TERREMOTO La paura si accresce di tutti gli sforzi che si fanno per opporvisi. COSA FARE?

| 30 maggio 2012
figura 3

Sequenza sismica di Modena-Ferrara del Maggio 2012: Terremoto del 20 Maggio 2012 di magnitudo 5.9, avvenuto alle ore 04:03:52 italiane, con area epicentrale posta presso Finale Emilia-Mirandola (MO) (figure 1 e 3), nel distretto sismico Pianura Padana Emiliana.Seguono nella stessa area, nelle giornate del 20-21 Maggio, oltre 190repliche tra cui un sisma di magnitudo 5.1 (figura 2 e 3) e ben dieci sismi con magnitudo compresa tra 4 e 5 (figura 3). La distribuzione degli epicentri mostra chiaramente che tutte le scosse sono riferibili ad una articolata e complessa struttura tettonica compressiva a direzione circa E-W appartenente alla porzione frontale, sepolta, dell’Appennino settentrionale (arco sepolto ferrarese).Serie di sismi nel Nord Italia dell’inverno 2012: Terremoto del 25 Gennaio 2012 di magnitudo 4.2, con area epicentrale posta a circa 10 km dalla città di Verona, nel distretto simico Prealpi Venete; terremoto del 25 Gennaio 2012 di magnitudo 4.9 con area epicentrale tra Parma e Reggio Emilia, nel distretto sismico denominato Pianura Padana Emiliana; terremoto del 27 Gennaio 2012 di magnitudo 5.4, con area epicentrale tra Parma e Reggio Emilia, nel distretto sismico denominato Frignano Emilia Romagna – Parma; il 18 Marzo il sisma più recente della serie, seppur di magnitudo inferiore (3.1), con area epicentrale nei pressi di Ala (TN), nel distretto sismico denominato Lago di Garda. Quando avviene un terremoto non mancano quasi mai le “voci incontrollate” che vaticinano l’ora esatta della prossima scossa e fanno andare ancor più nel panico coloro che, in quei concitati momenti, devono prendere una decisione, fare scelte che comportano quale estrema ratio evacuazioni, allarmi generali sempre difficili da gestire. Le informazioni che vengono diffuse riguardano per di più gli effetti visibili e sono sempre molto povere di dettagli tecnici e fortemente mirate a spiegare ciò che è avvenuto nell’immediato temporale e spaziale, tenendo lo zoom ai massimi ingrandimenti ed evitando panoramiche con il grand’angolo. Dal punto di vista psicologico, quando un individuo ha la percezione della paura, le sue reazioni immediate e naturali sono quelle orientate all’autopreservazione: la fuga da ciò che lo minaccia, la ricerca di protezione, la lotta contro ciò che lo spaventa. Dott. Geologo Rosanna Lentini Socio fondatore della RG SOILS SRL e socio del gruppo GEORGTESTING SRL e SOILFOND SRL. Si è laureata a Catania nel 1992 in scienze geologiche. Nell’Ottobre 1996 ha conseguito il titolo di Dottore di Ricerca, presso l’Università degli Studi di Parma. A partire dall’anno 1996 esercita l’attività come Geologo professionista nell’area Lombarda, in stretta collaborazione con il Dott. Giorgio Crestana, con il quale ha sviluppato e consolidato lo Studio di Geologia Tecnica ed Ambientale. Costante è stato l’interesse e l’impegno nel sostenere l’attività imprenditoriale, dapprima come collaboratore e quindi come socio. Ha pubblicato numerosi studi scientifici in collaborazione con varie Università. Il pensiero del terremoto può inizialmente far partire queste reazioni che hanno l’obiettivo di attivare la prevenzione talvolta anche con un progetto concreto di cambiamento, qualora sia necessario. Quando invece le reazioni al pensiero che crea ansia (ansiogeno) del terremoto sfocino in un’esasperata e generalizzata risposta, le stesse reazioni di fuga, lotta, opposizione produrranno un’azione disfunzionale, avviando un blocco e la conseguente ansia incontrollata. Stiamo parlando del manifestarsi di una paura patologica: qualcosa che fa bene si trasforma, per sovradosaggio, in qualcosa che fa male e la mente va ad ingannare se stessa. I contemporanei di Galileo si rifiutavano di guardare nel suo telescopio e affermavano di sapere, pur non avendo guardato, che ciò che egli affermava di vedere non poteva esistere perché non compreso dalla realtà da loro conosciuta. Seppur edificare trappole mentali sia una nostra specialità dobbiamo sapere quanto sia a portata di mano la possibilità di trasformare la paura in coraggio….Solo chi ha avuto paura può essere coraggioso, il resto è incoscienza. Usiamo allora la sensazione di paura come trampolino di lancio verso la