Appartamento del Doge a Palazzo Ducale ospita la mostra “Henri Rousseau. Il candore arcaico”, appuntamento straordinario molto atteso in questa città per la singolarità di una figura troppo a lungo (e, diciamo noi, a torto) trascurata dalla critica ma apprezzata dagli artisti e da alcuni collezionisti che intravidero nell’esigua produzione dell’enigmatico “Doganiere” i germi di una modernità al tempo stesso ingenua e rivoluzionaria, capace di ispirare maestri di più chiara fama. L’opera di Rousseau che fu attivo tra la fine del XIX secolo e il periodo delle avanguardie storiche, si sottrae in effetti ad ogni possibile etichetta, come questa iniziativa intende dimostrare. L’esposizione, resa possibile dalla collaborazione scientifica e dai prestiti eccezionali dei Musées d’Orsay et de l’Orangerie di Parigi presenta a Palazzo Ducale oltre cento opere (40 di Rousseau e 60 di confronto) provenienti dalle più importanti istituzioni internazionali proprio per offrirci i frutti di una ricerca iniziata più di tre anni fa e mirata a collocare nella giusta posizione critica e storiografica l’arte di Rousseau, riconoscendole il ruolo di riferimento per intellettuali come Apollinaire e Jarry, collezionisti come Paul Guillaume e Wilhelm Uhde, e per pittori come Cézanne e Gauguin, Redon e Seurat, Morandi e Carrà, Frida Kahlo e Diego Rivera, Kandinskij e Picasso, tutti presenti per dialogare con i dipinti realizzati dall’artista francese nella breve stagione creativa compresa tra il 1885 e il 1910. Accanto ai maestri del Novecento è presente qui anche una raccolta di lavori esemplari di antichi maestri come Liberale da Verona, il Maestro della Fruttiera Lombarda, Giovanni di ser Giovanni detto lo Scheggia e Francisco Goya, spunto per indagare l’aspetto dell’ispirazione all’arcaismo che nei secoli corse parallela al classicismo e che in Rousseau trovò nuova sintesi attraverso un modello di realismo candido ed essenziale che permise alle successive avanguardie di ripartire da una strada incontaminata.                Tra i capolavori esposti lungo le otto sezioni in cui si articola la rassegna, figurano dipinti capitali come il celebre “Io: ritratto-paesaggio” (1889-90), mai visto prima in Italia, “Il cortile” (1896-98) acquistato personalmente da Kandinsky ed esposto nella prima mostra del “Blaue Reiter” (“Cavaliere Azzurro”) a Monaco , “La guerra o la cavalcata della Discordia” (1894), ben sei delle famose giungle,             dall’ “Incantatrice di serpenti” (1907) al “Cavallo assalito da un giaguaro” (1910), come pure una raccolta di nature morte e una serie di ritratti maschili e femminili. Alcuni cenni biografici. Henri Julien Félix Rousseau (Laval, 1844-Parigi, 1910), figlio di Julien Rousseau (lattoniere e commerciante di ferramenta) e di Eléonore Guyard. Abbandonati gli studi, si arruola volontario in fanteria nel 1863 al distretto di Angers. Nel 1868 morto il padre, lascia l’esercito, si trasferisce a Parigi in Rue Roussellet 25 e l’anno successivo si sposa con la diciottenne Clémence Boitard. Entra quindi nel 1871 come gabelliere nell’ufficio comunale del dazio di Parigi. Quest’ultimo impiego lo accompagnerà fino al 1893 e sarà il tempo e il luogo dove maturerà il suo desiderio di divenire un pittore e caratterizzerà la sua identità nel mondo artistico con il soprannome di Rousseau il “Doganiere”. È infatti in questo arco di tempo che si delineano le sue prime sconosciute opere: “Paesaggio invernale con episodio bellico” datato e firmato nel 1877, mentre è del 1879 la realizzazione “di Paesaggio con mulino e carretto” (opere il cui spunto nasce dalla semplice osservazione dell’illustrazione giornalistica del tempo), lavorando come autodidatta ormai quasi quarantenne ed usufruendo solo dei