Genova – ANDY WARHOL / HELMUT NEWTON

| 20 dicembre 2016
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Il significato delle immagini nella modernità

Anche in queste imminenti festività natalizie Palazzo Ducale è davvero in “gran forma” quanto all’offerta artistica per il pubblico con due veri e propri eventi espositivi dedicati a due figure emblematiche della seconda metà del Novecento, entrambi entrati ormai nell’ “immaginario collettivo” popolare in tutto il mondo. Ma andiamo con ordine. “Warhol. Pop Society” è il titolo dell’esaustiva retrospettiva dedicata ad Andy Warhol (Pittsurgh, 1928-New York, 1987) all’approssimarsi dei trent’anni dalla scomparsa del grande artista americano. Curata da Luca Beatrice, prodotta ed organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la Cultura di Genova e da 24 ORE Cultura-Gruppo 24 Ore, la mostra, ospitata al primo piano, presenta circa 170 opere tra tele, prints, disegni, polaroid, sculture, oggetti, provenienti da collezioni private, musei e fondazioni pubbliche e private italiane e straniere. Il percorso tematico si sviluppa intorno a sei linee tematiche: il disegno, le icone, le polaroid, i ritratti, Andy Warhol e l’Italia, il cinema, considerando l’intero arco della sua ’attività. Secondo Beatrice con lui si apre l’epoca dell’arte contemporanea, così come ancora la intendiamo oggi. Se nel calendario della musica pop c’è un ante e un post Beatles, l’unico fenomeno culturale e mediatico degli anni Sessanta in grado di rivaleggiare con Warhol, allo stesso modo in quello dell’arte dobbiamo parlare di un “Before Andy” e di un “After Andy”. Soprattutto, Warhol è stato capace di intuire e anticipare i profondi cambiamenti che la società contemporanea avrebbe attraversato a partire dall’era pop, da quando cioè l’opera d’arte comincia a relazionarsi quotidianamente con la società dei mass-media, delle merci e del consumo. Nella “Factory”, a New York, non solo si producevano dipinti e serigrafie: si faceva cinema, musica rock, editoria, si attraversavano nuovi linguaggi sperimentali in una costante ricerca d’avanguardia. Anche nei confronti della televisione, il nuovo medium per eccellenza, Warhol manifesta una curiosità straordinaria e, probabilmente, se fosse vissuto nei nostri tempi, non avrebbe esitato a usare i social network e la comunicazione in rete. Vediamo qui esposti anche alcuni straordinari disegni preparatori che anticipano dipinti famosi come il “Dollaro” o il “Mao”; le celeberrime icone di Marilyn, qui presente sia nella serigrafia del 1967 sia nella tela Four Marilyn, della Campbell Soup e delle Brillo Boxes; i ritratti di volti noti come Man Ray, Liza Minnelli, Mick Jagger, Miguel Bosè e di alcuni importanti personaggi italiani: Gianni Agnelli, Giorgio Armani e Sandro Chia. Un’intera sezione è poi dedicata alle polaroid, tanto importante e utilizzata dall’artista per immortalare celebrities, amici, star e starlett e di cui si presentano oltre 90 pezzi, distribuiti in un particolare quanto suggestivo allestimento. Completa l’esposizione un video in cui il curatore racconta al pubblico la vita e le opere di Warhol. Che cosa si intende per “Pop Society?” Che cosa significa, oggi, una mostra su Andy Warhol? Perché Warhol è sempre di moda e sempre attuale? Attraverso fotografie d’epoca, immagini di contesto e tre puntuali saggi introduttivi, un prezioso catalogo edito da 24Ore Cultura si propone di rispondere proprio a queste domande, approfondendo al contempo la conoscenza delle opere esposte: dai ritratti ai disegni, dalle pubblicità alle polaroid, passando per i capolavori ispirati all’arte, alla cultura e ai paesaggi italiani. Questa esposizione, a mio avviso, mette finalmente in luce che grande artista fu Warhol: disegnatore strepitoso nel cogliere l’essenza della rappresentazione sia dell’uomo che delle natura che degli oggetti; còlto e profondo, con l’occhio che vede oltre le apparenze. A dimostrare la sua attrazione per l’Italia basta la sua stessa frase davanti al Vesuvio, vulcano simbolo di Napoli, oggetto di sue diverse interpretazioni: “Per me l’eruzione è un’immagine sconvolgente, un avvenimento straordinario ed anche un pezzo di scultura”, e come tale ce lo restituisce. L’ultima sua opera è ancora dedicata al patrimonio italiano: la reinterpretazione in chiave pop dell’affresco “Ultima Cena” di Leonardo da Vinci conservato nel Refettorio della Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Milano.