conoscenza, accettando di fare uno sforzo di comprensione di contenuti talvolta anche un po’ complessi, che possono però aiutaci a difenderci in modo costruttivo e vitale. Sappiamo che il fenomeno terremoto fa parte della nostra esistenza sul pianeta. Ma entriamo per conoscere in profondità cosa accade. In quell’istante in cui la terra ha tremato, all’interno della Crosta a profondità variabili da pochi a svariati chilometri, due lembi di roccia, fino ad allora tenute insieme dall’attrito o dalla coesione si lacerano, soccombono alla Forza della Natura che con impeto spinge i continenti l’uno verso l’altro, accatastando rocce su rocce, o al contrario li allontana, frapponendo oceani e nuova “materia” tra di loro. Lo “strappo” genera energia e movimento, le onde sismiche partono veloci e si propagano dal punto di rottura (ipocentro) veloci fino a raggiungere la superficie terrestre; che qui trovino edifici, strade, scuole e … gli essere umani … per la Forza della Natura è del tutto irrilevante. A scuola abbiamo imparato che la Tettonica a Placche spiega come la terra sia diventata quella che conosciamo, con i suoi continenti ed i suoi mari, ad opera dei moti convettivi del Mantello costituito da materia viscosa e calda, che trascinano come zattere le “placche” di Crosta Terrestre; è sempre la materia densa e calda del Mantello che si insinua nelle profonde fenditure create nella Crosta, generando le effusioni magmatiche delle Dorsali Medio-Oceaniche o degli Apparati Vulcanici. Si tratta di un’informazione che ci appartiene, ma la nostra mente non riesce a mettere in relazione il tempo e lo spazio geologico con il tempo e lo spazio umano. Ci sentiamo impotenti, spesso perché non può esserci un bollettino che declami in maniera precisa l’ora del pericolo che ci permetta di metterci in salvo con cronometrica precisione. L’unico modo per avere un approccio diverso ed equilibrato con il terremoto e la sua “gestione” è prendere atto, da una parte, che le complesse teorie scientifiche, sono una realtà e non un’ immagine sui libri o un suggestivo filmato da documentario ma che l’uomo non è impotente come potrebbe sembrare! Basta guardare un’immagine del planisfero (figura 4) con la proiezione dei sismi, con magnitudo M>4, avvenuti in due settimane per rendersi conto che l’attività sismica è inevitabile e continua. Ma guardando con maggiore attenzione l’immagine noteremo altresì come i sismi avvengono in aree ben precise.L’Uomo e la Scienza Umana hanno imparato a riconoscere queste aree ed a monitorarne l’attività; questa è l’unica strada per attenuare le conseguenze dei sismi sulla vita umana. Una parte della comunità scientifica internazionale sta studiando la sismicità recente sotto una nuova luce, ipotizzando la possibile periodica accentuazione del numero e dell’intensità dei sismi su scala planetaria, indipendentemente dai meccanismi “locali” che li hanno generati. In particolare si stanno mettendo in correlazione i “grandi sismi” che hanno interessato il nostro pianeta.Gli stessi studi prendono in considerazione anche l’incremento della quantità dei simi con magnitudo M>5, segnalando un trend in crescita a partire dal 2004. I sismi italiani, seppure di minore magnitudo rispetto ai “grandi sismi” sopra ricordati, sono prossimi o pari alle massime intensità attese per le zone sismogenetiche di riferimento, testimoniando di una fase di elevato “stress sismico”. Gli scienziati cercano pertanto di capire se possa esserci un meccanismo che possa giustificare, al di là dell’assetto geologico-strutturale di una singola regione, dei periodi di “acme dell’attività tettonica”. L’ipotesi è che l’evoluzione del pianeta non avvenga con ritmi costanti e lenti ma “per scatti”, in analogia con quello che avviene per la crescita dell’essere umano. Appare in ogni caso certo che i recenti sismi italiani, seppure ubicati in zone sismogenetiche diverse e caratterizzati da profondità ipocentrali e meccanismi focali differenziati e peculiari di sistemi di faglie differenti, siano riferibili ad un unico scenario “geodinamico” a larga scala. Infatti l’intera regione mediterranea è stata interessata, nello stesso periodo, da una fase di marcata attività sismica lungo i margini delle placche tettoniche ed in particolare della microplacca adriatica.

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