Prato – MUSEO PECCI

| 27 febbraio 2017
Museo Pecci - Prato 1

Nuova realtà per una tradizione che prosegue rinnovandosi

La bella città toscana di Prato, al sopraggiungere dell’anno nuovo, si è “risvegliata” con una nuova struttura, collocata quasi in prossimità della zona periferica. Da metà Ottobre 2016 il Centro Pecci ha riaperto in grande stile dopo il completamento dell’ampliamento, con la caratteristica forma di una navicella spaziale, a firma dell’architetto Maurice Nio e la ristrutturazione dell’edificio originario progettato dall’architetto razionalista Italo Gamberini. Ma facciamo qualche passo indietro. Il Centro per l’Arte Contemporanea “Luigi Pecci” nato grazie all’impegno e all’intuizione del Cavaliere del lavoro Enrico Pecci del Comune, è la prima istituzione italiana costruita ex novo per presentare, collezionare, documentare e promuovere le ricerche artistiche più avanzate. Dalla sua apertura nel 1988, ha prodotto una vasta attività espositiva e di documentazione sull’arte contemporanea, numerosi programmi didattici, spettacoli ed eventi multimediali. Ha raccolto in collezione oltre mille opere che mappano le tendenze artistiche dagli anni Sessanta ad oggi: pittura, scultura, cinema e video, installazioni, opere su carta, libri d’artista, fotografie, grafica, e progetti commissionati. Il progetto museale del Centro, sviluppato nell’arco di un quarto di secolo, è stato il riflesso di un collezionismo d’arte contemporanea diffuso a Prato, alimentato dalla vicina Casa d’aste dei fratelli Farsetti (il più grande gallerista in Italia, con proposte sempre importanti e di grande qualità riguardo l’arte antica, così come moderna e contemporanea) ed ispirato da figure di riferimento come Giuliano Gori, ideatore e proprietario di una estesa collezione d’arte ambientale nella Fattoria di Celle, a Santomato di Pistoia. L’attività museale realizzata per oltre venticinque anni ha costituito e in seguito incrementato una raccolta permanente che rappresenta la traccia duratura di ciò che è stato proposto al Centro Pecci in occasione di mostre temporanee, incentrate prevalentemente su sviluppi artistici italiani ed internazionali, partendo dalla stretta attualità degli anni Ottanta e dei primi anni Novanta del Novecento per arrivare nel corso degli anni successivi a comprendere, a ritroso, ricerche artistiche della seconda metà del XX secolo. Di particolare rilievo risultano lavori di vari esponenti dell’Arte Povera e della Transavanguardia italiana ed internazionale, così come di artisti dell’ex URSS e della fotografia d’artista. La raccolta comprende inoltre un vasto nucleo di opere e progetti di Poesia Concreta, Poesia Visiva, esperienze visuali di musicisti e performers donati dal mercante pratese Carlo Palli. Nel 2015 la collezione si è arricchita di un cospicuo comodato di opere pittoriche e fotografiche provenienti dalla collezione dell’industriale di origini pratesi Alessandro Grassi, incentrata su ricerche artistiche italiane e internazionali sviluppate negli anni Ottanta e Novanta. Le mostre realizzate e la collezione raccolta a Prato sono il frutto delle inclinazioni critiche, degli interessi artistici e delle effettive opportunità dei direttori che si sono succeduti alla sua guida e dei curatori che vi hanno operato: Amnon Barzel, Ida Panicelli, Antonella Soldaini, Bruno Corà, Daniel Soutif, Samuel Fuyumi Namioka (Dipartimento collezione, 2003-2005), Marco Bazzini e Stefano Pezzato, affiancati negli anni da qualificate collaborazioni esterne di curatori e critici italiani ed internazionali. Oggi il complesso ospita, oltre a circa 4000 mq di sale espositive, l’archivio e biblioteca specializzata CID/Arti Visive, l’auditorium–cinema, il bookshop, il ristorante e il bistrot e il teatro all’aperto. Il CID/Arti Visive all’interno del Centro – aperto al pubblico nel 1989 – è una biblioteca specializzata nella documentazione e nella ricerca sui movimenti dell’arte del XX e XXI secolo e sugli eventi espositivi tenuti nelle più significative istituzioni nazionali e internazionali (musei, fondazioni, enti