Rovereto (TN) LA COSCIENZA DEL VERO – Capolavori dell’Ottocento da Courbet a Segantini

| 21 marzo 2016
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Una storia nuova del “navigar pittoresco”

Nuova vita al Mart con la Direzione di Gianfranco Maraniello e partenza dalla valorizzazione delle sue vaste collezioni nella splendida struttura creata dall’architetto Botta, di per sé un’opera d’arte: al primo piano “L’invenzione del moderno” (‘800 e primo ‘900), al secondo “L’irruzione del contemporaneo”; si susseguiranno di volta in volta approfondimenti tematici e monografici partendo da opere dal suo patrimonio con l’intento di approfondire le radici dell’arte italiana contemporanea, i movimenti storici internazionali e le nuove esigenze artistiche focalizzando i momenti di rottura. Con l’attuale mostra temporanea il Mart intende indagare alcuni momenti della cultura figurativa ottocentesca compresi tra il Romanticismo e l’Impressionismo, quindi fra il 1840 e il 1895,anno della prima Biennale di Venezia. Il titolo stesso parte dal concetto di adesione alla realtà di cui Courbet fu maestro, con la seguente sua dichiarazione di poetica: “La pittura è un’arte essenzialmente concreta e può consistere soltanto nella rappresentazione di cose reali ed esistenti”. Curata dalla conservatrice Alessandra Tiddia questa esposizione ci propone circa 100 opere mai o poco viste. Il percorso inizia con un grande dipinto proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna a Ca’ Pesaro (Venezia), “La morte di Otello” di Pompeo Marino Malmenti, pittore all’Accademia della città lagunare, sconosciuto ai più, che qui ammiriamo come se assistessimo alla rappresentazione teatrale dell’omonima opera di Giuseppe Verdi. Vero emblema della mostra è il “Doppio ritratto” in cui la dama, guardando verso di noi, indica con la mano la figura maschile appesa in cornice, un vero “3D”. Altro dipinto, direi anche “3D” è “Autoritratto con famiglia del ferrarese Pagliarini. Conosciamo i loro volti e il loro tempo attraverso gli autoritratti dei veneti Natale Schiavoni, Odorico Politi, Giovanni Degli Avancini, del bolognese Alessandro Guardassoni, del genovese Pietro Barabino, del lodigiano Giorgio Belloni, del milanese Eleuterio Pagliano; Favretto ci porta addirittura nell’aula di Anatomia dell’Accademia di Brera. A seguire, sempre con ambiente lo Studio d’artista, vediamo tele di Domenico Induno e Mosè Bianchi, quindi, in un allestimento tematico, nudi e paesaggi. Altro tema pittorico affrontato è la Natura morta, protagonista Segantini che, pittor giovane, si dilettò a riprendere pollame, cacciagione, funghi, fiori. La “pittura di genere” è affidata a Favretto, Bezzi, Prati, Milesi. La mostra termina con il grande Courbet, padre indiscusso del realismo, qui presente con suoi paesaggi. Un motivo di grande interesse è l’esposizione di fotografie corrispondenti, fra le prime prove di questa allora neonata rappresentazione della realtà. Ma la grande importanza di questa mostra sta soprattutto nella rappresentazione, accanto ai famosi noti (Boldini, De Nittis, Fragiacomo, Guglielmo Ciardi, Hayez, Tito) di veri artisti “dimenticati”, pur di un passato non lontano, degni al contrario di essere a pieno diritto inseriti nella Storia dell’Arte. Per l’occasione la casa editrice Electa ha prodotto un importante catalogo, ricco di ricerche e studi, dai quali possiamo venire a conoscenza delle vite e della poetica dei protagonisti esposti: interessantissimo, fra gli altri il contributo di Silvio Balloni “Arte e letteratura fra crepuscolo romantico e alba del decadentismo”, mentre Sergio Marinelli indaga i molteplici aspetti del vero.

Mart Museo d’Arte Moderna e Contemporanea-Trento e Rovereto; Corso Bettini 43, Rovereto (Trento); Fino al 3 Aprile 2016; orari: martedì-domenica 10-18, venerdì 10-21; Numero Verde 800 397760; www.mart.trento.it

Immagini 138

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Fabio Giuliani

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