Milano – “MAMA AFRICA” – La maternità nell’arte africana

| 23 ottobre 2017
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Un viaggio estetico e antropologico nell’arte africana, alla scoperta della maternità, concetto ispiratore di opere scultoree di grande originalità

In tutte le civiltà l’evento della maternità è sacralizzato, spesso divinizzato fino a diventare metafora della genesi. La ricerca di Bruno Albertino e di Anna Alberghina, appassionati al genere, in particolare di arte etnica di vari Paesi del mondo, ha fatto sì che nel tempo venisse da loro costituita una interessantissima e particolare Collezione che ora viene presentata in parte al Museo di Arte e Scienza, corredata anche da un’apposita pubblicazione di Neos Edizioni, che ha per titolo “Mama Africa”. Questa iniziativa, affrontando nello specifico il tema scultoreo della maternità, conduce il visitatore in un viaggio esplorativo attraverso l’Africa subsahariana ed occidentale, fino alle aree più inaccessibili di quella centro-equatoriale. Vediamo le opere più geometriche, “cubiste” dei popoli Dogon e Bamana del Mali e quelle estremamente naturalistiche dei Baoulé, dei Dan e degli Attié della Costa d’Avorio e della Liberia. La mostra, così come il libro consente di osservare e scoprire i segreti delle sculture femminili e delle bamboline di fertilità, che evocano la donna e la madre. Troviamo poi descritte figure di coppie mitiche alle origini del lignaggio e immagini di gemelli, oggetto di culti ancestrali. Le sculture possono essere di legno, metallo, avorio, terracotta e pietra. Ognuna riporta tracce di un uso attivo, magico-religioso nel mondo africano. Ognuna di esse non è un mero oggetto di contemplazione, ma soprattutto uno strumento per la comprensione di una cultura profondamente diversa dalla nostra. All’inaugurazione è intervenuto anche il Prof. Alberto D’Atanasio, docente di Storia dell’Arte, Estetica dei linguaggi visivi, teoria della percezione e psicologia della forma, con un discorso avente per titolo “Il mistero della grande madre”.

Bruno Albertino, medico e viaggiatore, è nato a Carmagnola nel 1960. Si laurea a Torino nel 1985. Viaggia dall’età di diciassette anni. Ha maturato un vivo interesse per le arti primitive e, in particolare, per l’arte africana di cui è collezionista. Ha curato la mostra “Le figure di maternità nell’arte tribale africana” (novembre 2012). Nel 2012, è stato curatore della mostra “Essere ed apparire − volti e sculture dell’Africa tribale” a Torino. Ha curato la mostra “Africa: alle origini della vita e dell’arte” (Carmagnola, 2013). Da novembre 2014 a gennaio 2015, ha curato a Torino la mostra fotografica di arte africana “Vanishing Africa”. Nel 2014 pubblica Maschere d’Africa (Neos). Ha curato la Mostra “African Style” (Cherasco, 2015-16). Ha contribuito alla realizzazione del libro Lo spirito della maschera (2015). Ha visitato i principali musei etnografici del mondo e mantiene relazioni con alcuni grandi protagonisti dello studio e del collezionismo dell’arte africana.

Anna Alberghina, nata nel 1960, vive e lavora come medico a Torino. Affascinata dalle culture lontane, approfondisce lo studio delle lingue straniere e si appassiona al fotoreportage. L’interesse per l’etnografia e le arti primitive la spinge a scegliere destinazioni ove poter studiare tradizioni ancestrali. Il suo stile fotografico è caratterizzato da una predilezione per il ritratto e l’universo femminile. Collabora con svariate riviste e associazioni culturali. Nel 2013 pubblica African beauties (Neos), un libro fotografico che presenta cento immagini di donne appartenenti ai gruppi etnici minacciati dalle trasformazioni sociali. In questa occasione presenta l’omonima mostra presso la Sala del Conte Verde a Rivoli. Dal 2014 al 2015 presenta la personale “Vanishing Africa”. Nel 2014 pubblica il libro Maschere d’Africa (Neos). Nel 2015 partecipa alla stesura del libro Lo spirito della maschera. Ha curato le mostre di arte africana “Essere ed Apparire − volti e sculture dell’Africa tribale” (2012-2013), “Africa: alle origini della vita e dell’arte” (2013), “African Style” (2015-2016).

Alcune note sulla sede ospitante la mostra.

