Riva del Garda (Trento) – MAG MUSEO ALTO GARDA

| 22 ottobre 2015
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Una realtà d’arte e cultura da conoscere

All’interno della Rocca di Riva del Garda, antico castello medievale nella cittadina posta sulla “punta” del più grande Lago italiano, ha sede il MAG-Museo Alto Garda, struttura dislocata su tre piani, con altrettante sezioni permanenti e gli spazi riservati alle mostre temporanee. Nella Pinacoteca, dopo un percorso nell’arte tra Quattrocento e Seicento (con la presenza, per questo secolo, di Pietro Ricchi (1606-1675), interessantissimo pittore di origine lucchese, al quale già il MAG aveva dedicato una bella mostra monografica nel 2013), arriviamo alla sezione dove si possono ammirare i paesaggi realizzati dai pittori che nell’Ottocento rimasero particolarmente colpiti dagli scorci del Garda. E qui è opportuno ricordare la figura del letterato trentino Andrea Maffei (1798-1885), traduttore, critico e collezionista, che, dopo aver dato vita ad un salotto letterario a Milano, frequentato dai maggiori artisti e uomini di cultura del tempo, nel 1851 prese in affitto un’abitazione a Riva entrando in stretti rapporti con la famiglia de Lutti alla quale donò la sua ricca collezione d’arte composta “di oltre 140 quadri ad olio, molti dei quali sono celebri per antichità e pel nome dell’autore, tutti poi di gran pregio…”. Ad essa appartengono le opere qui esposte: il “Ritratto di Andrea Maffei” di Michele Gordigiani (1830-1903), due dipinti di Francesco Hayez (1791-1882), l’ “Addolorata” e il “Ritratto di Clara Maffei”, la “Veduta di Riva del Garda” di Ambrogio Fermini (1811-1883) e la scultura raffigurante l’ “Orante” di Vincenzo Vela (1820-1891). Nella sezione dedicata all’Archeologia incontriamo le celebri statue stele, preziosi reperti di rilevanza internazionale risalenti all’età del Rame. Sono presenti qui, protetti da un vetro, alcuni frammenti di tronchi d’albero, testimonianza dei siti dove si trovavano diversi villaggi con abitazioni costruite su palafitte durante l’Età del Bronzo (1800-1300 a.C. circa). A tale proposito mi pare giusto segnalare, non troppo lontano, il sito di Molina di Ledro, in riva all’omonimo suggestivo lago, con un gruppo di pali conficcati nell’acqua (che, con bassa marea, fuoriescono quasi completamente) e l’adiacente Museo che, oltre a presentare un “fac-simile” di una casa su palafitte, conserva manufatti risalenti ad oltre 4000 anni fa, raccolti nell’insediamento locale. Così come – sempre a breve distanza – nelle vicinanze di Fiavè sulle sponde del Carera, piccolo lago di origine glaciale formatosi circa 15.000 anni fa, la testimonianza delle più antiche tracce di presenza umana datate al VII millennio a.C. con un primo insediamento stabile (Fiavé 1) collocabile nella I metà del IV millennio a.C. (Tardo Neolitico). In paese si può visitare un bellissimo museo tematico. Internet, www.palafitteledro.it e www.museovisitfiave.it ). Tornando a Riva, percorrendo le sale dedicate alla Storia, emerge il passato della cittadina con il Basso Sarca, caratterizzato da varie dominazioni fra cui quelle scaligera, viscontea e veneziana, fino al periodo d’oro in cui questa località divenne meta turistica di ospiti illustri come Thomas Mann e Franz Kafka. “INvento” è invece uno spazio dedicato ai bambini e alle famiglie, concepito con l’ottica dell’imparare divertendosi. Irrinunciabile, per chi visita il Museo, la salita al Mastio, ovvero la torre principale della Rocca da cui si apre una suggestiva immagine della città e del lago. In un percorso espositivo che affianca le sezioni permanenti, si dispiegano durante l’anno allestimenti temporanei che propongono sia approfondimenti sulle collezioni che sguardi sulla visione del paesaggio e sulla cultura contemporanea.Veniamo quindi alle attuali esposizioni partendo da “Il tempo e l’istante. Paesaggi fotografici del Garda 1870-2000” (a cura di Layla Betti, Claudia Gelmi, Sara Vicenzi); un viaggio per immagini che ripercorre i paesaggi fotografici del Garda nell’arco di circa un secolo e mezzo di storia, considerando l’ambiente naturale, la società, il turismo e le loro trasformazioni attraverso le immagini selezionate dal vasto patrimonio presente nell’archivio fotografico del MAG. Una prima sezione è dedicata a Riva, ai suoi scorci. Seguono poi immagini dell’Alto Garda e dei suoi centri, con alcuni significativi scatti lungo la Strada del Ponale e diverse inquadrature del lago stesso, soggetto fotografico per eccellenza. La grande sala centrale è dedicata ai borghi che si affacciano sulle due sponde (Malcesine, Sirmione, Desenzano, Salò, Fasano, Gardone, Gargnano, Limone) e alle attività umane. Tra i protagonisti del tempo ci sono ovviamente i turisti, che immortalano gli scorci più belli o potenti, o che si fanno fotografare in varie pose. Alcune delle immagini