Milano: RITO, COSTUME E PARADOSSO. IL CAMMINO DEL PANE

| 11 gennaio 2014
Il cammino del pane

Cibo, arte e sociale

Allo Spazio Oberdan della Provincia di Milano è attualmente in corso una mostra davvero particolare quanto interessante in cui viene raccontato il “cammino” del pane e la storia dell’uomo in una incredibile molteplicità di linguaggi, forme e materiali, in un percorso che parte, fin dalla notte dei tempi, dalle prime forme di società umane che hanno popolato la Terra.  Questa esposizione rientra nel progetto pluriennale “Non di solo Pane” ideato da Susanna Vallebona e racconta il rapporto dell’Uomo con il Pane, inteso come sostentamento ma anche come elemento di definizione culturale. Si delinea un cammino, dove lo sviluppo umano si esemplifica attraverso l’uso del Pane. Il percorso espositivo analizza lo sviluppo del rapporto uomo–nutrimento e lo segue cronologicamente dalle origini fino ai nostri giorni. Si individuano principalmente cinque sezioni, che seguono questa logica cronologico-antropologica: nella prima , dal titolo “Il Pane è il sostentamento originario e originato dalla Terra.”, vediamo opere che studiano la mitologia di Gea, divinità creatrice e protettrice, madre di tutto nelle opere di Carla Cacianti e ventre produttivo per Walter Valentini; la prima presenza in grado di donare all’uomo la materia per il proprio sostentamento, e la capacità di utilizzare i doni elargiti. Da qui la nascita dell’agricoltura e il mito di Proserpina: la perpetuazione delle stagioni come garanzia di continuazione della vita.  La sala e sezione successiva offre una riflessione sull’insediamento stanziale e il conseguente rito del cibo frutto del lavoro umano.                La semina per Silvia Cibaldi con l’installazione “Offertorio/Rito Propiziatorio”, e la conservazione per Valerio Gaeti con “Il grano in mezzo alla zizzania”. Terza sezione: il rito sociale. Quando il pasto viene consumato collettivamente nascono nuovi rituali: oltre che per nutrirsi la tavola rappresenta l’appartenenza cuturale e ostenta lo status. L’idea della condivisione, dello spartire la mensa è accolta nella simbologia cristiana. Interessante la grande installazione “See you later” (in italiano, “Ti vedo più tardi”), una tavola imbandita di posate in seta e stralci letterari come tovaglioli, di Marina Gasparini. La quarta parte è dedicata alla difficoltà del procurarsi il cibo e l’emigrazione alla sua ricerca. La storia dell’uomo è costellata di fatica, povertà e calamità naturali, e questi sono gli elementi dell’installazione “L’atelier del fornaio-sotto la neve pane- pane penuria e guerra” di Lucia Pescador, mentre carico di suggestione troviamo “Il canto del Pane”, un tributo al cantico dell’armeno Varujan eseguito da Gabriella Benedini, già protagonista di una bellissima mostra monografica qui allo Spazio Oberdan qualche tempo fa. L’ultima sezione arriva ai nostri giorni e al travisamento del valore primario del cibo. Dalla cupidigia deformante nel disegno di Josè Molina, allo spreco e al rifiuto in “Discarica” di Iuccia Discalzi Lombardo, ecco il Paradosso. Nell’ultima sala l’installazione “Pane, michetta milanese” di Armanda Verdirame pare invece ricollegarsi con l’origine culturale locale.  L’idea della mostra è quella di stimolare, attraverso l’arte, riflessione sul tema attraverso una molteplicità di linguaggi e stili, con artisti di diverse generazioni a confronto.

Spazio Oberdan – Viale Vittorio Veneto 2, Milano; Fino al 26 gennaio 2014 Orari: 10-19.30; martedì e giovedì fino alle 22; lunedì chiuso; Ingresso libero www.provincia.milano.it/cultura/manifestazioni/oberdan/non_di_solo_pane/index.html

 

Fabio Giuliani

 

 

 

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