LAWRENCE E IL GARDA

| 5 agosto 2013
lawrence e il garda

Il 2012 è stato l’anno del centesimo anniversario del soggiorno di D.H. Lawrence sul Lago di Garda, una tappa importante nella vita dello scrittore, ricca di suggestioni.

Il volume “David Herbert Lawrence e il Garda”, a cura di Stefania Michelucci, il quarto della collana Emersioni, in collaborazione con l’associazione “Il Sommolago” (pp. 190, 10 euro) segue le tracce di queste ispirazioni. La professoressa ripercorre le tappe del viaggio di Lawrence in compagnia della sua amante, Frieda. Una relazione scandalosa per l’epoca, perché Frieda aveva lasciato il marito per lo scrittore inglese, che poi l’avrebbe sposata nel 1914. Nel loro viaggio i due travalicarono le Alpi e giunsero a Riva del Garda, all’epoca ancora sotto il dominio austriaco; da lì proseguirono per Torbole e successivamente trovarono pianta stabile a Villa di Gargnano, dove rimasero fino al marzo 1913. Gli ultimi giorni del loro soggiorno in Italia li trascorsero infine nella piccola frazione di San Gaudenzio, poco distante da Gargnano. E’ interessante osservare come le vicende umane e personali di Lawrence si intreccino con i nostri luoghi e come questo intreccio si riversi nella sua parola scritta. Lo scenario che si apre agli occhi dello scrittore è una natura sfavillante nei suoi colori e profumi, un paesaggio bellissimo e ancora incontaminato. A predominare in quel periodo erano i terrazzamenti delle limonaie, importante fonte di ricchezza per gli abitanti della zona fino a quel momento, perché all’arrivo di Lawrence quella ricchezza si stava esaurendo: l’avvento dei processi di meccanizzazione e, soprattutto, la costruzione della ferrovia che rese più facile l’importazione dei limoni dalla Sicilia ne stavano decretando la fine inesorabile. Lo scrittore, acuto osservatore come solo un grande giornalista e romanziere sa essere, se ne accorge. Lui, uomo del nord industrializzato, sa che il sud caldo e avvolgente delle limonaie volge al crepuscolo e presto soccomberà sotto la spinta egemone della industrializzazione. Una dicotomia, quella tra nord-sud, che viene ottimamente rappresentata nel saggio “I giardini di limoni”, parte della raccolta “Sul Lago di Garda”, che la professoressa Michelucci analizza insieme ad altri scritti, come “Crepuscolo in Italia”, forse l’opera che meglio riflette l’opposizione nord-sud e, soprattutto, la consapevolezza da parte dello scrittore che la realtà italiana è un Eden ormai prossimo al tramonto. Il gran tour che fin dal Rinascimento i giovani altolocati d’Europa compivano in Italia alla scoperta delle sue infinite preziosità culturali, dalle quali bisognava solo imparare, sta diventando ormai un mero processo di colonizzazione, e pertanto l’Italia viene percepita da Lawrence come un paese condannato. Una sorta di perdita dell’innocenza che colpisce molto lo scrittore, che tuttavia osserva anche delle persistenti isole di felicità, i villaggi di case fatte di pietra nei quali il tempo sembra essersi fermato, che lui ci restituisce e rende immortali nei suoi scritti. Stefania Michelucci è professore associato di Letteratura inglese presso l’Università degli Studi di Genova, dal 2003 è reader per la rivista internazionale «D.H. Lawrence review» e membro della D.H. Lawrence Society of North America da cui è stata nominata co-executive director per il prossimo convegno di studi lawrenciani che si terrà a Gargnano nel 2014.

Paola Russo

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