scelte sono firmate da autori allora famosi, come Napoleone Segatini, Giorgio Sommer, Alois Beer (ricordiamo la bella rassegna a lui dedicata nel 2013, con immagini tratte dalle collezioni del Kriegsarchiv di Vienna), Augusto Baroni, Giovanni Battista Unterveger e Pietro Floriani. Particolare visibilità viene inoltre data alle edizioni dell’epoca, quali Photoglob di Zurigo, Wehrli A. Kilchberg G. di Zurigo, Würthle & Spinnhirn di Salisburgo e Stengel e Co. di Dresda, e ai fondi presenti nell’archivio del MAG, quali Pizzini, Armani, Biatel, Zane. L’ultima parte del percorso espositivo va dagli anni Venti agli anni Sessanta del Novecento. Ancora una volta, il modo di fotografare cambia parallelamente il mutare dei costumi e dei panorami urbani. Troviamo poi anche fotografie tratte dalle collezioni “SguardiGardesani” di autori quali Gabriele Basilico, Jordi Bernadó, Luca Campigotto, John Davies, Martin Parr, Bernard Plossu e Massimo Vitali. “Assorti nel paesaggio. Pittori nordici sul Garda tra ‘800 e ‘900” (a cura di Annalisa Bonetti) è una mostra con dipinti e disegni di proprietà del MAG e di collezionisti privati, eseguiti nell’arco di poco più di mezzo secolo che raccontano il paesaggio gardesano attraverso lo sguardo del pittore viaggiatore: il lago che si apre a picco fra le montagne, le campagne circostanti con la loro natura ancora incontaminata, i piccoli borghi di paese animati dal lavoro quotidiano e a dominare su tutto la città di Riva del Garda, protagonista a quell’epoca di un eccezionale sviluppo urbanistico legato al turismo, nella quale già si intravvedevano le potenzialità. Artisti nordici, tedeschi ed austriaci, giunti per brevi periodi in Italia in occasione di viaggi di studio e di formazione, ma rimasti a tal punto colpiti dal paesaggio del Garda da immortalarlo in disegni e dipinti confluiti negli anni al MAG tramite prestiti, acquisizioni, depositi e donazioni. L’ultima parte del percorso passa dalla descrizione del paesaggio naturale a quella del paesaggio urbano; dalle imbarcazioni a vela sul Garda dipinte da Michael Zeno Diemer, agli scorci più suggestivi del paese di Torbole eseguiti da Toni Schulz, Jacques François Carabain e Ludwig Hans Fischer, la piazza del porto di Riva e il paese di Gargnano, con opere di Stefan Simoni, Margarete Stall, Hans Hartmann e Andreas Roth.  In questi dipinti è raccontata la vita quotidiana delle città e dei paesi del Garda, con immagini legate alle professioni dell’uomo, dalle lavandaie ai lavoratori della pescaia, e scene di vita popolare in corrispondenza di portici e fontane. “Oltre il confine della tela. Fontana, Burri, Manzoni, Dadamaino, Bonalumi, Scheggi” (a cura di Daniela Ferrari, in collaborazione con Mart di Trento e Rovereto); questa rassegna, anche tramite un esaustivo catalogo prodotto dal MAG, ricostruisce un percorso comune tra artisti straordinari, fatto di relazioni, confronti, acquisizioni reciproche e mostre collettive che diedero vita a un clima culturale inedito e vivace. Coprendo un arco temporale che dagli anni Cinquanta conduce alla fine del Novecento, la mostra si sofferma in particolare sulla produzione dei primi due decenni e la presenza, qui, di diverse opere in passato inserite in mostre storiche di rilievo internazionale, rende questa esposizione particolarmente significativa anche dal punto di vista scientifico. Artisti particolari come Fontana, Burri e Manzoni rappresentano negli anni Cinquanta le punte più avanzate della ricerca artistica italiana, e le loro riflessioni qui riportate nei punti salienti influenzano e corrono parallele a quelle di Dadamaino, Bonalumi e Scheggi. Tutti, a loro modo, oltrepassano il concetto della tela e del suo ruolo di semplice supporto per la realizzazione di un’opera d’arte, ma diventa opera d’arte essa stessa, come spiega la curatrice: “Il racconto che sta alla base del progetto espositivo è quello dell’apertura di un varco, di una strada mai percorsa. L’arte italiana è protagonista di una rivoluzione estetica, paragonabile alla rivoluzione copernicana, a partire dalla quale si apre un nuovo modo di vedere e concepire il quadro e lo spazio che lo contiene.” Tutte le mostre temporanee termineranno il  1° Novembre, in coincidenza con la chiusura autunno-invernale della Pinacoteca fino al prossimo mese di Marzo. Il Museo Alto Garda è quindi un variegato complesso espositivo che, da qualche anno, comprende anche la Galleria Civica “Giovanni Segantini” di Arco (cittadina poco distante dove, nel 1858, nacque il grande pittore divisionista) importante spazio anche questo, da approfondire per vari motivi.

Museo Alto Garda – Pinacoteca: Piazza Cesare Battisti 3/a, Riva del Garda (TN)
; Tel. +39 0464 573869; sito Internet: www.museoaltogarda.it

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Fabio Giuliani

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