Milano: FRANCA GHITTI – “ULTIMA CENA 1963-2011”

| 10 luglio 2014
Franca Ghitti 1

Materia e spiritualità

Villa Clerici a Milano, in zona Niguarda, fu costruita tra gli anni Venti e Trenta del Settecento su un progetto attribuito a Francesco Croce. L’edificio fu voluto come palazzo di delizia da Giorgio Clerici (1648-1736) e quindi dal pronipote Antonio Giorgio (1715-1768), l’esponente più illustre della casata lombarda. A partire dall’ultimo quarto dell’Ottocento la villa conobbe una fase di decadenza, divenendo una filanda con la conseguente spogliazione di tutti gli arredi. Nel 1912 Mario Ganzini vi installò una fabbrica di materiali e apparecchi fotografici, e grazie a lui si avviò anche il recupero dell’intero complesso, restaurato in modo sorprendentemente rispettoso. Dal 1927 è sede della Casa di Redenzione Sociale, un istituto della Compagnia di San Paolo con lo scopo di recuperare alla società gli adulti dimessi dai luoghi di pena e poi, a partire dal dopoguerra, i minori in situazione di disagio, attività svolta ancora oggi negli edifici costruiti appositamente negli anni Cinquanta a fianco della villa. Nel 1955 nelle sale restaurate è nata la Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei, la prima realtà di questo genere in Italia e tra le prime a livello internazionale, voluta da Dandolo Bellini, amico e collaboratore di Giovanni Battista Montini, futuro Papa Paolo VI. In questo spazio si tengono periodicamente esposizioni dedicate ad artisti del nostro tempo, dando maggiore risalto a tematiche attinenti alla spiritualità.                                                                    In questo periodo al primo piano del complesso possiamo ammirare “Ultima cena (1963-2011)” di Franca Ghitti. Ritenuta da alcuni il capolavoro dell’artista bresciana, questa opera di grande impegno e profondo significato, ripropone in una sintesi di intensa suggestione, aspetti e momenti diversi della sua produzione, e li riformula in una prospettiva di assoluta novità. Si tratta di un dipinto a olio di grandi dimensioni, che la Ghitti aveva realizzato nei primi anni Sessanta, e su cui era tornata tra il 2010 e il 2011, creando tre installazioni, diverse per ciascuna sede espositiva: la chiesetta di San Gottardo a Erbanno (BS) (2010), l’Antiquum Oratorium Passionis di Sant’Ambrogio a Milano (2011) e il Museo Diocesano di Brescia (2011). Per dare forma a un austero rito conviviale, la Ghitti raccoglie ed organizza, in un ordine geometricamente calcolato, elementi e materiali diversi, come scarti della lavorazione del ferro, la rete metallica, frammenti di carbone, coppelle in ferro contenenti granaglie varie, pagine e libri chiodati, sbarre, lance, ritagli e polvere di ferro, che segnalano drammaticamente il presagio e i simboli della “Passione”. Una serie di pani rotondi, posati ai piedi dell’altare o tra le sbarre di ferro che sostengono il dipinto, le 12 posate dei convitati perfettamente allineate, a fronte dell’immagine effigiata 50 anni prima, sono tutte presenze evocative e modi che a distanza di millenni ricostruiscono un evento che appartiene profondamente alla nostra cultura. Come ha scritto John Freccero, uno dei massimi intellettuali americani, “L’universalità dell’opera della Ghitti è tale da permettere a ciascuno di noi di leggere in essa la nostra storia; la sua Ultima Cena, non celebra solo un rito di addio, ma è anche capace di evocare simbolicamente la riunione di corpo e anima, dell’umano e divino”.                                                                                                                                                                                                          Franca Ghitti (1932-2012) nasce a Erbanno in Val Camonica. Studia all’Accademia di Brera a Milano, frequenta a Parigi l’Académie de la Grande Chaumière, a Salisburgo il corso di incisione diretto da Oskar Kokoschka. Realizza negli anni Sessanta le prime sculture in legno (Vicinie, Rogazioni, Litanie) proponendosi di definire fin da allora un’immagine dello spazio che abbia anche una dimensione del tempo e della storia. Recupera legni usurati, avanzi di segheria, chiodi, per evocare la presenza di una cultura intessuta di elementi costanti e ripetuti: è già un lavoro di mappatura antropologica. Dal 1969 al 1971 vive e lavora in Kenya, dove realizza, per incarico del Ministero degli Esteri, le grandi vetrate legate in cemento della Chiesa degli Italiani a Nairobi. Rientrata in Italia, lavora il legno e il ferro, rivisitando linguaggi ormai emarginati, legati alle vecchie tradizioni di lavoro nei boschi e nelle fucine. Sue mostre sono presentate in importanti sedi a Mantova, Torino, Milano, Heidelberg, fino alla grande antologica di Palazzo Braschi a Roma nel 1988. Nel 2000 espone “Other Alphabets” alla O.K. Harris Gallery di New York; i “Cancelli d’Europa” a Settembre a Monaco di Baviera (Pasinger Fabrik) e a Novembre a Bilbao (Fundacion Bilbao Bizkaia Kutxa). Nel 2008 la mostra Pages – Nails alla OK Harris Works of Art di New York propone le “Pagine chiodate”, opere inedite di grafica e scultura realizzate con carta, cartone e chiodi. A settembre 2008 su invito di BresciaMusei, inaugura la mostra “La città e la sua impronta” al Castello di Brescia.In maggio e giugno 2009 presenta il “Progetto per zona Navigli. Scultura nella città-Acqua sul Naviglio”, Museo della Permanente, Milano. Nel 2011 espone “Frammenti dell’Albero-Sculture e installazioni” presso la Sala Foyer dell’Università Bocconi di Milano, e presenta anche il suo ultimo lavoro monografico, “Ghitti. La grammatica dei chiodi (The Grammar of Nail)”, che contiene una raccolta di opere dal 1963 al 2010. A Luglio è a San Pietroburgo su invito del Museo D’Arte Contemporanea Manege (Luglio-Settembre 2011) con installazioni in ferro. Muore l’8 aprile 2012, domenica di Pasqua. Lascia un’opera ingente e in parte sconosciuta. Una serie di iniziative si avviano dopo la sua morte per lo studio e conservazione, catalogazione della sua opera. Nel 2013 è nata la Fondazione “Archivio Franca Ghitti”. Si sono occupati del suo lavoro personaggi della cultura e della letteratura, tra cui Vanni Scheiwiller, Vittorio Sereni, Roberto Sanesi, Italo Calvino, Franco Loi, nonché storici dell’arte e critici tra i quali Giulio Carlo Argan, Carlo Bertelli, Rossana Bossaglia, Enrico Crispolti, Bruno Passamani, Elena Pontiggia.

Galleria d’arte Sacra dei Contemporanei – Villa Clerici; Via Terruggia 14, Milano; Fino al 19 luglio 2014; orari: martedì-sabato 9.30-12.30 e 14-16.30                         Tel. 02 6470066; www.villaclerici.it

Fabio Giuliani

 

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