Milano – ARNALDO POMODORO – 90 anni vissuti “artisticamente”

| 26 gennaio 2017
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Morciano di Romagna, in provincia di Rimini, 23 Giugno 1926, luogo e data importante per l’arte italiana del XX secolo: qui infatti ebbe i natali Arnaldo Pomodoro, uno dei suoi più importanti protagonisti per le opere che ha lasciato – e che continua a produrre – spesso monumentali e collocate in spazi interni ed esterni in grandi città e in varie località italiane ed internazionali. E la sua attività non si ferma al raggiungimento dei novantanni, anzi…La città di Milano, da anni suo luogo di residenza e di lavoro, rende giusto omaggio al Maestro con una grande antologica contemporaneamente allestita in più sedi e un percorso che “abbraccia” idealmente l’intera città. Cuore dell’iniziativa è la mostra, curata da Ada Masoero, promossa dal Comune di Milano-Cultura, ideata e prodotta dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro e Palazzo Reale in collaborazione con Mondo Mostre Skira; la prestigiosa Sala delle Cariatidi ospita una trentina di sculture realizzate dal 1955 ad oggi e scelte dall’artista stesso, per illustrare le tappe fondamentali della sua ricerca e del suo lavoro di oltre sessant’anni. Partiamo dai bassorilievi degli anni Cinquanta in piombo, argento e cemento, nei quali emergono già le caratteristiche trame segniche di Pomodoro, dalla “Colonna del viaggiatore” alla “Grande tavola della memoria”, per arrivare alle forme geometriche di lucido bronzo squarciate e corrose, alle celebri Sfere, ai Cippi, fino all’imponente rilievo “Le battaglie” in fiberglass e polvere di grafite, che parla della materia come magma, fonte di vita ma anche di conflitto, continuo ribollire di tensioni. In Piazzetta Reale è esposto, per la prima volta nella sua totalità, il complesso scultoreo The Pietrarubbia Group. Un’opera ambientale composta da sei elementi realizzati in un processo aggregativo in progress iniziato nel 1975 e completato nel 2015 che, rendendo un omaggio ideale all’antico borgo di Pietrarubbia nel Montefeltro, ha dato forma all’emozione e al legame del Maestro con le proprie origini che sono qui luogo fisico e insieme immaginario. Il tempo di attraversare Piazza Duomo e la Galleria Vittorio Emanuele per arrivare in Piazza della Scala dove, presso le Gallerie d’Italia, nel cortiletto, punto di collegamento tra la Quadreria sul Novecento e gli altri spazi, troviamo “Disco in forma di rosa del deserto” (320×100 cm). “In quest’opera la relazione formale con le rose del deserto, che emergono misteriosamente dalle sabbie dell’Africa, è precisa, e l’allusione al processo naturale di cristallizzazione è metafora del faticoso e tuttavia inarrestabile principio di germinazione. Il profilo del disco rivela la tensione e lo stiramento tra le due facce, portando alla vista la nervatura interna e il cuore pulsante della materia.” (Note riportate sul sito www.arnaldopomodoro.it ) Alla Triennale di Milano vediamo pannelli esplicativi, disegni e il modellino del “Carapace”, grandioso progetto realizzato per la Cantina delle Tenute Lunelli a Bevagna, in Umbria, struttura praticamente ideata dall’artista, sia per le parti esterne che all’interno, così come il formato ridotto del “Simposio di Minoa” a Marsala in Sicilia. Negli spazi della sua Fondazione in Via Vigevano troviamo invece i progetti per il monumento di Pietrarubbia e per il nuovo Cimitero di Urbino documentati attraverso maquettes, disegni e fotografie: opere che si sviluppano dalle visioni dell’artista e diventano paesaggio urbano, segni che connotano il territorio, parte della nostra vita quotidiana. Passiamo al Museo Poldi Pezzoli, dove, al piano superiore, nella Sala del Collezionista, ci documentiamo sulla passione per il teatro di Arnaldo Pomodoro attraverso sedici teatrini che raccontano il suo lavoro per il palcoscenico svolto tra il 1982 e il 2009 nei diversi campi drammaturgici, dalla tragedia all’opera lirica, dal teatro contemporaneo alla musica. Una volta scesi, prima di uscire è praticamente passaggio obbligato la Sala delle Armi, da lui progettata nel 2000, ora con una nuova illuminazione. Il progetto espositivo è completato da un itinerario artistico che collega più punti della città. Da Piazza Meda con il “Grande disco”, scelto quest’anno dai milanesi come una delle icone simbolo della città, a Largo Greppi con “Torre a spirale” collocata di fronte al Piccolo Teatro, solo una sorta di “modellino” rispetto all’omologa di dimensioni maggiori che si trova a Roma presso il complesso dell’EUR. Ma, nel percorso cittadino dedicato alle opere di Pomodoro, il luogo forse più suggestivo e particolare è l’“Ingresso nel labirinto”, un ambiente di circa 170 mq costruito nei sotterranei dell’edificio ex Riva Calzoni di via Solari 35, già sede espositiva della Fondazione, ora atelier della Casa di Moda Fendi, che merita un approfondimento….al di là del portale che si sposta con un semplice gesto andiamo alla scoperta di un luogo che evoca tempi lontani, l’opera di