Palazzo Ducale-Appartamento del Doge; Piazza Matteotti 9, Genova; fino al 26 Febbraio 2017; Orari: lunedì 14.30-19; martedì, mercoledì, giovedì, sabato, domenica 9-19, venerdì 9-22 (la biglietteria chiude un’ora prima (ultimo ingresso); Orari festività: sabato 24 dicembre 9-16, domenica 25 dicembre chiuso, lunedì 26 dicembre 9-19, Sabato 31 dicembre 9- 02 (per “Capodanno Palazzo Ducale”), domenica 1 gennaio 9-19, lunedì 2 gennaio 9-19, venerdì 6 gennaio (Epifania) 9-22; Biglietti: Intero € 13, Ridotto e Gruppi € 11; Informazioni e prevendita: Tel. 010 9868057; sito Internet ufficiale: www.warholgenova.it

La mostra “Helmut Newton. Fotografie. White Women / Sleepless Nights / Big Nudes” presenta oltre 200 immagini di uno dei fotografi più importanti e celebrati del Novecento. Curata da Matthias Harder e Denis Curti e organizzata dalla Fondazione per la Cultura di Palazzo Ducale Genova in collaborazione con Civita e la Fondazione Helmut Newton di Berlino, l’esposizione è frutto di un progetto nato nel 2011 per volontà di June Newton, vedova del grande fotografo. La rassegna, ospitata negli spazi del Sottoporticato, raccoglie le immagini di “White Women”, “Sleepless Nights” e “Big Nudes”, i primi tre libri di Newton pubblicati alla fine degli anni ‘70, volumi oggi considerati leggendari e gli unici curati dallo stesso Newton, da qui il titolo assegnatole. Nel selezionare le fotografie, il fotografo-artista mette in sequenza, l’uno accanto all’altro, gli scatti compiuti per committenza con quelli realizzati liberamente per se stesso, costruendo una narrazione in cui la ricerca dello stile e la scoperta del gesto elegante sottendono l’esistenza di una realtà ulteriore, di una vicenda che sta allo spettatore interpretare. Brevi cenni biografici. Helmut Newton, grande fotografo di moda, nasce a Berlino nel 1920 da una famiglia dell’alta borghesia di origine ebrea. A seguito delle leggi razziali è costretto a lasciare la Germania per la Cina. Nel 1938 la sua relazione con una ricca signora belga lo induce a viaggiare per le colonie britanniche fino ad approdare in Australia dove acquisisce la cittadinanza. Nel 1948 sposa l’attrice June Brunell, nota al mondo della fotografia con lo pseudonimo di Alice Springs. Nel 1961 si trasferisce a Parigi dove ha inizio la sua lunga carriera fotografica sulle più importanti riviste di moda, diventando famoso per ritratti e nudi più richiesti e pagati al mondo. E’ importante perché porta la moda fuori dagli Studio ad incontrare la città e il mondo esterno. Le sue immagini di donne sempre di grande personalità e sensualità in bianco e nero fanno ormai parte della storia della fotografia. Muore nel 2004 ad 83 anni, dopo essere stato onorato, nel 1996, del titolo di Gran Commendatore delle arti e delle lettere, per volontà del Ministro della Cultura francese.

Palazzo Ducale, Sottoporticato; Piazza Matteotti 9, Genova; fino al 22 Gennaio 2017; Orari: lunedì 14-19, da martedì a domenica 10-19 (la biglietteria chiude un ora prima); Festività: sabato 24 Dicembre 2016 regolare apertura, domenica 25 Dicembre 2016 chiuso; lunedì 26 Dicembre 2016 aperto dalle 10 alle 19; sabato 31 Dicembre 2016 dalle 10 alle 02 (del 1 gennaio); domenica 1 Gennaio 2017 regolare apertura; sito Internet: www.newtongenova.it

Fabio Giuliani

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