Milano – SEGANTINI – “Petalo di rosa”. Indagini e scoperte

| 30 settembre 2015
Segantini - Petalo di rosa 1

“Ma lei era di quel mondo dove le più belle cose / Hanno il peggior destino, E rosa, lei ha vissuto quel che vivono le rose / Lo spazio d’un mattino.” (Francois de Malherbe)

“E’ stato davvero un momento emozionante i primo contatto (da restauratore) con “Petalo di rosa”. Infatti, questa prima visione ha dato modo di intuire da alcuni dettagli che ci si trovava di fronte ad un’opera piena di sorprese, in realtà, anche in corso d’opera queste ultime non sono mancate. (…). Con queste parole Enrica Boschetti, inizia il suo contributo nel catalogo della mostra attualmente in corso presso la Galleria Maspes, piccolo spazio espositivo nato da poco a formare, nello stesso stabile di Via Manzoni 45, unitamente alla GamManzoni e a Bottegaantica, una “triade” specializzata nella pittura italiana della seconda metà dell’Ottocento. In questa occasione il “protagonista” è appunto il dipinto “Petalo di rosa” di Giovanni Segantini, l’interprete per cui si identifica maggiormente la pittura “divisionista”. Ma in questo caso sarebbe più giusto dire “la protagonista”, in quanto sulla tela è raffigurata una donna malata gravemente, ormai prossima a lasciare la vita terrena. E qui esiste una vicenda tutta particolare che merita di essere raccontata. “Tise che non è più la Tise ma s’intitola foglia di rosa. E che misura 50×64 (…)”. Così scrive Segantini in una lettera a Vittore Grubicy de Dragon, pittore egli stesso, ma soprattutto critico ed estimatore-mentore dell’artista di origine trentina (Arco, 1858), così come di altri di quell’area, valorizzati anche attraverso esposizioni nella sua galleria. In seguito il termine “foglia” fu poi sostituito da “petalo”, ma non è solo un nome ad essere stato cambiato: nel 1881 Segantini realizza il dipinto “Tisi galoppante”, dove appare Luigia Pierina Bugatti, detta Bice (1862-1938), con la quale era andato a vivere in Brianza. Annie-Paule Quinsac (critica d’arte svizzera e grande “segantiniana”, autrice di saggi nonché curatrice, negli anni, di varie mostre su di lui, l’ultima della quali, “Segantini. Ritorno a Milano”, a Palazzo Reale nel 2014), nella pubblicazione prodotta dalla Galleria Maspes, così scrive: “Dai brani delle recensioni coeve, riportati in questo catalogo da Elisabetta Staudacher, in ‘Tisi galoppante’ Bice appariva come una fanciulla, ancor più giovane di quanto già non fosse nella realtà, quasi certamente con il deliberato fine di drammatizzare al massimo il pathos del contesto. Sin dai decenni precedenti, infatti, la tubercolosi flagello costante che falciava tanti giovanissimi, era stata ammantata da un alone di ‘malattia romantica’. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento si era sviluppata una vera e propria iconografia dell’inesorabile lento morire di ‘mal sottile’, con l’aggravante del ‘fiore reciso’, che, ormai declinata in termini veristi sia dala letteratura che dalle arti visive, ovunque in Europa ma particolarmente a Milano, dovette coinvolgere anche Segantini. (…). E’ il momento in cui, tramite la scrittrice idealista Neera  e lo stesso Vittore Grubicy, Segantini è in contatto diretto con gli ambienti letterari simbolisti milanesi e fiorentini e, incentivato dalle letture, anche della stampa d’arte belga, tedesca e austriaca, partecipa attivamente al dibattito antirealista. ‘Petalo di rosa’ è, così, fra gli esempi iniziali del suo peculiare e già citato simbolismo naturalista, in cui è proprio la forza del verismo che conferisce all’immagine l’ambigua qualità simbolica. Ridipingendolo su ‘Tisi galoppante’, con una tecnica tanto complessa, si trattava di cambiare registro, perchè nel decennio tra un dipinto e l’altro, era drasticamente mutato il suo modo di concepire l’opera d’arte. La ‘scena di genere’ è fine a se stessa, una narrazione che illustra un momento, un racconto drammatico o divertente, comunque concluso entro la cornice.” (…) …per Segantini ‘Petalo di rosa’, ritratto della donna scelta come compagna di vita, ormai madre dei suoi quattro figli, cui lo univa un sentimento di gratitudine e tenero affetto, non è certo un intervento dovuto all’esigenza di salvare un quadro danneggiato. Sostituirlo a ‘Tisi galoppante’ era passare da un significato di morte a un’affermazione di vita, traslando sotto metafora una sensazione gioiosa e sensuale. In tale metamorfosi sta la magia di ‘Petalo di rosa’, e per ottenerla l’artista si affida a una maniera sperimentale, oltrepassando i limiti del divisionismo.” In mostra sono esposti su un pannello esplicativo i dettagli, sia sul soggetto che sulle parti di contorno, sulla sua firma, le riflettografie, le lettere originali dell’artista a Vittore Grubicy, e la scheda di notifica di ‘Petalo di rosa’  per la mostra di Segantini nell’ambito della II Triennale di Brera (1894), illustrati nel saggio, sempre in catalogo, di Thierry Radelet, “I segreti dell’opera svelati con le analisi non invasive”. Importante è anche il contributo di Elisabetta Staudacher, “Segantini e la Permanente, una storia inedita”, in cui viene raccontato il rapporto tra l’artista e il Palazzo delle Belle Arti ed Esposizione Permanente, Istituzione nata il 25 Aprile 1886 con una grande mostra collettiva con circa duecento artisti da tutta Italia, tra i quali Segantini con l’opera “Alla stanga”, mentre “Petalo di Rosa” fu là esposto nella mostra “La donna nell’arte da Hayez a Modigliani” nel 1953 e riprodotto in catalogo (Emilio Bestetti Editore). Concludiamo con la significativa ‘introduzione in catalogo del ‘padrone di casa’ dello spazio espositivo Francesco Luigi Maspes: “ ‘Petalo di Rosa’ non si rivela a chiunque, non permette di avvicinarsi a chi cerca solo l’effimero, sena avere l’umiltà di ascoltare la propria anima in silenzio. E’ un’immagine sospesa senza tempo,  come quell’uomo che nel buio di una notte, legge una poesia di Prévert alla donna che ama, mentre nuda gli dorme accanto (“Un’arancia sul tavolo / Il tuo vestito sul tappeto / e nel mio letto, tu / Dolce dono del presente / Frescura della notte / Calore della mia vita.”). ‘Petalo di rosa’ non è solo un capolavoro di Segantini, ma è il primo testamento spirituale di un artista che non ha mai ceduto alla tentazione di fuggire in località alla moda, costruite dagli uomini per soddisfare i propri vizi, ma ha scelto di sfidare la morte, scalando le cime delle montagne più alte create da Dio, per rendere le sue opere eterne ed immortali.”

Gallerie Maspes – Via Manzoni 45, Milano; fino al 17 Ottobre 2015; Tel. 02 863885; www.galleriemaspes.com

Segantini - Petalo di rosa 2

 

 

 

 

 

Fabio Giuliani

 

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