Brenzone: UNA SCOMMESSA VINTA 2002

| 1 maggio 2002
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Il varo di EOS si farà il primo giugno 2002, al Circolo Nautico di Castelletto di Brenzone.

Chi potrebbe, di questi tempi, scommettere e vincere, sull’amicizia, sull’intelligenza e sull’entusiasmo? E’ quello che hanno fatto tre amici col Progetto “EOS la vela per tutti”. L’idea è stata del più “esperto” della materia. Anzi, delle materie: la disabilità e la vela. Michele Dusi, paraplegico e velista, sia prima che dopo l’incidente, convinto dell’utilità della vela, non solo dal punto di vista psicologico, ma anche e soprattutto, da quello fisico (i movimenti che il paraplegico fa in barca servono a rinforzare il tono muscolare residuo) ha pensato bene di trasmettere la sua esperienza ad altri paraplegici. Per farlo, però, erano necessarie le barche a vela. Ed ecco Maurizio Cimetti e Erwin Linthout (italianissimo non ostante il nome e il passaporto olandese) che avevano due J24 da mettere a disposizione (uno di questi si chiama Eos, da cui il nome del progetto e dell’Associazione). Detto e fatto: ai paraplegici fu offerta la possibilità di andare in barca a vela. Anche perché la Banca Popolare di Verona ed il Comune, tramite l’Assessorato allo Sport, avevano coperto le spese quasi del tutto. Il primo skipper del progetto, Gianni Torboli, olimpionico, abbandonò a metà per altri impegni, dopo aver fatto alcune lezioni teoriche (a proposito, grazie allo Yacht Club di Verona per la disponibilità della propria sede e non solo), ma per l’anno 2000/2001 la pratica, di cui si occuparono i membri dell’equipaggio del J24, fu talmente fruttuosa che si riuscì a partecipare ad alcune regate, ottenendo anche dei successi. Comunque il risultato terapeutico fu sancito, non solo dalla contentezza dei cinque disabili che avevano partecipato al progetto, ma anche, tecnicamente, dalla testimonianza dei tre fisioterapisti dell’Ospedale Sacro Cuore di Negrar che facevano parte del gruppo e che diedero sostanza e sostegno al prosieguo del progetto. Sì perché, forti del successo dell’iniziativa a cui, tra l’altro ha aderito anche la Facoltà di Scienze motorie dell’Università di Verona, i Soci di EOS pensarono bene di “ingrandirsi”. I due J24 potevano portare solo un disabile per volta e nel ruolo di timoniere, dunque era imprescindibile, per dare la possibilità ad un numero maggiore (purtroppo i traumatizzati sono sempre in aumento) di disabili motori di praticare la vela anche in altri ruoli, avere a disposizione una barca più grande, soprattutto più spaziosa. Ecco che la Fondazione Cariverona, attuando il proprio statuto, ha capito l’importanza del progetto (tra l’altro, da quello che ci risulta è il primo in Europa: c’è un precedente a San Diego, in California) ed ha messo a disposizione un contributo sostanziale (ma non esaustivo) per l’acquisto di quella che era considerata, da Michele Dusi, la barca ideale, capace, tecnica e veloce: il Proteus 90, che si costruisce nei cantieri omonimi di Cavaion. Infatti può trasportare e far “lavorare” tre, quattro, anche cinque disabili essendo più grande del J24, sia nella lunghezza (circa 2 m in più), che nella capienza del pozzetto. Ma la cosa ancora più importante è stata che l’Ospedale Sacro Cuore di Negrar, nelle persone del Presidente Fratel Bonora e del Primario del Servizio di Riabilitazione, Dott. Avesani, ha ritenuto il progetto talmente valido da convincere la Regione Veneto a finanziarlo e, quindi, a stipulare una convenzione con l’Ospedale e l’Associazione, permettendo così la copertura delle spese. In realtà anche la Provincia di Verona ha dimostrato di comprendere l’importanza del Progetto assieme ad altri Enti pubblici ed Aziende private. Vogliamo sottolineare la partecipazione del Comune di Brenzone e del Circolo Nautico di Castelletto di Brenzone, nelle cui acque stazionerà il Proteus, che ha messo a disposizione lo spazio acqueo concesso dall’Ispettorato al porto di Verona, e che ha accolto “EOS la vela per tutti” tra i suoi Soci. Ora la barca è più grande (ma ci saranno ancora i J24, anzi aumenteranno di un’unità), i velisti disabili sono otto/nove, lo skipper (o dovrei dire “la”) è un’altra campionessa olimpica, Federica Salvà, quindi ci sono tutte le premesse per fare delle cose sempre più importanti (sono previsti nuovi sviluppi di cui vi renderemo partecipi quando si concretizzeranno). Ecco questa, in breve, è la storia di una scommessa vinta, soprattutto dal punto di vista umano, perché, in definitiva, ha coinvolto molti Enti ed Istituzioni, ma innanzitutto moltissime persone.

Di: Carlo Gheller

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