Paolo Romagnosi al vertice dello SVI

| 28 novembre 2013
Paolo Romagnosi 2

VOLONTARIATO ATTIVO E FUNZIONALE
Dopo l’esperienza diretta nel settore maturata sul campo in Venezuela, prosegue in patria con la carica di Presidente del Servizio Volontario Internazionale di Brescia.

Paolo Romagnosi è il nuovo Presidente del Servizio Volontario Internazionale di Brescia (SVI). Nel curriculum quattro anni di volontariato in Venezuela. Successivi ad una professionalità riconosciuta come dirigente di ASCOM e FEDERALBERGHI. Esperienze importanti dalle quali ripartire per migliorare l’azione di volontariato attraverso la realizzazioni di reti collaborative d’azione senza dimenticare la qualità della formazione. “Sono tornato in Italia da un paio anni – racconta Romagnosi – e, nonostante il periodo non sia tra i più favorevoli, assumo il mandato carico di motivazioni ed ottimismo.” Paolo Romagnosi ha operato da volontario sul campo in Venezuela al Villaggio dei Minatori Ciudad Dorada, nella selva al confine con il Brasile. Una scelta di vita, quella di Paolo, effettuata con coraggio e applicazione dopo una carriera di successo come dirigente all’interno dell’ASCOM e Federalberghi a Brescia. Successo rinnovato poi anche nell’impegno sudamericano “Credo che questa esperienza mi abbia lasciato il dovere di portarla qui – rimarca il neoeletto presidente – di trasmettere la speranza e la voglia di costruire un mondo più giusto che là si respira ogni giorno. Abbiamo bisogno tutti di capire che la società occidentale oggi è solo autoreferenziale. E per ripartire dobbiamo ritornare all’essenziale. Ritengo che l’America Latina oggi ci insegni questo: riscoprire il senso della vita e le sue priorità”. Il presente rilancia dunque in patria valori e motivazioni non meno significative ed utili alla causa. “Oggi lo SVI sta realizzando una serie di progetti nel mondo – sottolinea Paolo Romagnosi – Venezuela, Brasile, Zambia, Burundi, Uganda, Kenya ed in Mozambico le nazioni in cui siamo operativi. La nostra organizzazione richiede ai suoi aderenti almeno tre anni di impegno – precisa il Presidente – perché per lavorare bene servono formazione e disponibilità, ma soprattutto tempo. Tempo per conoscere il posto dove di andrà ad operare. Tempo per capire bene con chi si ha a che fare. I poveri di oggi sono infatti persone arrabbiate, stanche, sovente aggressive. Tempo da dedicare alla formazione perché solo la buona volontà non basta.” Il fare del bene ha così le sue regole condizionate tra l’altro dal sostegno economico “Il futuro vuole un associazionismo meno autoreferenziale e più organizzato a livello di rete – commenta in conclusione Paolo Romagnosi. – Anche perché i finanziamenti alla cooperazione sono molto diminuiti. Tutto questo può però costituire uno stimolo. Impegno, applicazione e responsabilità da parte di tutte le parti in causa diventano infatti essenziali per il sostegno concreto di ogni iniziativa”. Rafforzativo ottimistico funzionale che indirizza l’obiettivo su quel che c’è da fare sul serio.

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