Ravenna – “Il Bel Paese. L’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra, dai Macchiaioli ai Futuristi”

| 8 giugno 2015
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Ravenna è stata designata dal Governo quale Capitale Italiana della Cultura per il 2015 e condividerà questo titolo con le altre città finaliste nella competizione per la Capitale Europea della Cultura 2019 (Cagliari, Lecce, Perugia e Siena), assegnata poi a Matera.          In effetti quella straordinaria esperienza ha saputo mobilitare migliaia di cittadini e ha lasciato in eredità tante idee e progetti riguardanti il futuro della bella cttà romagnola che ha così la possibilità di tenere viva parte di quella eredità continuando a sviluppare i propri progetti secondo una programmazione che potrà accompagnarci almeno fino al 2021, anno del centenario dantesco.             Questa ricorrenza è tanto più sentita da queste parti dato che il “Sommo Poeta” visse a Ravenna a lungo dopo l’esilio da Firenze, e sempre qui gli è stata dedicata una speciale Cappella con la tomba contenente le sue spoglie, sito che rientra tra le mete cittadine più visitate. Durante tutto il 2015 Ravenna cercherà intanto di onorare il titolo valorizzando i programmi delle realtà culturali cittadine, eventi ad hoc e realizzando interventi su alcuni contenitori culturali. Presso il MAR – Museo d’arte della città di Ravenna è in corso ancora per poco un nuovo e entusiasmante percorso incentrato sulla rappresentazione del paesaggio italiano in tutte le sue forme.      Per l’occasione sono stati selezionati oltre cento capolavori che, suddivisi in sezioni tematiche, raccontano a più voci lo sviluppo del paese in un periodo storico cruciale, dalle premesse dell’Unità d’Italia alla partecipazione alla Grande Guerra, dai Macchiaioli all’avanguardia futurista. Il paesaggio in mostra al Mar diventa chiave di lettura della società italiana dell’epoca, in bilico fra quotidianità, scorci naturalistici e primi scenari industriali. La rassegna, curata da Claudio Spadoni, propone una sequenza di documenti pittorici delle straordinarie bellezze paesaggistiche italiane, e insieme spaccati di vita quotidiana come specchio di diverse condizioni sociali, in un tempo di grandi trasformazioni – politiche, economiche, culturali – rappresentate dai maggiori artisti italiani, ma anche nella prospettiva eccentrica degli artisti stranieri calati nel nostro Paese per ammirarne e dipingerne le bellezze. Il percorso espositivo inizia un’ampia sezione introduttiva con la presenza di alcuni dei più noti dipinti di Induno, Fattori, Lega, Guaccimanni, dedicati all’epopea risorgimentale. Si succedono poi diversi altri capitoli di questo viaggio nel tempo lungo la nostra penisola, ma anche in sequenza di modelli espressivi, con dipinti dei maggiori artisti del tempo, come Fontanesi, Caffi, Lega, Costa, Induno, Bianchi, Palizzi, Previati, Segantini: vette alpine, vedute lacustri, i più ammirati paesaggi marini, e scorci tra i più pittoreschi delle città mete celebrate del Grand Tour, come Venezia, Firenze, Roma, Napoli, nelle diverse declinazioni degli interpreti di punta del secondo Ottocento italiano, nonché di diversi artisti stranieri. Il “Bel Paese” è poi raccontato, oltre che per il particolare fascino degli scorci naturali, nella straordinaria, anche attraverso immagini suggestive di tradizioni e costumi, grazie ad opere di figure come Michetti, Signorini, Lega, Morbelli, con rappresentazioni della vita quotidiana di una società ancora rurale ma che lentamente si avvia all’industrializzazione, con artisti quali Fattori, Cannicci, Cammarano, Boccioni, per citare solo pochi nomi. Quindi la caratterizzazione di personaggi di diversa condizione sociale offerta da Lega, Cremona, De Nittis, Boldini. Quasi un album di famiglia di oltre un secolo fa a memoria di ‘come eravamo’. In questo anche la ricca sezione dedicata alla fotografia, praticamente dagli esordi alla sua progressiva affermazione, ha una parte molto importante, con alcuni dei suoi storici pionieri. La parte conclusiva è poi una sintesi di queste diverse sezioni, con opere realizzate tra il primo e il secondo decennio del ‘900, che documentano le premesse divisioniste chiaramente innestate in un clima europeo, e l’avvento del Futurismo, l’avanguardia guidata da Filippo Tommaso Marinetti, con artisti quali Boccioni, Balla, Depero, Carrà, Russolo, decisi a spazzare via ogni residuo della cultura e della sensibilità ottocentesche, prima che la Grande Guerra, vero spartiacque tra i due secoli, segni profondamente anche la continuità e le avveniristiche utopie del movimento.   Per il carattere civico, storico e documentario, oltre che squisitamente storico-artistico, la mostra è stata posta sotto l’egida dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, e gode del patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, della Regione Emilia-Romagna e della Provincia di Ravenna. La mostra è corredata da un ampio catalogo (€29 in mostra Sagep Editore,Genova) con il repertorio delle opere esposte e saggi di Marco A. Bazzocchi, Roberto Balzani, Claudia Cavatorta, Sandro Parmiggiani, Antonio Patuelli, Claudio Spadoni, Chiara Stefani, che affrontano la complessità degli aspetti culturali e sociali di queste dense pagine di storia nazionale. La mostra è stata realizzata grazie al prezioso sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna. Alcuni cenni sulla sede ospitante. Realizzato agli inizi del XVI secolo, il chiostro dell’Abbazia di Santa Maria in Porto prende il nome dalla Loggia del Giardino, meglio conosciuta come Loggetta Lombardesca, dalle maestranze campionesi e lombarde che vi lavorarono sotto la direzione di Tullio Lombardo. Dell’edificio originario, che dall’età delle soppressioni napoleoniche ha subito più volte riconversioni d’uso e rifunzionalizzazioni, sino al restauro degli inizi degli anni ’70 del Novecento, rimane il chiostro dalle proporzioni rinascimentali, l’impianto degli spazi e l’elegante loggia a cinque archi, divenuta il simbolo e l’emergenza monumentale dell’intero complesso. Attualmente la Loggetta Lombardesca ospita il Museo d’Arte della città di Ravenna, dal 2002 Istituzione del Comune di Ravenna. Con la nascita dell’Istituzione il museo, già Pinacoteca Comunale, ha rilanciato l’attività culturale, affiancando ad una già consolidata attività di conservazione e di valorizzazione del patrimonio, una produzione culturale articolata, con la costituzione del Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico, e l’attività espositiva, che consente di divulgare gli esiti della ricerca scientifica più avanzata. Il museo si muove su diversi registri, per indagare i laboratori artistici, dai grandi temi della contemporaneità in una prospettiva storica, alle frontiere della creatività emergente, dagli interventi di valorizzazione del patrimonio, al recupero della cultura materiale e delle manifatture.

MAR – Museo d’Arte della città – Via di Roma, 13; Telefono: (+39) 0544.482356 – 482477;

Fino al 14 Giugno 2015; orari: martedì-giovedì 9-18; venerdì 9-21; sabato e domenica 9-19;la biglietteria chiude un’ora prima;  intero € 9, ridotto €7, studenti €4; www.mar.ra.it

Fabio Giuliani

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