Rovereto (Trento) – BOCCIONI – Genio e memoria

| 22 dicembre 2016
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“Sono stato molto in casa per lavorare e per sistemare tante piccole cose che troverò al mio ritorno. Ciò mi dà l’idea di avere un punto di fermata. In cinque anni di lavoro ho disperso tutto e non ho nulla. Voglio cominciare ad ordinare e tenere disegni, oggetti e ricordi!”

(Umberto Boccioni, Diario, Milano, 30 agosto 1907)

Chi avesse perso l’occasione di vedere a Milano in Palazzo Reale la grande mostra celebrativa del Centenario di questo fondamentale protagonista dell’arte del Novecento (1882-1916) può rimediare recandosi al Mart, una delle più importanti sedi per l’arte moderna e contemporanea, creata dal noto architetto Mario Botta, dove l’esposizione viene riproposta, ampliata. Per parlare di questo grande artista riprendo alcune emozioni provate in precedenza e qui riconfermate, confortato da quanto scrisse Roberto Longhi, il più grande critico d’arte del ventesimo secolo. “La sua dote essenziale, genuinamente artistica, è quella di saper portare sopra un piano lirico, colla forza della sua calorosissima pittura, quello che resta per molt’altri mero enunciato. Così la compenetrazione dei piani che nel cubismo, non è spesso che un arbitrario prolungamento lineare, in lui è vera è propria compenetrazione materiale di piani colorati, vibranti, pulviscolari, atomici…si è che egli possiede un senso enormemente dinamico della materia, e ora ogni spediente fantastico per imprimerle moto. Questo è già manifesto nelle prime opere che pretendono a stati d’animo e fanno parte per sé. (…) E’ a traverso queste ricerche delle direzioni essenziali della materia che si giunge a quella ‘Elasticità’ (cavallo, cavaliere e paesaggio) ch’è, sia detto a gran voce, un capolavoro, e dove si afferma quello ch’era inevitabile: il predominio delle curve vive. (…) Il mezzo sintetico per esprimere le varie pose del moto è qui, dunque, essenzialmente lineare così la massa corposa non è affatto artificiosamente accresciuta, ma resa per accenni di curve sferranti che agiscono totalmente con intensità perfetta, anche perché da ognuna di esse occhieggia il colore che si sfrangia e si stria – nella velocità. Qui è veramente creata una nuova notomia lirica del movimento.” In proposito vediamo qui il capolavoro “Forme uniche della continuità nello spazio”, uno degli undici “insiemi plastici” presentati da Boccioni nella mostra personale itinerante svoltasi a Parigi, Roma e Firenze tra il 1913 e ’14. E’ da sempre considerata tra le più riuscite tra le sculture dell’artista, per capacità di sintesi volumetrica ed equilibrio formale. In essa egli affronta sperimentazioni sul dinamismo partendo, paradossalmente, da un soggetto tradizionale della statuaria classica: il nudo maschile. Dopo la morte dell’artista, dal gesso originale di “Forme uniche”, ora al Museo de Arte di San Paolo del Brasile, furono ricavate alcune fusioni in bronzo e in ottone. A Milano, presso il Museo del Novecento, possiamo vedere quella più grande e nota. L’esistenza di altre otto fusioni (surmoulage), ricavate da una di queste sculture postume nel 1972, testimonia la celebrità internazionale e la fortuna commerciale di quest’opera, ormai divenuta un’icona della scultura moderna. Questa versione roveretana della mostra, dialoga con le opere presenti nelle Collezioni permanenti e con i progetti della Casa d’Arte Futurista Depero, seconda sede del Mart, legandosi, inoltre, all’attività di ricerca dell’Archivio del ‘900 del Mart, presso cui ha sede il CISF, Centro Internazionale Studi sul Futurismo. Disegni, dipinti, sculture, incisioni, fotografie d’epoca, libri, riviste e documenti raccontano la storia dell’artista che l’Italia, nel 1998, scelse per le monete da venti centesimi. A cura di Francesca Rossi (Castello Sforzesco di Milano) con la collaborazione di Agostino Contò (Biblioteca Civica di Verona) e l’importante supporto della casa editrice Electa che ha prodotto un esaustivo catalogo, la mostra è sostenuta da prestiti e collaborazioni di importanti istituzioni museali e collezioni private italiane e straniere. L’attività di Umberto Boccioni viene esplorata qui attraverso accostamenti con le opere dei suoi contemporanei e con preziosi materiali d’archivio. In un allestimento sobrio vengono presentate oltre 180 opere di tipologie e tecniche diverse distribuite in cinque sezioni intitolate: Atlante, Sogno simbolista, Veneriamo la Madre, Fusione di una forma con il suo ambiente, Dinamismi. In questo caso non viene seguito un andamento rigorosamente cronologico, ma piuttosto uno sviluppo tematico, con l’Atlante delle immagini e le carte boccioniane della Biblioteca Civica di Verona esposti all’inizio della visita, come una sorta di autobiografia dell’artista che funziona da sviluppo del percorso. Nelle tavole dell’Atlante, un vero e proprio diario figurativo, costituito da ritagli di immagini di opere d’arte composte su grandi cartelle, è possibile approfondire ulteriormente i rapporti di Boccioni con i suoi referenti visivi nonché il metodo, le intuizioni e gli sviluppi del suo lavoro artistico. Un materiale eccezionale pubblicato integralmente nel giugno scorso da Agostino Contò e Francesca Rossi in un regesto edito da Scalpendi, intitolato “Umberto Boccioni Atlas”.

MART – Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto; Corso Bettini 43, Rovereto (TN); Fino al 19 Febbraio 2017; orari: martedì-domenica 10-18, venerdì 10-21; Per informazioni: Tel. +39 0464 438887; Numero Verde: 800 397760; www.mart.tn.it

Fabio Giuliani

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