Vicenza – VAN GOGH – TRA IL GRANO E IL CIELO

| 27 marzo 2018
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“Anch’io mi sento talvolta molto debole, quando lavoro sulle dune o altrove: non mangio certo a sazietà. Le mie scarpe sono tutte rattoppate, usate all’estremo; tutto ciò e altre piccole miserie mi producono molte rughe. Infine, tutto questo sarebbe nulla, Théo, se potessi aggrapparmi all’idea che andrà comunque tutto bene, a condizione di perseverare.” (Vincent a Théo, estate 1883)

Vicenza è città d’arte e storia a tutti gli effetti, legata in modo indissolubile alla figura di Andrea di Pietro della Gondola (Padova, 1508-Maser, 1580), meglio conosciuto come Andrea Palladio, architetto e scenografo che, con la sua inventiva, ha rivoluzionato il modo di progettare palazzi, strutture e fu esempio da seguire per le generazioni successive. Le “sue” Ville nel territorio vicentino sono diventate Patrimonio Unesco così come il Capoluogo di provincia, dove troviamo “gioielli” architettonici ormai diventati veri e propri “simboli”: due su tutti il “Teatro Olimpico” e la “Basilica Palladiana”. Quest’ultima, un tempo sede delle magistrature pubbliche di Vicenza, attualmente dotata di tre spazi espositivi indipendenti, è sede di mostre d’architettura e d’arte, spesso di grande livello. A ciò ha indubbiamente contribuito l’apporto di Marco Goldin con “Linea d’Ombra”, la Società di produzione eventi d’arte da lui gestita, che ritorna qui proseguendo un progetto iniziato negli anni scorsi con bellissime mostre quali “Raffaello verso Picasso. Storie di sguardi, volti e figure” (Ottobre 2012-Gennaio 2013), “Verso Monet. Storia del paesaggio dal Seicento al Novecento” (Febbraio-Maggio 2014) e “Tutankhamon Caravaggio Van Gogh. La sera e i notturni dagli Egizi al Novecento”. Si riprende, possiamo ben dire, dalla fine dell’ultima, in quanto ora il protagonista assoluto al centro della scena è proprio Vincent Van Gogh.  “43 dipinti e 86 disegni. Con l’apporto fondamentale di quello scrigno vangoghiano che è il Kröller-Müller Museum in Olanda. Ricostruisce con precisione l’intera vicenda biografica, ponendo dapprincipio l’accento sui decisivi anni olandesi, che dall’autunno del 1880 nelle miniere del Borinage, per la verità in Belgio, fino all’autunno del 1885 a conclusione del fondamentale periodo di Nuenen, sono una sorta di stigmate infiammata e continuamente protratta. Una vera e propria via crucis nel dolore e nella disperazione del vivere. (…) come entrare nel laboratorio dell’anima di Van Gogh, in quel luogo segreto, solo a lui noto, nel quale si sono formate le sue immagini. Spesso nella condivisione dei temi in primo luogo con Jean-François Millet e poi con gli artisti della cosiddetta Scuola dell’Aia, una sorta di versione olandese della Scuola di Barbizon.” Marco Goldin, così introduce la mostra incentrata sulla figura di Van Gogh, tra i primari interpreti – a cavallo tra Otto e Novecento – di quello “Tsumami” pittorico provocato dagli “Impressionisti”, così come furono chiamati – inizialmente con intento dispregiativo – alcuni artisti che esprimevano concetti e linguaggi diversi rispetto a quelli fino ad allora abituali delle cosiddette “Accademie”, tanto da venire respinti nelle mostre tenute dal “Salon” ufficiale e, proprio per questo, confluiti nel “Salon des Refusées”, iniziando a farsi conoscere, ma poi la storia cambiò opinione…   Il percorso espositivo considera inizialmente , approfondendoli, i cinque anni della permanenza olandese dell’artista, nel Brabante, da Etten nella primavera del 1881 fino all’autunno del 1885 a Nuenen. Ma anche i mesi meravigliosi trascorsi nell’autunno del 1883 nella regione del Drenthe, quella più amata dai paesaggisti olandesi e nella quale Van Gogh realizza alcuni fogli di squisita eleganza. Con l’anticipazione determinata, al principio di tutto, dal lungo periodo passato in Belgio, dal dicembre 1878 all’ottobre 1880, nel distretto minerario del Borinage, a sud ovest di Mons, prima di qualche mese a Bruxelles. E dopo i tre mesi, a cavallo tra 1885 e 1886, ad Anversa per frequentare la locale Accademia di Belle Arti, verrà, da inizio marzo 1886, il decisivo approdo in Francia, inizialmente a Parigi, fino alla mattina del 19 febbraio 1888 quando, quale congedo, visita lo studio di Seurat assieme al fratello Theo. Poi, finalmente, la tanto desiderata immersione nel Sud, prima ad Arles, dal 20 febbraio 1888 fino al principio di maggio 1889, quindi per un anno a Saint-Rémy, fino a metà maggio del 1890. Prima dei pochi giorni trascorsi a Parigi a casa del fratello Théo, per giungere alla conclusione della sua vita con i settanta, febbrili giorni di Auvers-sur-Oise. Quando tutto giunge a compimento nelle orizzontali distese dei campi, con l’oro delle messi e l’azzurro del cielo.  Un allestimento innovativo permette ai visitatori di apprezzare al meglio la bellezza di tante opere nonchè ricostruzione della vita di Van Gogh, quest’ultima “tradotta” in un vero e proprio film della durata di un’ora, creato per la circostanza, proiettato a ciclo continuo in una sala al termine del percorso della mostra stessa. Un modo emozionante di coniugare, in una sola rassegna, i capolavori della pittura e del disegno con la proiezione della vita. Infine, in un grande plastico di circa 20 metri quadrati, si può ammirare la ricostruzione della casa di cura per malattie mentali di Saint-Paul-de-Mausole a Saint-Rémy, dove Van Gogh scelse di ricoverarsi dal maggio 1889 al maggio 1890. Ottimo motivo, quindi, per recarsi in questa bella città veneta, ideale meta per gite negli ormai prossimi giorni di Pasqua e “Pasquetta”, per rivedere o conoscere meglio i suoi “tesori” artistici e culturali e per visitare quella che, ad oggi, è la più completa mostra monografica mai realizzata in Italia. Onore per questo, direi, a Marco Goldin e a “Linea d’Ombra”, che ha prodotto anche il bellissimo ed elegante catalogo.

Basilica Palladiana – Fino all’8 Aprile 2018; orari: da lunedì a giovedì 9-18; da venerdì a domenica 9-20; Informazioni e prenotazioni: Tel. 0422 429999 (da lunedì-venerdì: 9-13.30 e 14.30-18; sabato 9-13);

Fabio Giuliani

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