una vita, un ambiente magico e suggestivo pensato in quasi vent’anni ed ispirato all’Epopea di “Gilgamesh”, il primo poema epico della storia dell’umanità inciso su undici tavolette d’argilla in caratteri sumerici. In un insieme di vani, corridoi e porte girevoli, completamente rivestiti in fiberglass patinato con interventi in bronzo e pavimento di lastre in rame dalla matericità evidente. All’ingresso, nella stanza della rotativa, un grande rullo, inciso con le trame peculiari e indecifrabili di Pomodoro, genera lo spazio come srotolandosi sulle pareti: è un omaggio alla scrittura sumera, al potere della comunicazione e all’epopea di Gilgamesh. Il “Labirinto”, utilizzato qui come metafora della condizione umana, protegge un nucleo di significati che si svelano attraverso l’atto del procedere. È articolato in un percorso che allo stesso tempo conserva e genera forme: alcune opere storiche, così come modelli di opere mai realizzate, che diventano humus per nuove creazioni. Nel cuore dell’opera si cela una sorta di mausoleo, la stanza di Cagliostro dove, su un pavimento a mosaico sottoposto al piano di calpestio, si staglia un giaciglio, luogo di morte del controverso alchimista. Qui la luce proviene dall’alto: infatti la storia tramanda che l’ultima cella nella quale fu rinchiuso Cagliostro (nella fortezza sulla rocca di San Leo, in Romagna) avesse accesso unicamente dal soffitto. L’opera realizza una sintesi fra scultura, architettura e scenografia, ma anche oreficeria nei suoi dettagli più minuti. In accordo con l’Atelier l’opera rimane visitabile dai soci della Fondazione secondo un calendario di incontri prestabiliti che prevedono anche visite guidate per il pubblico, per le quali occorre contattare la Fondazione Pomodoro. A Palazzo Reale, durante il periodo di apertura della mostra, i visitatori possono entrare, in modo virtuale, nel “Labirinto”, grazie alla potenzialità immersiva dei Gear VR e di HTC Vive, in un’esperienza multisensoriale che si estende nello spazio e nel tempo. Il progetto, allestito nella Sala degli Arazzi, curato da Eugenio Alberti Schatz, firmato da Oliver Pavicevic (navigazione e ricostruzione degli ambienti) e da Steve Piccolo (suoni) è realizzato grazie al contributo di The Secular Society. Anche la Fondazione Marconi (Via Tadino 15), partecipa alla celebrazione in quanto antesignana fin dal 1968 con una mostra “Rotanti” dedicata a Pomodoro con circa una ventina di sfere di varie dimensioni; in quell’occasione l’artista spiegò la sua passione per questa forma geometrica: “La sfera è una forma magica. La superficie lucida rispecchia ciò che c’è intorno, restituendo una percezione dello spazio diversa da quello reale, e crea mistero. Rompere questa forma mi permette di scoprirne le fermentazioni interne mostruose e pure….” Sempre in questa sede seguirono altre mostre nel 1971 e nel 1983. Il pensiero sopra riportato si può leggerlo anche nella brossure illustrata per l’attuale omaggio in corso qui, dal titolo “Un centesimo di secondo” in cui vediamo una selezione di opere realizzate dal 1966 al ’71: grandi disegni, studi, sculture in acciaio e fiberglass. L’esposizione principale in Palazzo Reale è accompagnata una serie di eventi volti ad approfondire e discutere l’opera e la figura di Arnaldo Pomodoro nei suoi rapporti con le idee e i movimenti dell’arte contemporanea, così come un ricco ed articolato progetto didattico curato dalla sezione didattica della Fondazione Arnaldo Pomodoro con ADMaiora, grazie al sostegno di EasyReading Multimedia e con la collaborazione di Blazing Strategies International ltd. Il catalogo Skira contiene una lunga conversazione tra Arnaldo Pomodoro e Ada Masoero, un testo critico di Giorgio Zanchetti, e tutti gli apparati bibliografici. Fondamentale per la realizzazione di questo evento espositivo il sostegno di UniCredit, Gruppo Bianchi, Tenute Lunelli, EasyReading Multimedia, con la media partnership di IGPDecaux, Coop e Trenitalia e il supporto tecnico di Open Care – Servizi per l’Arte e iGuzzini. In conclusione mi pare bello ribadire quando sottolineato da Massimo Vitta Zelman, Presidente di Skira, al termine del suo intervento durante la presentazione stampa a Palazzo Reale: l’auspicio che tra dieci anni si possa organizzare un altro evento espositivo per celebrare l’avvenuto centesimo compleanno di Arnaldo Pomodoro; traguardo anagrafico raggiunto il 27 Settembre scorso da Trento Longaretti, artista sempre in attività, e già da sei anni dall’incredibile Gillo Dorfles (12 Aprile 1910) che alla soglia delle 107 “Primavere” continua a sperimentare forme nuove, come possiamo vedere anche in questi giorni in una contenuta ma particolare mostra in corso alla Triennale.

Palazzo Reale – Piazza Duomo, Milano; fino al 5 Febbraio 2017; Orari: lunedì 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, domenica 9.30-19.30; Giovedì e sabato 9.30-22.30; Per informazioni: Tel. +39 02 88445181; Fondazione Arnaldo Pomodoro: Tel. +39 02 890 753 94

Fabio Giuliani

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