pubblici, gallerie private). Nel corso degli anni la collezione libraria è stata incrementata attraverso acquisti, omaggi e donazioni di raccolte private di critici, editori, artisti e studiosi d’arte, come Ferruccio Marchi, Giancarlo Politi, Ermanno Migliorini, Sergio Santi, Amnon Barzel, Egidio Mucci ed altri. Il patrimonio del CID/Arti Visive supera oggi le 60.000 unità: a fianco della documentazione libraria, in cui si distinguono i cataloghi delle maggiori esposizioni tenutesi in ambito nazionale e internazionale, si collocano quella emerografica, che conta più di 330 riviste specializzate, di cui 65 attive, e quella audiovisiva, tra cui spiccano i video degli allestimenti delle mostre e degli eventi tenuti al Centro Pecci a partire dal 1988 e le registrazioni delle attività e dei laboratori didattici di Bruno Munari. Dal settembre del 2014 è in vigore una Convenzione fra il Centro Pecci e l’Istituto culturale e di documentazione “Alessandro Lazzerini” di Prato per lo sviluppo e la gestione della Biblioteca stessa. Durante i lavori di ristrutturazione e di completamento del nuovo complesso, dal 2010 il Museo Pecci aveva aperto una “filiale” a Milano in Ripa di Porta Ticinese, lungo il Naviglio Grande, dove, abbiamo avuto la fortuna di visitare, a rotazione, alcuni esempi della collezione permanente. In occasione della sua riapertura, il Centro Pecci è stata allestita qui la mostra dal titolo “La fine del mondo”, a cura del Direttore Fabio Cavallucci con la collaborazione di un nutrito gruppo di esperti internazionali. Attraverso le opere di oltre 50 artisti internazionali – uomini e donne – e con un allestimento che si estende sull’intera superficie espositiva del museo di oltre 3000 metri quadrati, questa esposizione si configura come una specie di esercizio della distanza, che spinge a vedere il nostro presente da lontano. Durante il percorso il pubblico può sperimentare la sensazione di vedersi proiettato a qualche migliaio di anni luce, per rivedere il mondo di oggi come se fosse un reperto fossile, lontano ere geologiche dal tempo presente, con la sensazione di essere sospesi in un limbo tra un passato ormai lontanissimo e un futuro ancora distante. “La fine del mondo” si colloca all’interno di questo limbo e, attraverso lavori di natura diversa spesso da attraversare, da esperire fisicamente, in una scansione di spazi e di suoni che si succedono, trascina in un movimento continuo, ineluttabile. Lungo il percorso espositivo tutte le espressioni e i linguaggi artistici sono strettamente collegati: la musica, il teatro, il cinema, l’architettura e la danza non rappresentano solo eventi collaterali, ma si snodano come momenti integranti della mostra, contribuendo a costruire una narrazione immersiva e coinvolgente. Questa mostra temporanea è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano-inglese) pubblicato da Silvana Editoriale e da una fitta serie di conferenze e di dibattiti che svilupperanno i vari temi trattati, anche di carattere scientifico, filosofico, letterario: dalle teorie recentissime della fisica alla preistoria, dalla fantascienza all’ecologia e alla sostenibilità. In occasione dell’inaugurazione del Pecci, la mia curiosità mi spinse a visitare il Duomo e il Museo d’Arte antica a Palazzo Pretorio, scoprendo così un patrimonio artistico strepitoso dal Duecento all’Ottocento, che mi ha chiarito il perché della nascita di quello d’arte contemporanea. Prato, infatti, fin dall’antichità, è stata sede di uno dei maggiori distretti industriali italiani per la produzioni di filati e tessuti di lana, per cui, in città si trova anche lo specifico Museo del Tessuto. Queste attività creative da sempre sono state legate all’arte. In conclusione auguriamo a questa nuova struttura, alla proposta artistica attuale e a quelle future sempre maggiore successo e lunga vita.

Centro per l’arte contemporanea “Luigi Pecci” – Viale della Repubblica 277, Prato; Mostra in corso, fino al 19 Marzo 2017; Tel. 0574 5317; www.centropecci.it

Fabio Giuliani

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