Padova: CORCOS. I sogni della Belle Epoque

| 11 novembre 2014
Corcos 1

Un “pittor-poeta” figlio del suo tempo

“Belle Époque”: periodo storico, culturale e artistico europeo che va dalla fine dell’Ottocento (1890 circa) fino all’inizio della Prima guerra mondiale (1914).  Tale espressione nasce in Francia in parte da una realtà storica e in parte da un sentimento di nostalgia. Verso il terminare del XIX secolo le invenzioni e progressi della tecnica e della scienza furono senza paragoni con le epoche passate. I benefici che queste scoperte apportarono agli standard di vita furono notevoli. L’illuminazione elettrica, la radio, l’automobile, il cinema, la pastorizzazione, il vaccino per la tubercolosi ed altre comodità, tutte contribuirono ad un miglioramento delle condizioni di vita e al diffondersi di un senso di ottimismo. La Belle Époque indicava la vita brillante nelle grandi capitali europee, le numerose esperienze artistiche, ma soprattutto esprimeva l’idea che il nuovo secolo, il Novecento, sarebbe stata un’epoca di pace e di benessere. Affrontare la vita con questo spirito significava caratterizzarlo in modo spensierato e positivo. Gli abitanti delle città avevano scoperto il piacere di uscire, anche e soprattutto dopo cena, di recarsi a chiacchierare nei caffè e ad assistere a spettacoli teatrali. In questo clima avviene la celebrazione della donna emancipata, attraverso l’ispirazione dei pittori del periodo: “In un ritratto, quel che conta sono gli occhi; se quelli riescono come voglio, con l’espressione giusta, il resto viene da sè”, era solito affermare uno di loro, Vittorio Corcos. Sono infatti gli occhi magnetici di Elena Vecchi, nel dipinto che ha per titolo “Sogni”, ad accoglierci nelle locandine e nei manifesti e ad accompagnarci nella più completa antologica finora mai realizzata proprio su Corcos (Livorno 1859-Firenze 1933), uno dei protagonisti della cultura figurativa italiana fra Otto e Novecento, in corso a Palazzo Zabarella, abituale sede espositiva della Fondazione Bano. I tre curatori, Ilaria Taddei, Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, hanno scelto una serie di capolavori, affiancati a numerose opere inedite, provenienti dai maggiori musei italiani e francesi e dalle maggiori collezioni private, che testimoniano la crescente fortuna critica dell’artista, documentata anche dalla frequente esibizione di suoi dipinti in recenti esposizioni collettive riguardanti quel periodo storico-artistico. L’attuale variegato percorso, suddiviso tra il pianterreno e il piano superiore, presenta i luoghi magici, da Parigi a Forte dei Marmi a Castiglioncello, frequentati da Corcos, i ritratti degli amici e delle importanti personalità che ha frequentato, tra cui l’Imperatore Guglielmo II di Germania, Giosuè Carducci, Silvestro Lega, Pietro Mascagni, dei quali ha tramandato le immagini non convenzionali, ma di taglio modernissimo, ai posteri. Di particolare rilievo sono i ritratti del critico Yorick (1889), ora al Museo Giovanni Fattori di Livorno, e del grande editore milanese Emilio Treves (1907) della Collezione Franco Maria Ricci. Un capitolo particolare è dedicato a Parigi, città in cui visse dal 1880 al 1886, e lo vide uno dei maggiori interpreti della cosiddetta pittura della vita moderna, assieme a Boldini e De Nittis. Straordinari a tal proposito sono alcune opere in mostra, come  “Ore tranquille” (1885 circa) e “Jeune femme se promenant au Bois de Boulogne”, o come i ritratti “en-plein air”. “Le istitutrici ai Campi Elisi” del 1892, secondo la critica una delle opere più riuscite dell’artista livornese, raffigurante una scena ambientata in una dorata giornata d’autunno in uno dei luoghi più affascinanti di Parigi. Al