Milano – ACHILLE FUNI (1890-1972) E GLI AMICI PITTORI DI “NOVECENTO”

| 7 novembre 2018
Funi e amici pittori di Novecento 1

Opere storiche, ritrovamenti e inediti

“Se non c’è la forma non c’è la vita” (Achille Funi)

Il Centro Culturale di Milano (noto anche con l’abbreviazione CMC) è vera Istituzione polifunzionale nata con lo scopo di valorizzare al meglio la cultura nei suoi più diversi aspetti, da presentazioni di mostre, novità editoriali, dibattiti legati a tematiche sociali. Per tanto tempo con sede in Via Zebedia, a fianco di Piazza Missori, da poco più di un anno ha trovato un apposito spazio in Largo Corsia dei Servi, in pieno centro cittadino a pochi passi dal Duomo. Proprio qui è attualmente in corso un’importante rassegna dedicata al pittore Achille Funi (Ferrara, 1890-Appiano Gentile/Como, 1972), curata dall’Archivio Funi, gestito da Nicoletta Colombo e Serena Redaelli. A quasi un decennio dall’ultima mostra retrospettiva dedicata a questo artista, la mostra odierna, aperta con il Patrocinio della Regione Lombardia e del Comune di Milano, propone accanto ad un nucleo di opere storiche del maestro ferrarese, una serie di ritrovamenti e di inediti. L’iniziativa, che rientra nel programma di esposizioni milanesi dedicate al clima artistico e agli autori del Novecento Italiano, promosso dal Comune di Milano, propone una prima sezione di trenta dipinti di Funi articolati a partire dagli esordi futuristi fino alla moderna classicità del “Novecento”, il Movimento artistico ideato da Margherita Sarfatti a cavallo tra gli anni Venti e Trenta, di cui il ferrarese è stato tra i fondatori con Mario Sironi, parabola seguita dal recupero di un più sensibile umanesimo e di un misurato naturalismo, sopravvenuto dopo il 1925. L’ideologa ebbe per lui, quell’anno, le seguenti parole: “Pittore della dignità severa e della dignità nobile è il Funi. Aspira sì alla bellezza, e così alto è il sospiro e puro, e sinceramente intero e disinteressato, che la raggiunge per vie imprevedute, non imitabili.” La sezione dedicata a Funi raccoglie dipinti realizzati tra il 1911 e il 1940 e propone la presenza, accanto a noti capolavori del maestro ferrarese, come “Giovinetta (Margherita)”, 1913, “Marinetti. Lussuria Velocità”, 1914-1920, “Autoritratto con brocca blu”, 1920, “Una persona e due età”, 1924, alcuni inediti recuperati attraverso la catalogazione di archivio, tra cui risaltano una “Imago Pietatis”, 1920, la drammatica “Apocalisse”, 1930, oltre ad una serie di opere ritrovate dopo decenni di assenza dai circuiti espositivi, tra cui il “Il pasto”, 1914, “La figura e la finestra”, 1924, un insolito e programmatico “Studio del pittore 1939”, realizzato nel periodo di permanenza a Tripoli. Questa parte termina con uno spolvero e il correlato cartone a pastelli colorati, inediti databili al 1936 e preparatori per il ciclo di affreschi compiuti nella Chiesa di San Francesco a Tripoli. Nella seconda sezione incontriamo lavori dei sei compagni del gruppo originario del “Novecento” milanese, da Mario Sironi a Anselmo Bucci, Piero Marussig, Leonardo Dudreville, Ubaldo Oppi, Gian Emilio Malerba, accostati ad opere di Carlo Carrà, Arturo Tosi, Alberto Salietti, Pompeo Borra, Raffaele de Grada, amici nonché in forte condivisione con Funi delle idee che fecero nascere il gruppo. Le opere dei compagni pittori del “Novecento” rappresentano alcuni tra i loro capolavori realizzati negli anni venti, taluni assenti dalle esposizioni da oltre mezzo secolo, come,   ad esempio, il maestoso “Odeon”, 1919-1920, di Bucci, della smaltata, neorinascimentale “Ciociara”, 1925 di Salietti (esposta alla Permanente di Milano nel 1926 e poi dispersa) e