Mantova – GIUSEPPE VIOLA. Nell’energia della pittura – Imagismo

| 9 maggio 2014
Viola 2

La mostra organizzata da Enciclopedia d’Arte Italiana, coadiuvata da Archivio Storico Giuseppe Viola, curata da Carlo Micheli in collaborazione con Centro Internazionale d’Arte e Cultura Palazzo Te,  patrocinata da Regione Lombardia,  prevede un ampio percorso espositivo finalizzato a chiarire le motivazioni che hanno condotto l’artista Giuseppe Viola ed il letterato-artista Dino Buzzati alla ideazione ed al successivo raggiungimento della stesura del “Manifesto Imagista” i cui princìpi fondamentali sono stati ispirati dall’ “Imagismo” poetico di Ezra Pound (Hailey, 1885-Venezia, 1972).Il grande poeta fu l’artefice di questo movimento letterario, sorto a Londra tra il 1912 e il 1914, che proponeva un modo nuovo di fare poesia fondato sullo spostamento dell’accento dal soggetto (epicentro della poesia romantica) all’oggetto. L’immagine, ovvero “ciò che presenta un complesso intellettuale ed emotivo in un istante di tempo” deve associarsi alla brevità in una poesia da cui è bandito l’uso di ogni parola superflua e di ogni aggettivo che non sia portatore di un arricchimento di significato.

Viola, infatti, teorizzò la necessità di un nuovo linguaggio pittorico antiaccademico, nel quale confluiscano liberamente suggestioni tratte dall’arte barocca e simbolista e dalle avanguardie artistiche. Nei suoi primi dipinti imagisti resta legato ad un linguaggio artistico figurativo, semplice e conciso,  fitto di riferimenti alla contemporaneità come si nota nell’opera “La Città Imagista” (1968) in esposizione. Le tipiche forme geometrizzanti che caratterizzano l’ Imagismo sono state riprese per la realizzazione di design d’arredo dalla prestigiosa firma del gruppo Habitare, e di cui vediamo qui        un’ elegante poltrona sulla quale è impresso appunto un disegno di Viola. Nell’ala “Le Fruttiere”, 60 dipinti, tra i quali due grandi pannelli, “La fucilazione”, realizzato nel 1973 (cm. 190 x 190 olio su tavola) e  “La Pace” del 1975 (cm. 180 x 180 olio su tavola) facenti parte della Collezione “Museo della Pace”, oltre a ceramiche e sculture, un’ opera in 3D realizzata da Andrea Tarroni Design e filmati, ci aiutano a conoscere meglio e ad approfondire  la storia di questa importante corrente pittorica come nuova forma espressiva della seconda metà del Novecento. Durante la conferenza stampa, alla quale sono intervenuti rappresentanti delle principali Istituzioni cittadine e regionali, è stato presentato altresì il primo volume del Catalogo Generale delle opere di Giuseppe Viola (pag.360 Ed. Publ. Paolini). E qui grande merito dobbiamo assegnarlo certamente al figlio dell’artista, Fabio, che ha supervisionato tutta la catalogazione, così come pure a Pino Lippoli, per anni segretario personale dell’artista e profondo suo conoscitore sia a livello professionale che dal lato umano.

Biografia essenziale.

