Mantova – GUARDANDO ALL’URSS – Realismo socialista in Italia dal mito al mercato

| 21 settembre 2015
Guardando all'URSS 1

Il rapporto dell’artista con il potere

Nello spazio espositivo delle Fruttiere di Palazzo Te è attualmente in corso un particolare progetto espositivo, nato da un’idea di Arturo Calzona, che, per la prima volta, indaga le relazioni e gli scambi tra arte italiana del secondo dopoguerra ed arte sovietica del realismo socialista, riflettendo su affinità elettive e divergenze culturali, in una mostra di respiro internazionale e ricca di documenti poco o per nulla conosciuti al pubblico. Torniamo agli anni della frontale contrapposizione politica tra comunisti e democristiani, quelli di don Camillo e Peppone (i personaggi nati dalla fantasia letteraria di Giovanni Guareschi); anni in cui per metà degli italiani l’URSS era il mito, il paradiso della giustizia sociale e il demonio per l’altra metà. Anni in cui grandi intellettuali italiani (Levi, Calvino, Moravia tra i tanti) compivano il loro pellegrinaggio laico a Mosca, tempi in cui lunghe code si formavano all’Hermitage per ammirare Guttuso. Al centro di questa proposta inedita è infatti la riflessione sull’immagine mitica dell’URSS nell’Italia del secondo dopoguerra e sul ruolo assunto dall’iconografia realista nella sua diffusione e divulgazione. Tre gli ambiti scelti per indagare questa vicenda: da un lato, l’iniziativa del “Premio Suzzara”, ideato nel 1948 da Dino Villani, con Tebe Mignoni (l’allora Sindaco comunista della cittadina) e Cesare Zavattini, destinato a far riflettere sul linguaggio realista e sul tema del lavoro attraverso le opere di artisti quali Borgonzoni, Gorni, Guttuso, Zigaina…; dall’altro, il racconto dei protagonisti del realismo russo nei padiglioni sovietici alle Biennali veneziane del 1934 e dal 1956 agli anni Settanta; grazie ai prestiti della Galleria Tret’jakov di Mosca sono eccezionalmente esposte a Palazzo Te le opere di Andreev, Dejneka, Gerasimov, Muchina, Koncˇalovskij, Nisskij, Popkov. Infine il fenomeno collezionistico, testimonianza di una retorica visiva, di una modalità di racconto della realtà sovietica, è rappresentato attraverso una quadreria di opere provenienti da una importante collezione privata che invita il visitatore a riflettere sulla relazione tra modello e riproduzione nell’arte sovietica e ad indagare le alterne fortune del realismo socialista a partire dalla caduta del comunismo, emblematicamente rappresentata dal crollo del muro di Berlino. “Parlare del mito dell’URSS in Italia nel secondo dopoguerra significa sollevare il coperchio su un mondo complesso nei linguaggi e nei significati, impossibile da risolvere in una mostra e in una pubblicazione, ma al quale, finalmente e senza falsi miti o negazioni, si vuole guardare – puntualizza Vanja Strukelj, curatrice della mostra mantovana con Ilaria Bignotti e Francesca Zanella – Innanzitutto abbiamo cercato di restringere il campo a un territorio storico artistico, inquadrando la ricezione del realismo socialista sovietico in Italia in un contesto di scambi e rapporti culturali. Un aspetto che è emerso in tutta la sua complessità è quello del viaggio in URSS: ci siamo chiesti che cosa avevano visto gli artisti italiani nei loro viaggi in Unione Sovietica? Chi avevano incontrato, di cosa avevano dialogato, cosa avevano portato di sè, cosa avevano ritrovato? Abbiamo provato a rispondere attraverso il confronto interdisciplinare, con film d’epoca, resoconti di viaggio, manifesti, cartoline, rotocalchi. Ripercorrendo le sale dei Premi suzzaresi e delle Biennali veneziane, certi del confronto fertile tra una manifestazione solo apparentemente di periferia e l’altra ufficiale e internazionalmente riconosciuta, abbiamo provato a rileggere la nostra cultura e anche a metterla un po’ in crisi…” In questa prospettiva, la visita alle collezioni della Galleria del Premio Suzzara, che ha concesso in prestito un corpus davvero significativo di dipinti e sculture, costituisce la necessaria integrazione del percorso espositivo di Palazzo Te. Riportiamo in proposito la riflessione di Zavattini al tempo della costituzione del Premio: “Verrà un giorno, infatti, in cui ogni uomo avrà un quadro o una statua nella sua casa, perchè sarà scomparsa la aura che divide dall’arte i poveri, i contadini, gli umili…”; nonché la divertente affermazione di Villani sul “Premio” in natura: “Un vitello per un quadro, non abbassa il quadro: innalza il vitello!” La mostra è organizzata dal Centro Internazionale d’Arte e di Cultura di Palazzo Te con la collaborazione della Galleria del Premio Suzzara, con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, del Consolato Generale della Federazione Russa a Milano, della Regione Lombardia, del Sistema Mantova per EXPO. Per la realizzazione dell’evento espositivo e del catalogo le curatrici Vanja Strukelj, Francesca Zanella e Ilaria Bignotti sono state affiancate da ricercatori dell’Università di Parma e di altri istituti di ricerca, esperti in differenti discipline. Suddiviso in quattro sezioni (“Premio Suzzara 1948–1974”, “Biennale di Venezia 1934–1977”, “Intersezioni”, “Collezionismi e studi 1989-2015”), l’esaustivo volume edito da Skira riunisce i testi dei curatori e di altri studiosi ed esperti sull’argomento, le riproduzioni di tutte le opere esposte in mostra e le biografie degli artisti.

Palazzo Te, Fruttiere – Via Te 13, Mantova; fino al 25 Ottobre 2015; Orari: lunedì 13-18, da martedì a domenica 9-18. Chiusura della biglietteria un’ora prima; Biglietti: Intero 9 Euro, Ridotto 6 Euro; Tel. 0376 323266; www.palazzote.it

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Fabio Giuliani

 

 

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