della tavola dal titolo “Verso Como”, 1928 di Pompeo Borra, presentata alla milanese Galleria Bardi nel ’28 e mai più rivista. Tra i dipinti storici più noti, il celebre “Femmina volgo”, 1920 di Gian Emilio Malerba,“Le Amazzoni”, 1924, di Oppi, lo scultoreo “Nudo allo specchio”, 1923 di Sironi e “Mulino delle castagne”, 1925 di Carrà. Quest’ultimo, in un suo commento all’interno del periodico “L’Ambrosiano” uscito il 28 Luglio 1925 così si espresse: “Achille Funi è da considerare uno degli araldi della nuova pittura”. Accompagna l’esposizione il catalogo Editoriale Giorgio Mondadori, curato da Nicoletta Colombo e Serena Redaelli, arricchito da approfondimenti di studio sul magistero e sulla “bottega” funiani e sull’attività degli artisti italiani in Libia tra il 1934 e il 1940. Gli interventi si presentano corredati dalla documentazione fotografica emersa nel corso della ricerca. La pubblicazione è completata da un sintetico elenco di dipinti inediti pervenuti all’Archivio, realizzati da Funi tra il 1911 e il 1940, e gli apparati (schede tecniche delle opere esposte, biografia e bibliografia relative a Funi e biografie degli autori rappresentati in mostra). Camillo Fornasieri, Direttore del CMC, nel suo commento introduttivo ha così sottolineato: “La caratteristica di visionarietà e concretezza di quella stagione si mostra nelle diverse opere e si rispecchia soprattutto in Funi, considerato il più grande affrescatore del tempo, a condividere, anche con tecniche diverse, le grandi superfici di luoghi civili, religiosi, professionali, istituzionali e multidisciplinari, sorti sia prima del secondo conflitto che nella prima repubblica, e che ce lo rendono presenza viva nella metropoli milanese (e non solo), come fermento interrogativo che unisce il periodo tra primo e secondo Novecento. Così come ancora più vicino, rivelandoci la sua vitalità e passione, si mostra a noi nel suo compito di educatore e maestro nelle nuove scuole d’arte che accostavano i giovani alla dimensione artistica, quando fu docente e direttore dell’Accademia Carrara di Bergamo e di Brera.” Nicoletta Colombo, riguardo l’attività di Funi come docente a Brera, così scrive: “L’allievo diventava a tutti gli effetti assistente, collaboratore, operaio e sperimentatore in grado di fornire al precettore nuove proposte e revisioni, come ben annotava Lucio Scardino, profondo indagatore dell’arte ferrarese, nel commentare la grazia e la vivacità esecutiva della giovane Felicita, preziosa suggeritrice di soluzioni elegiache al più severo neoclassicismo del maestro. Del resto Funi era da sempre attento a recepire dai discepoli gli apporti creativi e lo dichiarava senza remore, com’era successo nel 1934 in occasione di un ricordo della pittrice Paola Consolo, prematuramente scomparsa, in cui affermava: “Quando Paola veniva a dipingere nel mio studio, molte cose io le vedevo ed apprendevo da lei.””

Centro Culturale di Milano – Largo Corsia dei Servi 4, Milano; Tel. 02 865455162; Fino al 24 Novembre 2018.   orari: lunedì-venerdì 10-13 e 14-18.30; sabato 15.30-19; visite guidate a cura di “OPERA d’ARTE”, pubblico: giovedì ore 13.30,  gruppi e scuole: su prenotazione Tel. 02 45487400; www.centroculturaledimilano.it

Un incontro pubblico sulla mostra e gli argomenti trattati, anche con l’ausilio di immagini proiettate, avrà luogo, sempre al CMC, mercoledì 7 Novembre alle 18.30 dove interverranno, oltre alla curatrice, la storica dell’arte Elena Pontiggia con Daniela Ferrari, curatrice di eventi espositivi al Mart di Rovereto. Quel giorno si potrà visitare l’esposizione fino alle 20.30.

Fabio Giuliani

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