Il Museo d’Arte e Scienza di Milano, a due passi dal Castello Sforzesco, nasce nel 1990, per volontà del fisico tedesco Gottfried Matthaes. Ospita importanti collezioni d’Arte buddhista e africana ed una sezione didattica dedicata a Leonardo Da Vinci, ma il suo fiore all’occhiello è il percorso sul riconoscimento dell’autenticità nell’arte e nell’antiquariato. Ogni sala affronta un tema fondamentale: dalla pittura su tela e su legno alla ceramica da scavo, dai mobili d’antiquariato all’ambra e all’avorio, dagli argenti alle stampe e ai libri antichi, dagli arazzi ai tappeti, spiegando per ciascun argomento quali sono le caratteristiche che aiutano a riconoscere l’oggetto autentico da quello falso. Numerose sono inoltre le “test station”, postazioni con microscopi, lenti d’ingrandimento, lampade speciali a disposizione per i visitatori per effettuare prove pratiche. La didattica del museo prevede inoltre un percorso speciale dedicato ai bambini. Altra particolarità è la presenza al suo interno di un laboratorio scientifico, visitabile su richiesta, dove vengono utilizzate le moderne strumentazioni che permettono di analizzare, studiare e datare la materia di cui sono fatti gli oggetti d’arte. La collezione d’arte buddhista si distingue per il numero e la qualità degli oggetti provenienti dalla Birmania e dalla Thailandia tanto da farla diventare la più importante raccolta italiana d’area indocinese. La collezione d’arte africana raccoglie invece oggetti soprattutto dalle regioni centro occidentali dell’area Sub-sahariana con oggetti di rara qualità provenienti dal Mali, dalla Costa d’Avorio e dalla Nigeria. A Leonardo Da Vinci sono invece dedicate due mostre didattiche: una al suo “Trattato della pittura”, l’altra ai “vent’anni trascorsi a Milano”. Sebbene aperto nel 1990, le origini del museo sono molto più antiche: il suo fondatore, infatti, nacque a Dresda, in Germania, nel 1920 da una famiglia di antica tradizione artistica che nel 1906, grazie ai coniugi Matthaes – Kurau aprì in quella città, allora centro dell’arte moderna europea, una scuola di pittura che successivamente fu trasferita a Berlino dove rimase attiva fino al 1936. La ricerca di nuove ispirazioni da parte degli artisti di quel periodo spiega la raccolta di alcune collezioni di cui si avvalse la scuola per uso didattico. Parte di tali collezioni sono ora esposte in questo museo, come quella di ceramica greco-romana, dichiarata dal Ministero dei Beni Culturali di eccezionale interesse storico-artistico. Gottfried Matthaes, oltre che acuto scienziato, fu un appassionato collezionista e non perse l’occasione, durante i suoi numerosi viaggi di lavoro, di raccogliere raffinati oggetti d’arte provenienti da molte parti del mondo. Nel 1990, cessata l’attività dedicata ai circuiti stampati, e mosso dal delicato tema dell’autenticità nell’arte, acquistò un’area di Palazzo Bonacossa, in piazza Castello a Milano, dove fondò il museo con il nome iniziale di “Musei Didattici per il riconoscimento del falso”. Grazie alla sua formazione scientifica, nel 1992 brevetta un sistema innovativo per la datazione di oggetti in legno: la datazione con spettroscopia infrarossa. Nel 1993 il Museo prende il nome “Museo del Collezionista d’Arte” a sottolineare il suo esclusivo scopo di insegnare al collezionista di un oggetto d’arte a riconoscere un pezzo autentico da un oggetto falso attraverso basi oggettive e attraverso lo studio della materia. Nel 1996 il fondatore viene affiancato nella conduzione dal figlio Peter, Dottore in Chimica, che prende in mano la direzione del laboratorio scientifico. Poiché Gottfried Matthaes basa tutta la sua filosofia di vita sul connubio tra arte e scienza, il suo cammino evolutivo lo porta nel 2004 a trasformare il nome del Museo in “Museo d’Arte e Scienza”. Nel 2010, in occasione dell’inaugurazione della mostra d’arte buddhista, avviene il primo restyling di alcune sale del museo che si conclude nel 2012. Il primo Agosto del 2010 Gottfried Matthaes viene a mancare affidando ai figli Peter, Patrizia e Martin il compito di continuare il suo sogno: quello di un mondo con meno falsi.

Museo di Arte e Scienza – Via Quintino Sella 4, Milano; fino al 26 Ottobre 2017; Orari: da lunedì a venerdì 10-18; Tel. 02 72022488; www.museoartescienza.com

Fabio Giuliani

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