Nella regola di Moruzzi: ordito descrittivo dei fatti

| 28 settembre 2016
moruzzi

Dagli studi universitari agli impegni dirigenziali, il costante leitmotiv della professione, sempre all’insegna dell’onestà intellettuale che incastona il ricordo di un grande giornalista.

Quel che si ferma e quel che resta e si rinnova. Antagonistica versione nel tutt’uno esistenziale improvvisamente assopito dal nero profondo di un inatteso, ma incontrollabile stop. Di Ennio Moruzzi il ricordo inconfondibile di ciò che rimane e si rigenera, in elusione decisamente antitetica al fermo immagine che tutti coinvolge, assolve ed avvolge in definizione obbligatoria e inesorabile. Qualche tempo per riflettere e rileggere questa storia di Ennio come energia, appunto formidabilmente rinnovabile, a cui attingere con il trasporto attento verso chi i fatti, le opinioni e gli accadimenti li ha scritti, descritti e definiti con l’oculatezza esperta della regola aurea professionale che si incastona nell’onestà intellettuale. Regola ferrea e sempre sottolineata nell’impatto esecutivo al giornalismo di Ennio Moruzzi. Professione alla quale aveva dedicato plus e surplus del suo tempo. Collega autorevole, oculato, mai in balia di ideologie od emozioni, ma sempre ben schierato sul versante dei fatti. Laurea in Economia e Commercio ed incarico dirigenziale all’interno di un importante istituito di credito, si accompagnavano al leitmotiv della scrittura. Risaliva infatti ai tempi dell’università il suo impegno collaborativo con testate giornalistiche. Storica e senza interruzioni quella con il Giornale di Brescia, di cui costituì punto di riferimento preparato, autorevole e prolifico nel racconto quotidiano delle vicende basso gardesane a cominciare da Desenzano e dalla Lonato delle sue origini. Senza dimenticare l’attività di corrispondente locale per il Corriere della Sera e molto altro. Tra l’esteso variegato altro di Moruzzi c’è stato anche Dipende – Giornale del Garda. Una collaborazione attiva e puntuale. Stilata, con calibrato incedere appassionato, sempre ben temperata nella versatilità obiettiva del professionista. Consolidando, alla sua maniera, seria ed incline all’approfondimento che allontana ogni genere di superficialità, sedimentati elementi di partecipazione attiva ad un progetto culturale di cui il nostro giornale va orgogliosamente fiero. Virando sul personale i pensieri collimano con amicizia, stima, riconoscenza insieme ad idealità d’intenti e storie professionali specularmente similari. Empatia dal virtuoso, costante divenire che è importante ripercorrere a ritroso e in prospettiva. Segnalando la figura centrale di Ennio Moruzzi come maestro dal corrispondere gentile, pragmaticamente devoluto nella rigorosa osservanza dell’effiacia dialettica del realismo dei fatti. Nel sipario, che chiude dolorosamente una scena, le pieghe che non stropicciano, ma accarezzano la storia di Ennio. In quel fermo immagine di memorie e sensazioni sensibili, che affidiamo delicatamente all’ordito elegante e descrittivo del suo spirito.

Giuseppe Rocca

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