Milano – MATTEO NEGRI – “17 sculture a colori”

| 17 maggio 2017
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Emozioni tra riprese del passato ed evoluzioni del presente

Lorenzelli Arte, Galleria da anni impegnata nella ricerca e valorizzazione di esponenti dell’arte del nostro tempo, italiani e stranieri viventi e non – da spazio ad uno dei più singolari ed interessanti interpreti contemporanei: Matteo Negri. Nato a San Donato Milanese nel 1982 e diplomato in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera nel 2003, vive e lavora a Milano e da tempo vanta già numerose istallazioni per mostre in gallerie private, pubbliche e per fiere in Italia e all’estero, comprese le grandi Capitali di Parigi e Berlino. La sua ricerca artistica si concentra sull’utilizzo di materiali plastici che lavora in modo eclettico passando dalla pietra alla ceramica alla resina, utilizzando colori pop come strumento espressivo per eccellenza. Dopo una breve ricerca sui motori ad iniezione recuperati da iniziali situazioni di abbandono, Negri si presenta con una serie di mine sottomarine in ceramica smaltata, con colori tipicamente pop che le rendono oltremodo luminose. Le bombe finiscono così per somigliare a bizzarri gioielli, che assorbono nella seduzione della forma e del colore la violenza insita nella loro funzione. Ma questa scissione tra forma e contenuto ricorda appunto alcuni meccanismi della retorica pop, che tramite la riproduzione ingigantita degli oggetti spostava l’attenzione dello spettatore dall’originale destinazione d’uso alla seduzione meramente estetica del simulacro. Dopo la serie dedicata alle mine, l’artista crea un nuovo ciclo di opere che hanno come protagonista il “Lego”, noto mattoncino colorato, oggetto di gioco per bambini – fin da quando è stato inventato in continua evoluzione – che assume il ruolo di archetipo della creatività per la possibilità di costruire e creare insita nello stesso, e per la conversione dei valori acquisiti diventando oggetto artistico. Attraverso le modifiche e le manipolazioni, il lego cessa di essere una forma e diventa una metafora della soggettività (l’Ego). L’artista ha ideato per gli spazi di Lorenzelli due installazioni composte da 17 sculture (da qui il titolo della rassegna, dove lo spazio e il volume sono sempre protagonisti e si relazionano attraverso il colore che crea connessioni per mezzo di vetri cangianti, acciai, specchi. Mediante la pratica della scultura – che si dilata, espande gli oggetti e capovolge i piani – e il disorientamento percettivo che ne deriva. Negri definisce relazioni, vicine e lontane, simbiotiche ma antagoniste, tra l’ambiente e il suo osservatore. La sensazione di spaesamento è determinata da una grande istallazione composta da cinque elementi: sculture in ferro e vetro di differenti dimensioni, costituite da lastre ad incastro che, come poliedri che si scompongono e ricompongono, producono innumerevoli riflessioni, rendendo le opere catalizzatori di infinite potenzialità visuali. Attraverso questi elementi installativi, quasi delle “gemme aperte” – afferma Negri – l’osservatore è chiamato in causa, mediante una lenta contemplazione, a determinare se stesso nella relazione con le opere e a ricostruire il rapporto che lo lega allo spazio. La mostra, curata da Ivan Quaroni e Pietro Gaglianò e accompagnata da un catalogo edito da Lorenzelli Arte. La Galleria era presente, con alcune opere dell’artista, all’ultima Edizione di MiArt tra fine Marzo e primi di Aprile.

Lorenzelli Arte – Corso Buenos Aires 2, Milano; fino al 27 Maggio 2017; Tel. 02 201914; Orari: da martedì a sabato 10-13 e 15-19; lunedì su appuntamento; festivi chiuso; www.lorenzelliarte.com

Fabio Giuliani

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