Nei pezzetti d’arte di Agostino Zacchi MINI RIPRODUCIBILTÀ DEL CREATO

| 10 gennaio 2017
alberto-zacchi

Inimitabile talent scout art and work nel rendere produttive le creazioni altrui. La Galleria d’Arte in Piazza Malvezzi, tempio caratteristico della categoria dell’essere che virtuosamente dispone ed espone.

Cercare, radunare e promuovere pezzetti d’arte e cultura. Impreziosendone valore e qualità attraverso la semplicità del contatto spontaneo e dell’attenzione appassionatamente sincera per opere, componimenti ed eventi. Trasmettendo quel piacere di osservare, contemplare e rileggere per la gratitudine dell’autore e l’apprezzamento del pubblico. In questo tratto formidabile di attraente disponibilità per catturare un’emozione, rinvigorisce il ricordo di Agostino Zacchi. Indipendente promoter culturale dentro la Desenzano delle piccole e grandi cose dell’artistico finemente appoggiato al sentimento. Tempio inconfondibile di questa categoria dell’essere, che dispone ed espone, la Galleria La Cornice, fondata da Agostino nel 1969. Ma la storia era iniziata ancor più da lontano. Dalla passione, applicativa di esperienza del farsi su le maniche alla maniera artigiana, al confluire della considerazione per coloro che creano. Parliamo naturalmente di quadri e sculture, pane quotidiano del gallerista esperto ben interpretato da Agostino, ma non solo. La voglia di rendere produttive le creazioni altrui, la esternava nei più disparati ambiti tematici. Viene in mente quel primigenio costrutto editoriale della pubblicazione di poesie. Gino Benedetti, indimenticato poeta della desenzanesità più nostrana, fu pubblicato a cura dell’Editore Agostino Zacchi. Evento che, ripassando le storie temerarie di chiunque s’impegna nel comporre in versi, costituiva all’epoca traguardo eccezionale. Passare da carta, calamaio e, per i più aggiornati, dalla macchina da scrivere, al rudimentale ciclostile o alla più signorile carta stampata, significava allargare al riproducibile su vasta scala il proprio lavoro. Se pensiamo che, anche nell’attualità, i poeti faticano non poco a farsi strada nel divulgare i segmenti lirici del loro pensiero, meglio si comprende il virtuosismo intuitivo di questo attento talent scout art and work. Stesso procedimento, con maggiore e conclamata esperienza, veniva applicato da Agostino nel reiterante su e giù per le pareti della sua Galleria di Piazza Malvezzi. Convivio accogliente, dove il piacere delle sue parole si sposava amabilmente con le valutazioni di vecchi/nuovi pittori e artisti di varia umana identità. Situazioni generativamente emozionali per tanti sogni espositivi e promozionali, quasi sempre realizzati sfruttando appieno la disponibile inclinazione di Agostino Zacchi nel vedere un po’ più in la del colore, del segno, del colpo di scalpello e della rima che fosse. Quel fuorionda, oscuro alla visione di molti, che riflettendo rapidamente sostiene l’eterogenea miriade degli impatti creativi. Per una Fede interattiva di scambi vantaggiosi tra chi inventa e chi promuove. Quella Fede comparativa del modo di essere in scena nel mondo di Agostino. La Fede e la vicinanza che, tra misericordia, spiritualità e raccoglimento, associati al lavoro ed all’amore per la famiglia, lo connotava in quell’aura di felicità e senso della vita da apprezzare e far scorrere sempre e nonostante tutto. La Fede che, in fondo, è l’atto supremo rappresentativo terreno della riconoscenza verso l’universale bellezza della creazione. Dottrina leggera fideisticamente e minimalmente interpretata da Agostino Zacchi. Quando con un sorriso aggraziato e disponibile annuiva cordialmente nell’accogliere la richiesta di sostegno, aiuto e promozione e di tanti piccoli pezzetti di riproducibilità del creato.

L.C.

 

Dal Dipende Inverno 2016 www.giornaledelgarda.info/giornali/161210-0137-234dipendedoppiapagina.pdf

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