consigli di due pittori accademici Félix Auguste Clément e Jean-Léon Gérôme. Avendo nel 1884 la possibilità di frequentare il Museo del Louvre ha l’opportunità di osservare i grandi autori e di realizzare copie di matrice, sempre da autodidatta; nello stesso anno viene rifiutato dal Salon officiel, ma è accolto al Salon des Indépendants, che è meno selettivo, a cui partecipa regolarmente negli anni seguenti dal 1895 al 1900, e al Salon d’Automne dal 1905 al 1907. Nel 1891, ispirandosi alle vedute brasiliane del pittore olandese del XVII secolo Frans Post, esegue la sua prima tela a soggetto esotico: questa ambientazione viene ripresa continuamente, suscitando incomprensione ed ironia da parte dei critici, che ne deridono le limitate capacità tecniche e mettono in evidenza l’incongruenza della vegetazione, che non è reale ma frutto della sua straordinaria fantasia.      Col passare del tempo si assiste ad un’evoluzione del suo stile che diventa più attento alle proporzioni, alla prospettiva e alla distribuzione della luce, meno piatta ed irregolare rispetto al passato, quindi nelle opere mature Rousseau realizza uno spazio bidimensionale che, insieme al colore irreale, trasforma i personaggi in miti ed emblemi, negando e superando la conoscenza razionale del tempo e dello spazio. Negli ultimi anni della sua vita la sua visione da sogno e da favola viene compresa da alcuni intellettuali che iniziano una rivalutazione critica. Pittore all’apparenza ingenuo e incolto, è invece partecipe dei fermenti innovativi della sua epoca, tanto che i primi convinti riconoscimenti gli vengono dallo scrittore e poeta Guillaume Apollinaire: che così gli dedica nel 1913:             “Ti salutiamo / gentile Rousseau, puoi sentirci / Delaunay sua moglie Monsieur Quéval e io / Lascia passare i nostri bagagli / Senza farci pagare dazio alla porta del cielo / Ti porteremo tele, pennelli e colori / Perchè tu dipinga nel sacro ozio della vera luce / Come un tempo il mio ritratto / Il volto delle stelle.” Quindi dagli artisti Odilon Redon, Paul Gauguin, Robert Delaunay, Georges Braque e Pablo Picasso. I simbolisti lo elogiano per la maestria nell’uso del colore, Picasso e Gauguin vedono nella figurazione primitiva ed esotica delle sue opere un tentativo di ritorno alle origini e di liberazione dell’inconscio, Vassily Kandinsky vi trova una ricerca di spiritualità per certi versi simile alla sua. Continua a dipingere e ad esporre con scarso successo commerciale, tanto che è quasi sempre oppresso dai debiti, fino alla morte che avviene il 2 settembre 1910 all’Hôpital Necker di Parigi. Era rimasto vedovo due volte. Dei tanti figli, tutti avuti dalla prima moglie, solo una femmina gli sopravvisse.                                                                                                                                               Questo evento espositivo, prodotto da 24 Ore Cultura-Gruppo 24 Ore (che ha pubblicato un imperdibile catalogo, è nato dall’idea e dal grande impegno di Gabriella Belli e Guy Cogeval.

Palazzo Ducale – Appartamento del Doge; fino al 5 Luglio 2015; Orari: da domenica a giovedì 9-19; venerdì e sabato 9-20;                     la biglietteria chiude un’ora prima della chiusura; Informazioni e prenotazioni: Tel. +39 041 0988169; www.ticket.it/rousseau ; www.mostrarousseau.it; Laboratori ed attività interattive in lingua italiana (2 ore circa) rivolte alla scuola primaria, salvo ulteriore specificazione. Call Center dedicato: Tel. 041 86 24 100 (da lunedì a venerdì 9-14, martedì e giovedì 14-16                                                  È consigliabile prenotare almeno 15 giorni prima dell’appuntamento prescelto.

Fabio Giuliani

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