centro della nostra visita incontriamo finalmente “Sogni”, proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Roma. Esposto per la prima volta alla Festa dell’Arte e dei Fiori di Firenze nel 1896, il quadro aveva destato un “chiasso indiavolato” e provocato un acceso dibattito sul significato da attribuire a quell’intenso ritratto di giovane donna, rappresentata in una posa sconveniente e con lo sguardo sfrontato, superba interprete di una femminilità moderna e inquieta, paragonabile alle audaci eroine di D’Annunzio e Gozzano. In una serie di dipinti, alcuni di grandi dimensioni, troviamo i ritratti, tra altri, di Lina Cavalieri del 1903, (la ‘Venere in terra’, come la definì D’Annunzio) e di Isadora Duncan, la creatrice della danza moderna. L’ultima sezione, dal titolo “La luce del mare”, riguarda i suoi soggiorni a Castiglioncello, a partire dal 1910, e un suo ritorno alla pittura “en plein air”. Qui sono esposti “In lettura sul mare” (1910 circa), straordinario ritratto di gruppo dall’atmosfera sognante che, secondo Mazzocca,  ricorda gli universi struggenti di Čechov o “di Morte a Venezia” di Thomas Mann, e “La Coccolì” (1915), il ritratto dell’amata nipotina sorpresa sulla spiaggia di Forte dei Marmi. Non manca, distribuito qua e là, un confronto con artisti quali Giuseppe De Nittis, Léon Bonnat, Ettore Tito ed altri, coi quali Corcos ha intrattenuto un rapporto di lavoro e di amicizia.   Alcuni cenni biografici. Vittorio Matteo Corcos nato da famiglia di origini ebraiche, iniziò sin da giovane la frequentazione dell’Accademia di belle arti di Firenze, con maestro Enrico Pollastrini. Tra il 1878 ed il 1879 soggiornò a Napoli presso Domenico Morelli dal quale apprese lo spirito del suo successivo stile di pittura, caratterizzato da profonde ricerche formali e letterarie. Nel 1880 approdò a Parigi, dove riuscì a sottoscrivere un contratto di 15 anni di cooperazione con la casa d’arte Goupil frequentando anche saltuariamente lo studio di Léon Bonnat, ritrattista della “Parigi bene”, dedicandosi a ritratti femminili, a scene di vita quotidiana con colori brillanti e pennellate raffinate. Al suo rientro in Italia, tra il 1881 ed il 1886 espose al Salon. Stabilitosi a Firenze, nel 1887 sposò Emma Ciabatti, vedova Rotigliano, inserita in prestigiosi circoli letterari che lo misero in contatto con Giosuè Carducci e Gabriele D’Annunzio. Nel 1904, in Germania, eseguì un ritratto di Guglielmo II, dell’Imperatrice e di numerose importanti personalità tedesche, oltre al ritratto della regina Amelia del Portogallo e della regina Margherita di Savoia. Tra i suoi allievi vi fu il pittore Cesare Maggi, interessante paesaggista. Lo scrittore Ugo Ojetti, per cui Corcos “era fatto, come la sua pittura, per piacere”, nel 1933, ebbe modo di scrivere: “Chi non conosce la pittura di Vittorio Corcos? Attenta, levigata, meticolosa, ottimistica: donne e uomini come desiderano d’essere, non come sono”, e Cipriano Efisio Oppo, nel 1948, “Una pittura chiara, dolce, liscia, ben finita: la seta, seta, la paglia, paglia, il legno, legno,   e le scarpine lucide di copale, lucide come le so fare soltanto io, diceva Corcos”.                                                                                                                                                       La mostra è corredata da un esaustivo catalogo Marsilio Edizioni con diversi saggi critici.

Palazzo Zabarella – Via San Francesco 27, Padova; Fino al 14 Dicembre 2014; orari: da martedì a domenica 9.30-19 (la biglietteria chiude alle 18.15)

Chiuso i lunedì, aperto lunedì 8 Dicembre (Immacolata); Tel. 049-8753100; www.zabarella.it

Fabio Giuliani

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