Nato da genitori siciliani, Giuseppe Viola da bambino studia pianoforte, passione che non ha mai abbandonato; consegue il diploma di ottico presso l’istituto Feltrinelli. I primi rudimenti sulla pittura (1948-1950) gli vengono impartiti da un pittore amico di famiglia, Giuseppe Pappalardo, che gli mette a disposizione il proprio studio con esclusione dei materiali che il giovane Viola acquistava con i proventi derivanti da disegni realizzati per alcuni produttori di stoffe conoscenti del padre. Nel 1956, apre il suo primo studio in Via Stadera a Milano, i suoi lavori si concentrano sulle nature morte e sui paesaggi milanesi. Nel 1958 si reca a Parigi, visita i musei, studia i grandi impressionisti francesi, i post-impressionisti; rimane particolarmente affascinato dalla pittura di Van Gogh. Di ritorno in Italia, con alcune opere realizzate in Francia, partecipa all’inaugurazione della sua prima mostra personale alla Galleria “Il Prisma” di Milano. Inizia l’alchimia, mix di sabbie, colore, colle, che lo portano a creare volti dal sapore vissuto, e paesaggi marini che prendono vita con la sabbia. Nel 1961 sposa a Milano Gabriella Emanuela Gandola, unico grande amore e musa ispiratrice, e di lì a breve nasce il figlio Fabio. Nel 1962 apre il suo secondo studio milanese in Via Neera, studia tutta l’opera di Picasso. Nel 1964 nasce la figlia Paola. La sua innata spontaneità lo porta a dipingere “en plein air” creando opere di particolare suggestione. Nel ’68 conosce Dino Buzzati, apprezzato giornalista al “Corriere della Sera”, che gli dedicò poi un racconto intitolato “Il pittore Viola dipinse un giorno un cavallino”. Esce la sua prima monografia presentata dallo stesso giornalista e Mario Portalupi. Nel 1969 Viola e Buzzati danno vita al Manifesto “Imagismo Pittorico”, simboleggiato dall’opera “La lotta dell’uomo”. Iniziano le opere “collage”, e Viola utilizza per realizzare i suoi dipinti dalle forme geometriche radica, vetro, pelle, plastica. Nel 1971 La Chiesa Sant’Antonio da Padova in Piazza Tre Martiri a Rimini commissiona ad Achille Funi e a Giuseppe Viola dei dipinti per l ‘interno della Chiesa. Viola realizza due grandi pannelli di    mt. 4×2 raffiguranti i due miracoli di San Francesco da Paola. Il soggiorno a Rimini, il suo porto, i pescherecci, la gente, lo spingono interiormente a dare forma ai suoi “pescatori con le reti”. E’ presente all’inaugurazione di una sua personale alla “King Gallery” di New York. Riceve alla Biennale d’Arte Contemporanea della città di Rimini, la laurea “Honoris Cause”. Il 28 gennaio 1972 muore il suo grande amico Dino Buzzati. Nel 1976 realizza l’opera “L’Amore della Vita” che viene donata ed esposta al Museo d’Arte Moderna della Città del Vaticano; Nel 1977 la mostra personale alla galleria Santo Stefano di Milano dal tema “Riccione vista da Viola” , in occasione dell’avvenuto “gemellaggio” tra le due città. Nel 1978 presentazione della monografia “Giuseppe Viola” alla galleria Renzo Cortina di Milano. Amante della “gente” il suo studio nel cuore di porta Ticinese a Milano lo porta ad incontrare i “venditori di castagne” che ritrarrà spesso, così come gli amici del bar “giocatori di carte”, queste tematiche saranno per Viola opere dalla continua evoluzione, sia per dimensioni che per cromatismi e per le differenti tecniche di esecuzione. Dal 1980 parallelamente alla pittura si dedica alla scultura, realizzando diverse fusioni in bronzo e argento; sono note “Il Risveglio del gallo”, esposto per la prima volta alla galleria “Nuovo Sagittario” di Milano, “il rodeo” e la “Crocifissione”, fusione in argento successivamente donata a Papa Benedetto XVI nel maggio 2006. Compie numerosi i suoi viaggi in Sicilia per rincontrare la sua mediterraneità; dipinge “La raccolta di limoni”, “Nell’agrumeto”. Dal 1990-1994 significativo viaggio in Spagna dove porta a termine una serie di chine e gouache realizzate dal vero sul tema della corrida, opere preliminari a lavori di grande formato olio su tela realizzati poi sullo stesso soggetto, adoperando anche stoffe oltre al colore. Studia così l’esultanza della gioia che vince il dramma e la suspense delle donne che sperano nella buona fortuna di chi, torero per destino, ne potrà pagare lo scotto anche a prezzo del sangue. Realizza la scultura in bronzo“Don Chisciotte”. Il 16 luglio 1998 viene a mancare la moglie Gabriella, inseparabile compagna, quindi trascorre due anni in evidente stato depressivo; solo l’arte e la grande dedizione per il suo lavoro riescono a ricondurlo ad un’esistenza sociale e stimolante. Spesso si rifugia nella sua abitazione-studio in montagna dove dipingendo la natura si riconcilia con essa. Rinasce così la sua vena artistica che lo porta a progettare e realizzare opere di grande spessore legate alla fede ed alla religiosità. Grazie alla continua ricerca di nuovi stimoli riprende la lavorazione della ceramica iniziata negli anni ’70, realizzando vasi e composizioni dai tratti tipicamente “Imagisti”. Nel 2006 importante incontro nel Castello di Brunnenburg di Mary De Rachewiltz Pound (figlia del grande poeta) la quale in una sua lettera all’artista italiano recita: “ Giuseppe Viola è uomo assorto che ab imo trae il nutrimento per la sua opera. Arte è quello che l’artista crea e nessun giudizio critico può alterarne il benché minimo tratto. Parlando del rapporto che si può stabilire fra l’IMAGISMO di Viola e quello di Pound, conviene iniziare dalla fine, dalla fase contemplativa, quando non servono ormai né parole né colori …”. Nel 2006 il Comune di Napoli patrocina un’antologica nelle Sale delle Prigioni di Castel dell’Ovo. Nel 2009 ha un arresto cardiaco dal quale si riprenderà, ma rimane profondamente colpito, e da quel momento i suoi dipinti sono mistici e quasi sempre dalle molteplici tonalità del blu. Ci lascia il 23 Agosto 2010.

Palazzo Te – Via Te 13, Mantova; fino al 25 Maggio 2014; Orari: tutti i giorni 9-18; – lunedì 13-18; ingresso libero                                                                                 Contatti: Centro Diffusione Arte snc: Tel. +39 02 90427685; 347 1658194; Comune di Mantova info: Palazzo Te 0376 323266

Fabio Giuliani

 

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