Venezia – fino al 27 novembre: 54. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE

| 8 settembre 2011
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VENEZIA – 54. ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE D’ARTE

Torna la Biennale di Venezia, con nuovi padiglioni, nuovi premiati, e immancabilmente nuove polemiche

Torna quest’anno la veneziana esposizione internazionale d’arte contemporanea, aperta al pubblico dal 4 giugno al 27 novembre ai Giardini e all’Arsenale. La tanto discussa 54esima Biennale è quest’anno più grande che mai, con 83 artisti da tutto il mondo, 37 eventi collaterali e 89 partecipazioni nazionali, tra cui hanno trovato spazio anche tre Tintoretto, in modo più o meno provocatorio inseriti all’entrata del Padiglione Centrale. L’esposizione, intitolata ILLUMInazioni, a detta della curatrice dell’attuale edizione (la svizzera Bice Curiger) “presenta un’arte attuale, plasmata da gesti che tendono verso una collettività e riferiscono al contempo di un’identità frammentata, di relazioni temporanee e di oggetti in cui è inscritta la transitorietà”, interpretazione di sicuro in linea con l’altro scottante tema di questa Biennale, ovvero la gestione del frammentato e disordinato Padiglione Italia ad opera di Vittorio Sgarbi. Il celebre critico d’arte/personaggio televisivo ha infatti attuato una strategia a dir poco geniale per la costituzione della sua auto-definita “Babele”: ha chiesto a 150 intellettuali italiani, che spaziavano da Gillo Dorfles a Marina Ripa di Meana, di scegliere il proprio artista preferito, che è poi stato esposto in una “mise en espace lacero-confusa”, come l’ha definita l’Osservatore Romano, di opere su opere accatastate confusamente una sull’altra fino al soffitto. Aspre critiche sono fioccate, non solo dalla critica d’arte nazionale, ma anche dagli inviati delle riviste più influenti a livello internazionale, a partire dalla stroncatura di «Le Monde» fino ad arrivare al pregnante seppur sintetico “talmente orribile che può essere inteso solo come una provocazione” dell’inviato del «Boston Globe». Ironico destino, data l’enfasi con cui il Presidente della Biennale Paolo Baratta, nel suo intervento, afferma che il principale obiettivo dell’esposizione è ottenere la stima del mondo. Forse ancora più indicativa è però la risposta di molti artisti che hanno direttamente declinato l’invito a esporre al Padiglione Italia, chi per la situazione paradossale e chi per le spese di spedizione dell’opera, che erano a carico dell’artista stesso, a causa dei continui tagli statali. Insomma, polemiche su polemiche e bisticci mediatici hanno accompagnato in questi mesi la Biennale, e non possiamo che trovarci d’accordo con Piera Cristiani quando dichiara che “sarebbe bello tornare a quei tempi in cui la cosa interessante dell’andare in Biennale era vedere l’arte“. Piuttosto quindi vale la pena di soffermarsi, nella fiacchezza generale di questa Biennale sottotono, i vincitori dei premi ufficiali di quest’anno: Il Leone d’Oro per la migliore Partecipazione nazionale è andato alla Germania, che dopo la recente morte del regista Christoph Schlingensief, l’artista designato a esporre, ha deciso di raggruppare artisti e curatori a lui vicini e organizzare una esibizione che fosse una panoramica della vita del regista e della sua opera, che è sempre stata prima di tutto una penetrante critica alla società tedesca e occidentale. Il Leone d’oro per il miglior artista di ILLUMInazioni è finito invece a Christian Marclay per la sua opera “The Clock”: l’artista utilizza da anni la decostruzione e ricostruzione della logica del racconto filmico, sostenendo l’idea che le inquadrature dei film siano dotate di una forza autonoma talmente forte da poter bastare a se stesse, senza essere necessariamente inserite nel contesto espressivo per il quale erano state concepite. In The Clock questa prospettiva d’azione viene applicata al tema del tempo, e ne consegue un video della durata di 24 ore composto da brani filmici di ogni genere e periodo storico, il cui punto di contatto è che mostrano orologi che indicano un’ora precisa, esattamente quella in cui lo spettatore sta guardando il film. Infine il Leone d’argento è stato assegnato ad un giovane artista di ILLUMInazioni, Haroon Mirza, “per il modo in cui la sua opera cattura immediatamente l’osservatore grazie all’originale uso del contrasto tra forza e fragilità“, e menzioni speciali sono andate al Padiglione della Lituania, Behind the White Curtain di Darius Mikšys, e alla svedese Klara Lidén, che espone all’Arsenale con Untitled (Trashcan). Insomma, nonostante tutto c’è ancora dell’arte di un certo livello, ed è ancora divertente andarne in cerca tra un padiglione e l’altro, allenando le gambe e prima di tutto il proprio spirito critico. E poi resta sempre un’emozione respirare il clima veneziano di questi sei mesi di sveglia creativa dal letargo invernale, oltre che per la Biennale in sé per tutto quello che gira intorno ad essa, per la possibilità di girare per la città e ogni due ponti inciampare in qualcosa di stimolante per chi ama l’arte contemporanea e spesso sopratutto per chi ama criticarla.

 Lucrezia Calabrò

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