Venezia – SPLENDORI DEL RINASCIMENTO VENEZIANO – Andrea Schiavone tra Tiziano, Tintoretto e Parmigianino

| 31 marzo 2016
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Capacità ritmica, frenesia cromatica di un dissidente

Nello straordinario scenario della pittura rinascimentale veneziana significativa, ma trascurata e senza seguito, è la figura di Andrea Meldolla detto Schiavone (Zara, 1510-Venezia, 1563), considerato uno dei grandi protagonisti del manierismo italiano. Per i suoi tempi esprimeva un linguaggio pittorico assolutamente nuovo, per cui, già pochi anni dopo l’arrivo a Venezia (avvenuto, si pensa, intorno al 1535), spaccò l’opinione pubblica e divise la critica: chi come Pietro l’Aretino lo stimava e gli era amico, chi come il Pino non nascondeva il suo disprezzo. Un artista dunque “fuori dal coro”, affascinante e moderno, a cui viene reso giusto omaggio con un’esaustiva mostra in corso a Venezia, presso il Museo Correr, promossa dalla Fondazione Musei Civici Veneziani in collaborazione con 24 ORE Cultura e curata da Enrico Maria Dal Pozzolo e Lionello Puppi con Direzione scientifica di Gabriella Belli e Progetto espositivo di Daniela Ferretti. Questa è la prima grande monografica dedicata all’artista dalmata e la prima reale occasione per il pubblico di scoprire il ruolo centrale che egli ebbe nella pittura del secolo d’oro della “Serenissima” Repubblica, da classificare senza dubbio tra gli eventi espositivi italiani più importanti tra 2015 e 2016 per numero e qualità delle opere esposte (oltre 140 tra dipinti, disegni e stampe, più un ricco nucleo di libri e documenti storici). Per la prima volta sono riuniti oltre 80 lavori dello Schiavone, tra dipinti, disegni, incisioni, la maggior parte dei quali mai esposti in una mostra, provenienti da prestigiose Istituzioni museali internazionali, come la Royal Collection di Elisabetta II, Kunsthistoriches Museum e Albertina di Vienna, Metropolitan Museum of Art di New York, Accademia Croata di Scienze e Arti di Zagabria, Gemälde Galerie di Dresda, Musée du Louvre di Parigi, British Museum di Londra; per la prima volta, oltre ad alcuni inediti,   si possono vedere insieme i capisaldi dell’opera pittorica di Schiavone accostati ad importanti dipinti di confronto dei maggiori artisti del tempo, punto di riferimento per lui e con i quali egli ebbe contatti o rapporti di “dare” e “avere”. Vediamo capolavori del suo maestro ideale Parmigianino (come la grande “Madonna di San Zaccaria” degli Uffizi), del suo compagno di scorribande giovanili Jacopo Tintoretto, di Tiziano (“Madonna Aldobrandini” dalla National Gallery di Londra); quindi Vasari, Salviati, Bordon, Bassano, Polidoro da Lanciano, Lambert Sustris, tutte presenze importanti per Schiavone e per l’arte veneziana di quel tempo. Le sue opere raggiungono vertici di straordinario livello, i suoi dipinti, disegni e incisioni fanno elegante presenza nelle dimore dei maggiori patrizi veneziani e finiscono poi nelle grandi collezioni reali europee; i suoi servigi vengono richiesti per la decorazione di numerose chiese. Fu Vasari a condizionare le biografie successive, definendo Schiavone esponente di “una certa pratica che s’usa a Vinezia, di macchie o vero bozze, senza esser finita punto”: un precursore dell’informale, verrebbe oggi da dire. Vasari lo criticò, eppure, ancor prima di recarsi a Venezia nel ’41, gli commissionò la rappresentazione di una “Battaglia di Tunisi” per Ottaviano de’ Medici. Contro i commenti vasariani e in difesa di Schiavone – che addirittura viene posto da Giulio Cesare Gigli in apertura del corteo “De’ Veneziani” che seguono il carro della “Pittura Trionfante” (1615) – furono in molti a scagliarsi: grandi pittori come Annibale Carracci ed El Greco e critici in testa ai quali Marco Boschini – rispondendo a Vasari – scrisse: “O machie senza machia, anzi spendori/che luse più de qual se sia lumiera”! Era la “furia Dalmatina”, dal pennello veloce come una freccia. Una forza della natura. Certamente l’influenza di Schiavone sul Tintoretto e gli indizi di una loro frequentazione sono ormai accertati (non per nulla in passato furono parecchie le confusioni attributive tra i due). I suoi disegni pittorici impressionano per qualità e freschezza, ma anche nelle incisioni egli raggiunge vertici assoluti, dimostrando una vera passione che manterrà per tutta la vita sviluppando la sua ricerca di pari passo a quella pittorica, utilizzando in modo straordinario la puntasecca insieme al bulino e realizzando circa 150 soggetti declinati in più varianti di stato. Il materiale presentato in questa eccezionale occasione al Museo Correr svela la magia di un tocco unico, senza paragoni. Spicca il “Ratto di Elena”insieme ad altri 13 importanti lavori dell’artista, unica opera di Schiavone firmata e datata, 1547 (la sola data certa nella biografia del pittore insieme a quella della morte). Nel Sei e Settecento la fortuna collezionistica del Meldola si spinge anche oltre i confini veneziani, con Leopoldo de’ Medici e Leopoldo Guglielmo d’Asburgo, e due mercanti: Bartolomeo Dalla Nave, amico di artisti e a capo di una fiorente bottega di colori, e Jan Rynes, ricco olandese stabilitosi a Venezia nel 1652. Schiavone, insieme a Tintoretto, risulta l’artista del Cinquecento veneto più rappresentato anche nella collezione personale di Francesco Algarotti che, come consulente di Augusto III di Sassonia, chiamato a completare il museo di Dresda, procura un imponente “Giove fanciullo in mezzo alle Grazie” riconosciuto solo recentemente nell’ “Infanzia di Giove” nelle collezioni dell’Earl of Wemyss. Esposto per la prima volta in Scozia nel 2004, questo dipinto rappresenta un’altra presenza eccezionale in mostra. Il mito del Rinascimento veneziano trova dunque un altro grande protagonista che in Laguna porta una pittura nuova e audace, fatta di colore, luce e movimento, con l’aggiunta dell’espressione lineare del Parmigianino, una pittura che, a mio avviso, influenzerà Jacopo Bassano e soprattutto El Greco, con quel suo nuovo manierismo spiritato. Merito di questa esposizione è l’aver portato a conoscenza di molti – richiamandolo in vita – un autore oscurato finora dai grandi veneti del suo tempo: Tiziano, Veronese, Tintoretto. Un altro artista da riconsiderare è Pietro Luzzo, chiamato lo “Zarotto” che agisce in parallelo a lui con una bella pittura dalle forme sinuose e fiammanti, simili al manierismo brillante del fiorentino Salviati. Una mostra da non perdere considerati i numerosissimi eccezionali prestiti esteri. Il relativo catalogo (24 ORE Cultura) è altresì un vero punto di riferimento fondamentale negli studi sul Cinquecento italiano.

Museo Correr – Piazza San Marco 52, Venezia; ingresso Ala Napoleonica, Scalone monumentale; fino al 10 Aprile 2016; orari: tutti i giorni 10-19 (ultimo ingresso ore 18); Tel. 041 2405211; www.visitmuve.it

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Fabio Giuliani

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